venerdì 22 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Blugrana: “Raccontiamo l’inadeguatezza dell’uomo nei tempi moderni” – INTERVISTA

A tu per tu con la band piacentina, attualmente in rotazione radiofonica con “Ora sei…cosa sei?”

Tempo di nuova musica per i Blugrana, uno dei gruppi più interessanti della scena rock italiana. A partire dal 26 ottobre è disponibile su tutte le piattaforme streaming e in digital download il nuovo singolo “Ora sei…cosa sei?”che anticipa l’album in uscita il prossimo anno. In occasione di questo ritorno discografico, abbiamo incontrato per voi il cantante della band Marcello Mautone.

Ciao ragazzi, inizierei col chiedervi come nasce il progetto Blugrana e come descrivereste la vostra band?

«Ciao! La band è nata nel 2003 da un’idea mia (Marcello Mautone Voce) e Biagio Siero (batteria). Suonavamo dentro una band punk rock piacentina e dato che io scrivevo dei brani gli ho proposto di far partire un progetto parallelo e sono nati i Blugrana».

“Ora sei….cosa sei?” è il titolo del vostro nuovo singolo, cosa rappresenta per voi questo pezzo?

«Per noi “Ora sei…cosa sei?” rappresenta una rinascita artistica, il coronamento di quindici anni di attività che si concretizzeranno ancora di più con l’uscita del nuovo disco agli inizi del 2019».

C’è una veste precisa che avete voluto attribuire al brano sia a livello di sonorità che dal punto di vista testuale?

«Dal punto di vista testuale ho voluto raccontare l’inadeguatezza dell’uomo nei tempi moderni e ho cercato di farlo asciugando al massimo il testo, senza fare giri di parole troppo lunghi perchè volevo passasse il messaggio prima di tutto. Mi sono fatto aiutare da una poesia di Pablo Neruda alla quale mi sono ispirato. Per quanto riguarda la musica invece è stato Matteo Cavanna (chitarra) a scriverla e ad arrangiarla, poi come al solito in sala prove ognuno di noi ci ha messo qualcosa ed è nato il brano».

Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Diego Monfredini?

«Volevamo raccontare con le immagini esattamente quello che ho cercato di raccontare con il testo e cioè l’inadeguatezza dell’uomo nei tempi moderni. Quindi Diego Monfredini (regista), ha pensato a questo personaggio che, come una sorta di Don Chischotte moderno, si aggira per la città con l’aria stranita ed impaurita. Girando il video a Roma il nostro “Don Chishotte” non poteva che essere un gladiatore. Il problema è che l’idea poteva risultare ridicola e quindi ci siamo affidati all’interpretazione del talentuosissimo Simone Borrelli, un giovane attore napoletano che ha interpretato il personaggio benissimo, dandogli credibilità».

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, come vi siete conosciuti e quando avete deciso di mettere insieme un gruppo musicale?

«Io e Biagio ci siamo conosciuti in una discoteca piacentina, lui faceva il buttafuori, e si è avvicinato a me quando aveva capito che stavo parlando del nostro idolo Diego Armando Maradona. Da lì lui si è unito alla compagnia che frequentavo in quel momento e dopo poco sono nati i Blugrana».

Quali ascolti hanno segnato ed accompagnato la vostra crescita?

«Personalmente “Nevermid” dei Nirvana mi ha cambiato la vita,però il mio padre artistico e senza dubbio Lucio Dalla. Matteo è da sempre innamorato dei Red Hot Chilli Peppers e di Bruce Springsteen, ma sono stati i dischi di Lucio Battisti di suo padre a farlo avvicinare alla musica. Marco Marzaroli (basso) è un ex metallaro che ha iniziato a suonare ascoltando i Metallica e poi a scoprire piano piano tutto il mondo della musica rock, hard rock e metal con i Race Against The Machine in testa. Biagio ha come idoli i System of a Down ma anche lui, come tutti noi, è onnivoro per quanto riguarda la musica rock».

