Intervista al cantautore che presenta Semplifica
Vive un momento d’oro Virginio Simonelli, noto al grande pubblico prima grazie al Festival di Sanremo, poi per la vittoria ad Amici nel 2011 e ultimamente per i numerosi brani da lui scritti per i più importanti artisti della scena musicale italiana e non solo. Un momento che lo vede maturato, consapevole di sè stesso e, di conseguenza, della propria musica, delle proprie potenzialità, del proprio messaggio. Un momento che si è riflesso totalmente anche nella nostra lunga chiacchierata telefonica dove abbiamo parlato di Semplifica, il singolo del suo nuovo ritorno, ma anche di tante altre cose provando a strappare anche un piccolo spoiler. Ecco cosa ci siamo raccontati:
Allora, Virginio non possiamo non partire da Semplifica, questo tuo nuovo singolo che sicuramente ha per te un valore speciale visto il suo arrivare dopo un bel po’ di tempo e con non poche novità anche dal punto di vista musicale…
<<Sono patito da un concetto che Calvino espresse in una delle sue lezioni americane ad Harvard: la leggerezza è il contrario della superficialità. E’ un’idea che mi ha colpito molto anche per il mio stesso modo di essere, sempre molto educato e serioso, che talvolta obbliga ad incastrarsi in determinati dogmi che, in qualche modo, mi hanno obbligato ad imparare ad essere leggero. Ora, per fortuna, avverto, da un po’ di anni a questa parte, il bisogno di sentirmi più leggero e riesco a farlo anche attraverso la musica veicolando anche messaggi meno “difficili”. Questo brano è il “lasciapassare al mio super ego”: ad un certo punto ho capito che non occorreva controllare sempre tutto perchè, poi, la vita inevitabilmente ti porta a percorrere altre strade>>.
Una volontà, dunque, di mostrarsi nuovo anche musicalmente oltre che personalmente
<<Ho voluto che il testo fosse molto semplice e che con un ascolto desse immediatamente il senso di ciò che parla senza dimenticare, però, che alla leggerezza ci si arriva con un percorso. Musicalmente, poi, è un brano che mostra una parte diversa di me: nel video che uscirà, per esempio, mi trovo addirittura a ballare (ride)>>.
Farei un passo indietro fino a Italo Calvino su cui mi sono preparato per controllare che tu abbia studiato davvero. D’altronde siamo in periodo di maturità…
<<Non me fà domande specifiche eh che ho già dato!>>.
Calvino, in un’altra occasione, disse che “l’uomo porta dentro di sè le sue paure bambine per tutta la vita, arrivare a non avere più paura è la meta ultima dell’uomo“. E’ un concetto che, in certo senso, ho trovato coerente con quanto dicevamo per cui volevo chiederti: sei arrivato a mettere da parte quelle paure che, forse, prima tenevi dentro?
<<Sono arrivato ad un’altra conclusione e ti rispondo con un’altra citazione per arrivare a spiegartela. Freud diceva che noi passiamo tutta la nostra vita per sopravvivere all’infanzia. Io non credo che un uomo possa smettere di avere paura sicuramente, però, può fare un lavoro su sè stesso per far sì che la paura non lo blocchi. Certe sofferenze che ci si porta dentro, forse, non andranno via mai: se crescendo ci si è sentiti un po’ sbagliati credo che ci si sentirà così per sempre. Detto ciò, sono arrivato alla conclusione che non è un male: va bene anche sentirsi sbagliati, estranei, fuori luogo talvolta. La cosa importante è che non si possa essere bloccati da queste paure: io, per esempio, non avrei mai pensato di poter fare un talent show in televisione e questa cosa mi ha insegnato che posso farlo e posso pure riuscire a vincerlo e che, magari, non c’è niente di male in questo. Mi rendo conto che in questo periodo storico un tipo di atteggiamento così “defilato” sia un po’ anacronistico ma, proprio per questo, mi piace ancora di più. Ti dico soltanto che il mio stato su whatsapp è “sii gentile sempre” che non significa essere “palloso” ma è proprio il contrario: non sono il rapper che va sul palco e ti fa vedere il doppio Rolex (senza voler citare nessuno in particolare). Mi piace proprio la possibilità di poter rinunciare agli orpelli per fare arrivare una canzone che, per quanto riguarda Semplifica, tecnicamente è un reggaeton e, quindi, si presta assolutamente ad essere ballata pur riuscendo ad arrivare in faccia alle persone>>.
