venerdì 22 Novembre 2024

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Matteo Bocelli: “Amo la musica ma non intendo bruciare le tappe” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane artista toscano, reduce dal debutto discografico con il singolo “Fall on me”

Un linguaggio onesto, comprensibile e autentico, con questo spirito Matteo Bocelli si affaccia nel panorama musicale, presentandosi al grande pubblico. Si intitola Fall on me il duetto inciso con suo padre Andrea Bocelli, un brano coinvolgente che tocca le corde sensibili dell’animo umano, primo estratto dal nuovo album del tenore toscano intitolato Si, in uscita il prossimo 26 ottobre. In occasione dell’esordio discografico, abbiamo incontrato per voi il giovane talento classe 1997, protagonista in questa sua primissima intervista in solitaria.

Ciao Matteo, benvenuto su RecensiamoMusica. Parto col chiederti: come stai vivendo questo momento?

«E’ un periodo bellissimo, mi sento molto emozionato, anche se non sono abituato alle interviste, ma farò del mio meglio (sorride, ndr). Sono un semplice studente del conservatorio di Lucca, mi hanno catapultato improvvisamente nella musica, un mondo che amo moltissimo. Da allievo mi sono ritrovato all’interno di un progetto così grande, interpretando una canzone splendida come “Fall on me”».

Com’è stato debuttare cantando proprio col “babbo”?

«Bravo “babbo”, non papà, altrimenti si arrabbia (ride, ndr)! Guarda, un qualcosa di molto emozionante, che non saprei nemmeno descriverti. Inizialmente provavo imbarazzo a cantare davanti a lui perché ero timido, mi veniva naturale solo con mia mamma, mentre adesso la paura mi è passata, tant’è che mi sento completamente a mio agio».

Cosa hai provato la prima volta che hai ascoltato “Fall on me”?

«Mi ha colpito immediatamente, è una canzone che ha avuto un impatto fortissimo sin dal primo ascolto. L’amore deve essere a prima vista, la stessa cosa è accaduta con questo pezzo, abbiamo pensato subito che fosse un brano adatto per realizzarne un duetto e così è stato».

Una canzone presente nella colonna sonora del film “Lo schiaccianoci e i quattro regni”. Come ti sei trovato a collaborare con un colosso mondiale come Disney?

«Un’esperienza intensa, di cui mi sento davvero onorato. Onestamente devo ancora realizzare, anche perché ho dei bellissimi ricordi legati al mondo Disney, sono cresciuto guardando “Il Re leone”, “Peter Pan”, “Lilo & Stitch” e, infine, da adolescente, adoravo “High School Musical”, cantavo tutte le canzoni della trilogia, le sapevo a memoria e sognavo di diventare Troy Bolton, il protagonista interpretato da Zac Efron».

Un ricordo musicale a cui tieni particolarmente?

«Da bambino, all’età di sei anni, il mio babbo mi suggerì di cominciare a studiare pianoforte, una sorta di imposizione: un inizio un po’ imboccato per cui non smetterò mai di ringraziarlo. In principio è stato lui a spingermi a provare, mentre con il passare del tempo mi sono appassionato e completamente abbandonato alla musica che è diventata, di fatto, la compagna della mia vita. Un enorme piacere e un sollievo senza il quale, oggi, mi sentirei male». 

Il primo album che hai acquistato e l’ultimo disco che hai ascoltato su Spotify?

«Sono sempre stato un grandissimo ammiratore di Jennifer Lopez, il primissimo album che ho comprato era sicuramente suo, mentre l’ultimo ascoltato su Spotify, fammici pensare… ecco: “Oh, Vita!” di Jovanotti, un disco che mi ha talmente appassionato al punto da andare a ricercare le sue vecchie canzoni. Spesso ci si focalizza solo su quello che offre il mercato attuale, personalmente trovo bello anche andare a riscoprire il passato di un artista, per capirne il percorso e l’evoluzione avvenuta dagli inizi sino ad oggi».

Ti sei definito più volte un fan di Ed Sheeran, cosa ti piace del suo modo di fare musica e com’è stato conoscerlo?

«Incontrarlo è stato un altro piccolo sogno che ho avuto la fortuna di realizzare, anche lui è presente in un duetto nel disco “Sì”, ma ancora non riesco a crederci. Di Ed Sheeran mi piace l’approccio che ha con il pubblico, bastano la sua voce e una chitarra per catalizzare l’attenzione e regalare emozioni».

Per concludere, cosa vuoi fare da grande?

«Il cantante, è la mia massima aspirazione. So che non sarà semplice perché c’è tanta concorrenza, ma è la competizione che ti porta a dare il massimo. Al momento sono molto concentrato sullo studio, c’è un tempo per tutto e non ho alcuna intenzione di bruciare le tappe». 

Ben chiaro è l’obiettivo, ma hai già pensato in quale modo raggiungerlo?

«Guarda, ti posso dire di essere da sempre un grande appassionato dell’opera e del pop, due generi apparentemente opposti e che sto cercando di portare avanti di pari passo studiando. Spero di proseguire sulla scia di “Fall on me”, che trovo essere il giusto anello di congiunzione tra due stili che esprimono al massimo tutta quanta la mia passione per la musica. Come hai detto tu, l’obiettivo è ben chiaro, ma anche come raggiungerlo: a piccoli passi, sperando di andare il più lontano possibile».


photo by © Luca Rossetti

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.