lunedì 25 Novembre 2024

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Questo Sanremo 2020 “non s’ha da fare” (bene) – La Rai “contro” Amadeus: perchè?

Tantissimi i problemi di questo Festival di Sanremo 2020: ecco il perchè

Che questo Festival di Sanremo 2020 sia nato sotto una cattiva stella è ormai un dato di fatto e queste ultime non stanno che confermando la sensazione di poca fiducia aziendale, diciamo così, avuta nei confronti di questo progetto fin dai primi giorni dello scorso agosto quando, cioè, Amadeus venne nominato sia conduttore che direttore artistico dell’edizione numero 70 della kermesse sanremese.

Non si svelano di certo segreti incontrovertibili se si ricorda quando, lo scorso febbraio, al termine dell’edizione numero 69 del Festival la allora neo-direttrice di rete, Teresa de Santis, si lanciò in un entusiasta sbandieramento di quella che sarebbe stata l’edizione numero 70 della kermesse. “Dovrà essere edizione corale. E forse bisognerà avere un’idea in più” aveva detto la direttrice di Rai Uno durante la conferenza stampa di chiusura di una abbastanza soddisfacente edizione condotta per la seconda volta da Claudio Baglioni che, al momento, non aveva ancora escluso un suo ritorno sul palco dell’Ariston per una terza edizione. Una dichiarazione, quella della De Santis, che, di certo, non aveva come obiettivo quello di lodare l’edizione appena conclusa, anzi, ma che puntava piuttosto a promettere uno spettacolo ben superiore, nei temi e nei contenuti, rispetto a quanto appena messo in scena che, va detto, non era certamente stato pensato da lei vista la sua nomina avvenuta poche settimane prima della kermesse del 2019.

Non è un caso, poi, che la De Santis non abbia nemmeno mai lontanamente pensato di ri-convocare Claudio Baglioni alla guida del Festival di Sanremo. Ricordate gli screzi pre-Festival quando il cantautore si disse favorevole all’accoglienza dei migranti in Italia proprio di fronte alla De Santis che, come ben noto, fu posta alla guida di Rai Uno dall’allora governo giallo-verde (e nel suo caso soprattutto “verde”)?

La direttrice di Rai Uno fin dai primi mesi del 2019 ha lavorato per dare forma alla sua idea di Festival vagliando diversissime proposte e corteggiando a lungo Alessandro Cattelan che, però, ha sempre risposto in modo tutt’altro che affermativo ad ogni possibile proposta. Arrivati ad agosto le possibilità per un Festival innovativo, “corale” e celebrativo erano ormai del tutto sparite, il tempo stringeva e non restava che scegliere l’unica (o quasi) via percorribile: Amadeus, uomo-Rai da diversi anni e conduttore che nelle ultime stagioni televisive (anche grazie al supporto di Carlo Conti) aveva incamerato ottimi risultati di pubblico e critica per i suoi programmi.

Il conduttore ravennate, però, ha accettato l’incarico a condizione di avere carta bianca (o quasi) a proposito di tutto (o quasi): scelta del cast, ospiti, co-conduttori, direzione artistica, squadra televisiva ecc… La Rai, e Teresa de Santis in particolare, hanno dovuto accettare (o quasi). Quasi, perchè il becco ce l’hanno comunque messo e ora che siamo agli sgoccioli (al Festival, d’altronde, manca meno di un mese) i problemi vengono a galla evidenziando come Amadeus sia, nei fatti, un uomo solo al comando che, però, non gode della piena fiducia delle proprie truppe: un generale posto a capo di un esercito solo perchè tutti gli altri avevano rifiutato ma che, non per questo, ha incamerato quel sostegno necessario per condurre, senza troppi ostacoli, la propria formazione alla vittoria finale.

Una settimana fa è arrivata la fuga di notizie attorno al cast: mai, nel corso delle ultime edizioni del Festival, si era arrivati ad avere con esattezza tutti i nomi degli artisti in gara a più di una settimana dall’annuncio ufficiale. A questo ha contribuito senz’altro la decisione di posticipare il tutto al 6 gennaio rispetto alla tradizione che voleva l’annuncio fissato per la metà di dicembre ma, contemporaneamente, ha contribuito anche una vera e propria fuga di notizie, una “vendita” dei nomi ai quotidiani (ed in particolare a ‘Chi’) da parte di qualche responsabile della Commissione Artistica o giù di lì. Una spia interna, insomma. Una spia che ha imposto ad Amadeus l’unica (o quasi) via percorribile: ammettere la veridicità dei rumors arrivando a rischiare parecchio a causa di queste conferme preventive rispetto alla data e ai modi fissati dal regolamento vigente della manifestazione. Non è un caso che, proprio negli ultimi giorni, sul nome di Amadeus aleggi, proprio per questo motivo, lo spettro di una sorta di impeachment.

E come dimenticare il fatto che Amadeus avesse espresso il desiderio di avere ospite sul palco dell’Ariston un qualche grande artista internazionale del calibro di Lady Gaga o Madonna? A quanto pare, però, non ci sarà nell’una nell’altra e vien da pensare che se la Rai avesse voluto un modo per portare una grande star della musica internazionale al Festival avrebbe potuto tranquillamente trovarlo. Forse, però, la Rai non ha voluto…

Giusto di ieri è, invece, la notizia del veto posto sul nome di Rula Jebreal, la giornalista palestinese che Amadeus aveva scelto come una delle sue due co-conduttrici per la prima serata della kermesse e che, invece, è stata pregata di farsi autonomamente da parte dalla stessa dirigenza Rai per il suo profilo politico apertamente “inclusivo”. Si mormora di ingerenze e pressioni da parte di Matteo Salvini (o persone vicine a lui) proprio sulla direzione di Rai Uno che ha pensato di non informare Amadeus ma di “aggirarlo” pregando la signora Jebreal di farsi da parte di sua spontanea volontà. Non esattamente un favore fatto al conduttore ravennate. Con le proteste scoppiate in rete sembra che la Rai possa rivalutare la propria posizione (tutto dovrebbe essere chiarito domani) ma l’ombra sul cast, oramai, rimane eccome.

E, a proposito di cast, è bene rivelare anche il fatto che la stessa Rai avrebbe imposto alcuni “veti” più o meno velati su alcuni nomi che si erano candidati alla gara imponendo, a suo tempo, il tetto massimo di 20 (poi diventati a fatica 22) artisti quando, invece, Amadeus pare essere da sempre stato un sostenitore dei 24 nomi. Almeno su questo, a quel che si mormora attualmente, potrebbe averla spuntata nel rush finale per mettere una toppa a quella fuga di notizie che ha rappresentato solo la ciliegina sulla torta di quella serie di peripezie che, in un modo o in un altro, stanno mostrando con evidenza che un tentativo di “boicottare” questo Festival c’è.

Insomma, pare proprio che questo Sanremo 2020 ‘non s’ha da fare’ o, perlomeno, non s’ha da fare bene, come vorrebbe Amadeus. Il perchè? Forse scongiurare la possibilità di un Amadeus-bis che potrebbe essere d’obbligo nel caso di un ampio successo televisivo ed organizzativo. Sanremo 2020 potrebbe essere stato individuato come la perfetta vittima sacrificale sull’altare di un futuro più conforme alle prospettive aziendali anche se, a quel che si dice negli ambienti politici, si sta solo aspettando il momento buono per cambiare le carte in tavola (o le poltrone al tavolo).

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.