E’ una canzone che ti ha portato ad essere più sicuro di ciò che sei?
<<Si, la canzone è la conseguenza anche se nel brano racconto il contrario: anche se si è insicuri va bene lo stesso>>.
Diciamo, allora, che sei sicuro di essere insicuro…
<<(ride) Esattamente, un’insicurezza comunque positiva e gestibile>>.
Che ne pensi del pop di oggi?
<<Oggi il pop è una chimera. Io sono assolutamente e fieramente “pop oriented” e credo che il cantautorato sia pop malgrado, a volte, si tenda a volerlo vedere solo come la maglietta sdrucita, il testo complicato… Io sono dell’idea che il pop esiste e le persone vogliono ascoltarlo in tutte le sue sfaccettature>>.
E, forse, mai come ora abbiamo bisogno che il cantautorato sia pop. Proprio ora che il pop è “sotto attacco”dai fenomeni indie, rap, trap…
<<Semplifica, e poi anche gran parte del disco, ha delle forti influenze non propriamente pop che, però, assorbe tutti questi spunti esterni come la definizione di “popular”, in realtà, richiede. Abbiamo vissuto un momento di saturazione di “canzonette” che hanno portato tutti, pubblico e artisti stessi, a sentire il bisogno di tornare ad alzare l’asticella verso qualcosa che non fosse talmente scontato e banale da poter piacere a tutti perchè tutti potevano comprenderlo. Forse a volte ci sta ma è necessario che ci sia un’alternativa e tutta la scena indie, che seguo e mi piace molto, porta con sè la consapevolezza che la lingua italiana è tornata ad avere un valore importante, a ricoprire il centro di una canzone. Poi, ovviamente, come tutte le cose anche questa evoluzione va valutata da diversi punti di vista che, ad esempio, per me quando vado a scrivere delle canzoni con e per Laura Pausini prevedono anche la consapevolezza di dover pensare a qualcosa adatto non soltanto al nostro presente italiano ma anche al resto del mondo>>.
Escludendo la parentesi di “Hercules” , questo nuovo singolo arriva a 6 anni dalla pubblicazione del tuo ultimo album, “Ovunque”: un periodo lunghissimo per gli attuali standard della discografia italiana. Ecco, ora che, come si suol dire, torni sul mercato noti delle differenze rispetto all’ultima volta?
<<In questi 6 anni, in realtà, avendo scritto anche per altri sono stato coinvolto ed ho seguito un po’ tutte le dinamiche del mondo della musica. Indubbiamente sono cambiate alcune cose tra cui, per esempio, il mondo dei social che sono diventati assolutamente preponderanti, soprattutto Instagram. Ricordo che quando vinsi Amici nel 2011 Facebook era sovrano, Instagram lo è diventato dopo e con una potenza addirittura maggiore anche grazie ad un pubblico diverso, più giovane d’età e, di conseguenza, più attivo. Oggi è quasi più intelligente fare una strategia social che andare sulla carta stampata… Dal punto di vista della proposta la vera novità è stata la scena indipendente venuta alla ribalta da due anni a questa parte anche se, secondo me, noi in Italia non abbiamo alcun mondo indie. I nostri indipendenti sono i ragazzi che suonano nei garage. Anche l’aspetto dei live è cambiato parecchio: qualche anno fa, ad eccezione dei soliti grandissimi tour, non c’erano molte delle proposte che oggi si stanno affermando>>.
