A tu per tu con la giovane artista siciliana, in radio dal 3 agosto con il singolo “Come nelle favole”
Classe 1996 e una valigia piena di sogni musicali, questo e molto altro ancora è Grace Cambria, cantautrice siciliana che abbiamo imparato a conoscere nel corso della fase pomeridiana dell’ultima edizione di “Amici” di Maria De Filippi. In occasione del lancio del pezzo che anticipa il suo prossimo progetto discografico, abbiamo raggiunto telefonicamente l’artista per scoprire quali sono le sue sensazioni del momento e i suoi prossimi progetti in cantiere.
Ciao Grace, partiamo da “Come nelle favole”, il tuo nuovo singolo in radio dal 3 agosto, com’è nato e cosa rappresenta per te?
«“Come nelle favole” è nato da un incontro con due miei storici amici di Catania, Edoardo Marino e Gabriele Salvatore Coco, abbiamo deciso di lavorare insieme per questa produzione ed è arrivato subito questo brano. Quando scrivo mi piace raccontare cose che mi sono realmente accadute, in questo caso ero parecchio ispirata da una situazione che vivevo in quel preciso momento».
C’è una veste precisa che hai voluto dare al pezzo, sia a livello di sonorità che dal punto di vista testuale?
«Come genere musicale ci siamo rifatti al pop, volutamente commerciale, intingendo richiami sonori dalla trap, un genere che personalmente amo molto. Il testo racconta la storia di una coppia, dal punto di vista della protagonista femminile. Sai come si dice? L’amore non è bello se non è litigarello, per questo motivo ho voluto parlare della purezza di questo sentimento, talmente immenso da farti superare spesso le difficoltà. Un messaggio di speranza, una testarda ricerca del lieto fine, proprio come nelle favole».
Infatti, il brano parla di una storia d’amore, anche un po’ travagliata, ma che dona un messaggio di speranza. Nella musica odierna c’è sempre meno spazio per contenuti con delle emozioni, al punto che parlare d’amore è diventato quasi una controtendenza. Cosa ti ha spinto ad incentrare questo brano sul sentimento nobile per antonomasia?
«In realtà quando scrivo non mi impongo nulla, seguo l’istinto e quello che ne consegue. L’ispirazione è fondamentale per me, personalmente ho voluto raccontare questa sensazione di insicurezza che si cela dietro ad un sentimento, ma con positività. Oggi si parla meno d’amore rispetto al passato, questo è certo, ma non credo sia un male, bisognerebbe trovare un compromesso, parlarne il giusto, ma tendenzialmente credo che sia forse l’unico argomento inesauribile dal quale si possa trarre ispirazione, una fonte infinita che da secoli influenza qualsiasi forma d’arte».
Secondo te, i social network hanno avvicinato o allontanato le persone all’interno di un rapporto?
«Non saprei, essendo nata praticamente con l’attuale tecnologia, li reputo utilissimi, ma non ho vissuto le precedenti epoche e non potrei fare un confronto. Personalmente, sono molto legata ai social network, credo che abbiano cambiato il modo di comunicare ma non in peggio, in un certo senso il web ha avvicinato le persone, da altri punti di vista le ha allontanate, dipende dall’utilizzo che ne fai».
A proposito di favole, com’eri da bambina e quali erano i tuoi sogni d’infanzia?
«Ho sempre voluto fare musica, qualsiasi oggetto che trovavo lo trasformavo in un microfono, dal classico telecomando allo shampoo, che utilizzo ancora per i miei concerti sotto la doccia (ride, ndr). Sarò sincera, non ho mai avuto un altro sogno all’infuori di questo, mia madre insegna canto e mi ha tramandato questa passione. Per me è stato un colpo di fulmine».
Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato il tuo percorso?
«Guarda, il mio idolo indiscusso è Rihanna, fin da piccolina. Ho sempre sognato di essere come lei, i miei ascolti sono sempre stati molto internazionali, da Beyoncé a Drake. Nell’ultimo periodo sto approfondendo la mia conoscenza della musica italiana e devo ammettere che ci sono cose parecchio interessanti. Il mio intento è quello di riuscire ad avvicinarmi come sound a questi mostri sacri della discografia statunitense, cantando nella mia amata lingua».
Con quale spirito ti affacci al mercato e come valuti il livello generale dell’attuale settore discografico?
«In questo ultimo periodo noto un positivo cambiamento, con questa nuova ondata trap e la visibilità che i talent show danno a noi giovani ragazzi, stanno nascendo delle cose davvero interessanti, per lo meno diverse rispetto al passato».
Personalmente, ti collochi in un genere particolare?