C’è un particolare momento che reputate fondamentale per la vostra carriera?

«Ce ne sono vari, sicuramente l’ultimo è stato l’arrivo di Matteo Cavanna perchè è arrivato quando pensavamo allo scioglimento e poi un altro è stato l’incontro con Marco perchè l’ex bassista ci aveva lasciati quando avevamo finito le registrazioni del nuovo disco e quindi ci eravamo proprio persi». 

Con quale spirito vi affacciate al mercato?

«Non abbiamo aspettative su questo nostro ultimo lavoro, il nostro unico desiderio è quello di lasciare una traccia, che poi è alla fine lo scopo dell’arte in generale: lasciare una traccia per le generazioni future, per raccontare qualcosa di se stessi da condividere con altre persone. Noi abbiamo solo qualcosa da dire e chissà che magari non sia qualcosa che qualcuno reputi interessante da condividere, perchè la musica è prima di tutto condivisione». 

Come valutate il livello generale del settore discografico?

«Il mercato discografico d’oggi in Italia, se lo è dimenticato questo concetto…siamo invasi da “artisti” improvvisati e da musica creata e venduta per moda e non per vero gusto…il gusto in Italia va educato sin da piccoli…ci rimpinziamo di musica fatta con lo stampino o di musicisti che da troppi anni continuano a proporre sempre le stesse sonorità, senza avere il coraggio di sperimentare e mettersi in gioco per paura di perdere il facile profitto… internet poi ha estremizzato questo concetto, ma non perchè sulla rete adesso sia più facile reperire qualsiasi cosa, in realtà questo soprattutto per le band emergenti come la nostra è un bene, perchè ci dà la possibilità di farci ascoltare ad un pubblico più vasto, più che altro è un problema perchè sulla rete adesso ci va chiunque… basta un telefonino e anche l’idea più stupida e ridicola può avere visibilità… che poi il problema non è neanche il ragazzino obeso che davanti al suo smartphone si mette ad improvvisare una danza mezzo nudo, anche perchè dietro quel gesto novanta su cento ce la voglia di poter esprimere la voglia di attenzione che viene soffocata dalla vita di tutti i giorni, il problema vero è che questa pochezza culturale agli italiani piace, ne vanno ghiotti da sempre. Da sempre dimostrano in qualsiasi modo che non sono interessati all’arte profonda, introspettiva o comunque sudata, sofferta e professionale, ma gli piace la merda… mio figlio fin da piccolo ascolterà De Andrè e Dalla e si incazzerà, ma l’ascolterà comunque perchè dovrà essere educato alla cultura e all’arte poi dopo deciderà il suo destino».

“Ora sei…. cosa sei?” anticipa l’uscita del vostro nuovo album in lavorazione, la cui uscita è prevista per il prossimo anno. Cosa potete anticiparci a riguardo?

«Non possiamo anticipare troppo del nuovo album perché lo stiamo facendo scoprire poco a poco, però posso dire che affronterà tematiche comuni a tutti e quindi chiunque si potrà rispecchiare nelle storie che racconteremo. Uno fra tutti è sicuramente la convivenza dell’uomo con i propri “mostri”… perchè un “mostro” lo puoi alimentare e far diventare sempre più grande dentro di te oppure lo puoi far diventare piccolo e magari farci anche amicizia per poter poi vedere la vita da un punto di vista che mai avresti pensato di poter vedere fino a quel momento».

Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorreste trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la vostra musica?

«Il nostro messaggio al pubblico non interessa. Noi vorremmo che la gente, ascoltando le nostre canzoni, dia la propria interpretazione e la propria visione e che magari si immedesimi in quelle storie che noi raccontiamo e abbia voglia di condividerle con altre persone… alla fine di tutto l’Arte è proprio questo».

The following two tabs change content below.

Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.