venerdì 22 Novembre 2024

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Interrogarsi sulla vita per ripartire ancora, ecco “Dov’è” de Le Vibrazioni – RECENSIONE

Torna in grande stile la band capitanata da Francesco Sarcina

Corre l’anno 2018, i componenti de Le Vibrazioni sono appena tornati insieme dopo l’esperienza discografica da solista del leader Francesco Sarcina e si trovano in gara al Festival di Sanremo con il brano Così sbagliato, primo anticipo tratto dall’album di inediti V, pubblicato qualche giorno più tardi.

Due anni dopo Le Vibrazioni tornano sul palco più importante d’Italia con il brano Dov’è, scritto dallo stesso Francesco Sarcina in compagnia di Roberto Casalino e Davide Simonetta, che alla fine della kermesse si piazzerà al quarto posto, ad un soffio dal podio.

Il singolo abbandona i suoni martellanti delle ultime proposte della band (compresa l’ultima esperienza sanremese già citata) e si appoggia a toni molto più soft che si mostrano in linea, sia per la parte melodica che per la parte dell’arrangiamento, ai canoni tipici della cosiddetta “ballad sanremese”.

Pur non stupendo eccessivamente, dunque, da questo punto di vista, Dov’è ha il grande merito di proporre un inciso che già dal primo ascolto risulta capace di catturare le orecchie anche grazie alla decisa interpretazione canora di Sarcina, come sempre al di sopra della media.

“Dov’è, dov’è, dov’è…” ripete il ritornello all’infinito pur non stancando, “mi chiedo dov’è quel giorno che non sprecherai”: si riflette sulla vita, sui momenti che passano e sulla capacità dell’uomo di rialzarsi sempre e comunque nonostante tutto.

Una vena poetica che esce nelle strofe e che ben si mischia al potente inciso in cui non è difficile leggere un tentativo di guardarsi dentro con lucidità e quel senso critico che solo l’esperienza accumulata nel tempo permettere di avere. Un brano forte, che ricorda parecchio altri episodi di successo della band e che certamente non faticherà a farsi spazio nelle radio anche nelle settimane successive al Festival.

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Dov’è | Testo

Cerco di capire quello
Che non so capire
Fuori vola polline
E ho creduto fosse neve
E non mi sento contento
Chissà se poi sono io
Quello allo specchio
Cerco dai vicini
La mia dose giornaliera
Di sorrisi ricambiati
Per potermi poi sentire
Socialmente in pace
Con il mondo e con il mio quartiere
Chiedimi se dove sto
Sto bene
Se sono felice
Chiedimi qualsiasi cosa
Basta che mi dici
Dov’è, dov’è, dov’è, dov’è, dov’è
Dov’è, dov’è
La gioia, dov’è, dov’è, dov’è, dov’è
Dov’è, dov’è, dov’è
Mi chiedo dov’è quel giorno che non sprecherai
Il cielo rosso, l’orizzonte
E l’odio arreso al bene
Dov’è
Mi chiedo dov’è
Cerco di sentire quello
Che non so vedere
La mia solitudine
È sul fondo di un bicchiere
D’acqua che m’inviti a bere
Ho sete di stupore
Mi puoi accontentare?
Chiedimi se sono fuori posto
In questo posto
Chiedi tutto basta che qualcuno
Mi risponda adesso
Dov’è, dov’è, dov’è, dov’è, dov’è
Dov’è, dov’è, dov’è
La gioia, dov’è, dov’è, dov’è, dov’è
Dov’è, dov’è, dov’è
Mi chiedo dov’è quel giorno che non sprecherai
Il cielo rosso, l’orizzonte
E l’odio arreso al bene
Dov’è
Mi chiedo dov’è
E rimango già qui, rimango così e
E non ci penso più
Ho una clessidra ferma al posto del cuore
E un piano alto dove puoi vedere tutto
Rimango così, rimango così e
E non ci penso più
E allora chiedimi se sono fuori posto
In questo posto
Chiedi tutto basta che qualcuno
Mi risponda adesso
Dov’è, dov’è, dov’è, dov’è, dov’è
Dov’è, dov’è
La gioia, dov’è, dov’è, dov’è, dov’è
Dov’è, dov’è
Mi chiedo dov’è quel giorno che non sprecherai
Il cielo rosso, l’orizzonte
E l’odio arreso al bene
Dov’è
Mi chiedo dov’è
Cerco di capire quello
Che non so capire
Fuori vola polline
Eppure sembra neve