Venendo per un attimo anche alla tua attività da autore, negli ultimi anni hai scritto, come ricordavi tu per Laura Pausini, ma anche per tantissimi altri artisti importanti della nostra scena discografica. Tra le ultime è arrivato un brano per Carmen (Tra le mani) che ha partecipato all’ultima edizione di Amici, dove anche tu, come dicevamo, hai “messo piede” qualche anno fa. Trovi cambiato il mondo del talent show rispetto ad allora? Sia dal punto di vista interno che da quello della percezione esterna che sia del pubblico o della discografia?
<<Sicuramente c’è un po’ di saturazione da questo punto di vista. Amici è una sorta di istituzione vista la sua lunghissima storia che, inevitabilmente, l’ha anche portato a cambiare e ad adattarsi ai tempi. L’unico rischio, secondo me, del talent è il fatto che ci si confronta con un pubblico molto televisivo che impone di farsi conoscere anche, e soprattutto, dal punto di vista musicale. Rimane, però, una potenza innegabile>>.
Che poi, a ben pensarci, ti sei confrontato spesso anche con altri tuoi colleghi vincitori di talent show in veste, però, di autore…
<<Si, certo Chiara e Lorenzo Fragola, per esempio. Che, poi, parlando un momento di Lorenzo mi piace tantissimo la svolta che ha preso con il suo ultimo progetto e, devo dire, che Wierd, il pezzo che scrissi per lui nell’album Zero gravity, rispetto a quel progetto era, forse, un po’ “border line”: si avvicinava più a quest’ultimo album… Ma questa è una cosa che mi è capitata anche con Chiara Galiazzo per cui scrissi Qualcosa resta sempre, un pezzo inserito nell’album Un giorno di sole ma molto adatto e affine al disco successivo dove collaborammo nuovamente. Ogni tanto ci penso a questo fatto e spesso mi soffermo sul fatto di essere stato il primo cantautore ad aver vinto un talent, il primo ex partecipante a Sanremo entrato, poi, a Sanremo, il primo cantautore di un talent-show che ha scritto per Laura Pausini… Forse, nel mio piccolo, apro delle porte>>.
A proposito di Laura… Lei stessa ha parlato di un “Fatti sentire – 2 di 2”
<<Embè devi chiedere a lei (ride)>>.
Beh, però allora ci potresti dire se stai scrivendo per qualcuno, in generale…
<<Sto scrivendo per degli artisti ma non posso dire per chi>>.
Ma, un indizio ce lo dai?
<<No (ride)!>>.
Ok, torniamo a te. Rispetto ai progetti futuri parlavi di un album dalla doppia faccia: una parte più coerente con il tuo passato ed una più vicina all’evoluzione di Semplifica
<<Si, diciamo che chi si è sempre fatto dei grandi pianti con la mia musica può stare sereno perchè continuerà a farseli. Poi, però, ci sarà anche qualcosa di più leggero, appunto>>.
Continuerai anche a sviluppare la dicotomia tra inglese e italiano aperta con Hercules oppure tornerai fedele alla madrelingua?
<<Hercules era un desiderio di mostrare una parte di me diversa. Cerco sempre di guadagnarmi la credibilità agli occhi delle persone che mi seguono e del mondo della musica in generale. Io so di avere delle potenzialità e con quel pezzo ho voluto dimostrarle anche agli altri con un pezzo che ho scritto a New York, in inglese, che inizia con un coro gospel ma finisce rock, l’ho prodotto con Corrado Rustici. Era, indubbiamente, una strada più complicata da perseguire ma mi ha portato tantissime soddisfazioni: Malika mi ha chiesto di aprire i suoi concerti, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro mi ha contattato per farmi i complimenti.. Adesso voglio riprendere il percorso, in italiano, da dove l’avevo lasciato con le sue evoluzioni>>.
Ilario Luisetto
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