«Non c’è un genere solo dal quale voglio attingere, sia oggi che in futuro. Attualmente la direzione che voglio prendere è questo trap-pop afro-statunitense. Adoro la trap, ma trovo che il pop abbia una storia e una forza che non tramonterà mai».
Mi piace questo confronto generazionale tra trap e pop, praticamente mi stai dicendo che sono due mondi che possono convivere in un’unica canzone, proprio come già accade negli States?
«Assolutamente si, qui in Italia siamo ancora in una fase primordiale, ma oltreoceano sono più avanti e le popstar che ti citavo prima (Rihanna, Beyoncé e Drake, ndr), hanno già contaminato il proprio repertorio con questo genere che, indubbiamente, ha portato al settore musicale una ventata di freschezza e di originalità. Adoro Sfera Ebbasta, Ghali e tutti i trapper 2.0 che sono arrivati dopo, mi aspetto che la terza generazione della trap sia fortemente contaminata con il pop e che anche i grandi artisti italiani possano aprirsi a questo genere, che è esattamente quello che sto cercando di fare».
Hai partecipato ad X Factor, arrivando fino alla fase degli Home Visit, e ad Amici entrando a far parte della fase pomeridiana. Come valuti queste due esperienze a confronto?
«X Factor è stato un percorso molto più breve, tra audizioni, Bootcamp e Home Visit è durato circa un mesetto e mezzo, lo considero un primo approccio con questo mondo, con le telecamere, ma onestamente non mi ha lasciato molto a livello professionale. Nella scuola di Amici, invece, ho vissuto per circa sette mesi, indubbiamente mi ha insegnato e lasciato molte più cose. Durante questa esperienza sono cambiata in positivo, ne sono uscita fortificata dal duro lavoro e dalle critiche, che ci stanno e ti permettono di crescere».
Questo dipende anche dal carattere, tu hai una personalità molto forte, ma ci sono persone più fragili. Io personalmente scoppierei a piangere dopo un commento di Alessandra Celentano…
«Sono d’accordo con te (ride, ndr), però le critiche servono, proprio come a scuola. I professori ci hanno sempre spronato a tirare fuori il meglio di noi, in alcuni casi può anche subentrare un fattore mediatico, ma tendenzialmente ci spingono a migliorarci, perché la vera difficoltà arriva dopo e il mercato discografico è sicuramente più spietato. Come diceva Gianni Morandi, “Uno su mille ce la fà”… e il carattere, spesso, è fondamentale quanto il talento».
C’è qualcuno che hai apprezzato particolarmente tra i tuoi compagni?
«Premetto che all’interno della scuola mi sono trovata bene con tutti poi, ovvio, una volta finita l’esperienza i rapporti con alcuni si tendono a perdere. A livello artistico, invece, ho apprezzato molto il percorso di Biondo, perché è sempre stato coerente e le critiche non lo hanno scalfito. Sai, è facile cambiare direzione dopo una serie di giudizi negativi, o almeno rivalutare le proprie scelte. Lui è andato avanti per la sua strada, credendo con forza nel suo progetto».
Credibilità e sperimentazione possono convivere in musica o rappresentano due fasi assestanti tra loro?
«Perché non potrebbero convivere? Credo che attraverso la sperimentazione si arrivi ad ottenere maggiore credibilità, realizzando cose diverse e innovative non si copia nessuno e si tira fuori la propria personalità. In questo i talent ti aiutano ad avere un percorso inizialmente accelerato, a metterti subito a fuoco e capire quale strada vuoi intraprendere».
Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere?
«Attualmente stiamo lavorando su vari singoli, per poter realizzare un album che dovrebbe uscire entro la fine di questo anno. Il filo conduttore del lavoro saranno le sonorità moderne e innovative già sperimentate in “Come nelle favole”, in modo da trovare una direzione molto personale che mi rappresenti al 100%».
In conclusione, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
«Vorrei trasmettere positività, potrebbe sembrare banale ma sono convinta che nella musica ci sia bisogno di spensieratezza. Mai arrendersi alle difficoltà del quotidiano, smettendo di credere in se stessi e nei propri sogni. Il mio è stato un percorso molto difficile, sia fuori che dentro la scuola di Amici, per questo motivo porto avanti con orgoglio il concetto che chiunque può fare musica, indipendentemente dall’aspetto fisico e dal giudizio degli altri. Io sono per l’abbattimento delle barriere e dei canoni che la società, purtroppo, sempre più spesso ci impone. La diversità è ricchezza, anzi, è l’unica via per proporre artisticamente qualcosa di nuovo».
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Nico Donvito
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