venerdì 22 Novembre 2024

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“Barrio”, Mahmood ricerca stabilità e si adagia nella sua zona di comfort – RECENSIONE

In radio dal 30 agosto il nuovo singolo inedito del vincitore della 69esima edizione di Sanremo

Scritta a quattro mani con Davide Petrella, prodotta da Dario Faini e Paolo Alberto Monachetti (al secolo Dardust e Charlie Charles), “Barrio” è la nuova proposta discografica di Mahmood, che segue l’incredibile successo ottenuto da “Soldi”, singolo dei record che si è aggiudicato il titolo di Sanremo 2019, un ottimo secondo posto all’Eurovision Song Contest e una paccata di certificazioni, non ultimo il disco di platino in Grecia.

Che Alessandro sappia scrivere e abbia un’incredibile estensione vocale ce n’eravamo già tutti accorti da tempo, per questo motivo ci si aspettava qualcosa in più. Seppur “Barrio” sembri un’operazione valida, indiscutibile dal punto di vista commerciale, che funzionerà sicuramente nell’immediato, dall’ultimo vincitore del Festival non ci si può accontentare di un pezzo che sarebbe piaciuto ugualmente anche se cantato da Ghali o Sfera Ebbasta.

Nel suo primo disco Gioventù bruciata erano presenti altre tracce sicuramente valide, tra tutte “Il Nilo nel Naviglio”, canzone che meritava e merita un lancio promozionale perché, a mio modesto parere, rappresenta una delle proposte più originali e azzeccate dell’intera annata. Certo, forse era un pochino meno immediata, più rischiosa, ma è una di quelle perle di rara bellezza destinate a restare nel tempo, perché quando ottieni successo così improvvisamente il problema è sempre quello di riuscire a non perderlo con altrettanta velocità, un po’ come la fase di mantenimento dopo una dieta ferrea.

In tal senso, “Barrio” è da considerare un pezzo di prolungamento e non di rottura, che prosegue nella stessa direzione sia musicalmente che tematicamente parlando, perché lancia sempre lo stesso messaggio positivo e multietnico, a partire già dal titolo, termine che in spagnolo sta ad indicare un quartiere popolare periferico, solitamente epicentro dell’integrazione e della contaminazione culturale, scenario che fa da cornice ad una storia d’amore logora e sul viale del tramonto.

Non sarà il brano della vita, comunque sia Mahmood ne esce dignitosamente, se l’intento era quello di funzionare in radio e far presenza in un numero ingente di playlist su Spotify, allora la scelta si può dire azzeccata. Non è facile prevedere la reazione del pubblico italiano (all’estero avrà probabilmente vita facile), di certo Soldi ha rappresentato da subito una forte novità, soprattutto nel contesto sanremese. In questo caso, invece, manca il fattore originalità, forse bisognava sperimentare di più e spiazzare una seconda volta, prima di prendere casa e firmare il rogito per una villa con piscina nella zona di comfort.

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Barrio | Audio

Barrio | Testo

Dicevi sempre: “vattene via
che non mi importa più di te”
che te la scrivo a fare una poesia
se brucerai le pagine
leggeri come elefanti in mezzo a dei cristalli
zingari come diamanti tra gang latine
morire, morire per te, eh
non serve a nulla perché, eh
lascerò il mare alle spalle
cadendo su queste strade
ti chiamavo, mi dicevi

Cercami nel barrio come se
come se fossimo al buio
nella notte vedo te
casa mia mi sembra bella
dici: “non fa per te”
però vieni nel quartiere
per ballare con me

Tanto suona sempre il barrio
tanto suona sempre il barrio
tanto suona sempre

Guido veloce, cambio corsia
ma non per arrivare a te
se devo scalare la tua gelosia
preferirei una piramide
bevevo acqua con Oki
soltanto per calmarmi
giocavo coi videogiochi
per non uscire
morire, morire per te, eh
non serve a nulla perché, eh
lascerò il mare alle spalle
cadendo su queste strade
ti chiamavo, mi dicevi

Cercami nel barrio come se
come se fossimo al buio
nella notte vedo te
casa mia mi sembra bella
dici: “non fa per te”
però vieni nel quartiere
per ballare con me

Tanto suona sempre il barrio
tanto suona sempre il barrio
tanto suona sempre

sai che l’ultimo bacio è più facile
poi cadiamo giù come Cartagine
mai, non sparire mai come Iside
mai, mai

Cercami nel barrio come se
come se fossimo al buio
nella notte vedo te
casa mia mi sembra bella
dici: “Non fa per te”
però vieni nel quartiere per ballare con me

Tanto suona sempre il barrio
tanto suona sempre il barrio
tanto suona sempre il barrio

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.