giovedì 21 Novembre 2024

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I Dei dell’Olimpo, quando un errore è decisivo – INTERVISTA

Intervista al gruppo che ci raccontano il loro progetto

I Dei Degli Olimpo sono una rock band laziale nata fra i banchi del liceo nel 2010 dall’amicizia di cinque ragazzi e dal loro amore per la musica. Dalle prime esperienze live alle feste scolastiche, la band inizia a farsi spazio fra la realtà musicale del Lazio. Della scorsa estate la partecipazione al contest Liga Rock Park, vincendo così l’apertura a Luciano Ligabue al Parco di Monza il 25 settembre 2016, davanti ad 80.000 persone. Sono riuscito ad intervistarli.

D: Ciao, raccontateci come vi siete formati.

R: Il nostro progetto nasce per gioco, eravamo innamorati di una ragazza quindi abbiam deciso di scrivere una canzone e girare un video amatoriale. Durante le riprese abbiamo clamorosamente sbagliato il nostro nome e la cosa è diventata talmente virale che abbiam deciso di chiamarci così.

D: Come è nato il vostro progetto?

R: Siam partiti suonando cover poi abbiamo deciso di autoprodurci un disco nel Kick Recordings Studio, gestito da Gabbianelli, musicista dei Kutso. Ci ha dato diversi consigli intelligenti e tutti insieme ci hanno indirizzati verso il nostro sound.

D: Com’è stato suonare in apertura del concerto di Ligabue?

R: È stata l’esperienza più bella della nostra vita poiché finalmente potevamo suonare davanti ad una marea di persone. Ligabue è uno dei pochissimi che organizza questi concorsi per artisti emergenti. Lo abbiamo scoperto su Internet, ci abbiamo provato e ci siamo riusciti. I commenti in seguito sono stati veramente positivi e non possiamo che esserne orgogliosi.

D: Cosa pensate del nostro paese? Avete anche fatto una canzone molto critica, pensate che in Italia ci sia futuro per la musica?

R: Il popolo italiano è un popolo meraviglioso però lo spazio in Italia spesso è poco, le case discografiche non cercano più veri talenti, da noi è diversa la mentalità dei live perché gli italiani non vogliono rischiare ed uscire. Tirano tantissimo le cover band perché rassicurano, coccolano il cliente che entra e viene a sentire mentre nessuno considera le band che propongono pezzi nuovi. Il pubblico deve agire.

D: Che pensate di questo sviluppo capillare dei talent show?

R: I talent show sono una specie di esca quindi non si biasima chi ci va ma ci sono tantissimi rischi. I giovani vengono spremuti dalle major, l’arte passa in secondo piano, qualcuno che vende trentamila copie è un vanto mentre una volta era un flop. L’artista diventa uno showman, non è per forza qualcosa di sbagliato ma occhio!

D: Quale pezzo è quello che più vi rappresenta?

R: “Mille anni dall’ombra” che rappresenta il compimento di un percorso durato 6 anni. Il prossimo disco sarà impiantato su quegli stili. È come andare al ristorante e prendere più cose dal menu con vari stili diversi. Cerchiamo di variare i sound ma allo stesso tempo un suono unico.

D: Quali sono le vostre ispirazioni?

R: Musica classica, heavy metal ma anche blues ed indie rock, jazz, musica brasiliana ma anche funk. Vari stili che si congiungono nella nostra amicizia che è molto forte. È una marcia in più, le idee cozzano tra di loro e facendolo si levigano.

D: Se doveste scegliere una canzone della musica italiana che avreste voluto scrivere voi?

R: “Impressioni di settembre” (PFM), “Con le mani” di Zucchero, “Se telefonando” di Mina.

D: Che consiglio dareste ai giovani emergenti?

R: Mai, mai mollare! È una giungla, una scalata spietata, ti metteranno in tanti i bastoni tra le ruote, bisogna sempre ricominciare da capo. La vita dei musicisti è come l’orgasmo femminile, è fatto di salite e discese. Bisogna cercare di trarre il positivo da ogni situazione, anche dalle fregature. Usare bene l’Internet.