A tu per tu con il cantautore indie romano, fuori con il suo album d’esordio intitolato “Fare schifo“
Un vero e proprio storytelling, così potremmo definire “Fare schifo”, il lavoro che segna il debutto discografico di Federico Scrima, pubblicato lo scorso 17 gennaio. Nove canzoni che si intrecciano l’una con l’altra, tracce di un percorso che racconta la storia d’amore tra l’artista e una ragazza misteriosa, attraversando le varie fasi di un rapporto sentimentale.
Ciao Federico, benvenuto. Partiamo da “Fare schifo”, il titolo del tuo album d’esordio, cosa hai voluto racchiudere in questo tuo biglietto da visita musicale?
«“Fare schifo” è lo stato in cui si spinge un uomo che soffre per amore. Beve, fuma, non gli importa più di nulla. Cerca appiglio solo nelle cose negative, cercando di dimenticare la propria sofferenza».
Nove tracce prodotte da Alessandro Forte, già al lavoro con Aiello e Galeffi. Come ti sei trovato a collaborare con lui?
«Io sono stato il secondo ad arrivare da lui. Dopo Galeffi ci sono io. Abbiamo fatto un lavoro lungo un anno e mezzo per tirare fuori questo disco. Ale è una persona umile, sincera e artisticamente molto preparata. Siamo in completa sintonia e spero di continuare a lavorare insieme a lui».
Due gli ospiti d’eccezione che hanno collaborato alla scrittura con te, Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari e Mameli, che hanno firmato rispettivamente i brani “Zanetti” e “Come quella sera”. Che apporto ha donato ognuno di loro a questo progetto?
«Sicuramente sono stati fondamentali per la scrittura di questi due brani, ma non solo. Sono persone che nel quotidiano mi danno molti consigli e con cui scambio pareri. Io e Mameli ci inviamo sempre i provini dei brani in anteprima per sapere cosa ne pensa l’altro. Sicuramente aver avuto lui e Riccardo nel mio disco è stato un onore, oltre ad aver arricchito artisticamente l’album».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?
«Ho cominciato lo studio della chitarra classica a 6 anni. A 11 sono entrato al conservatorio. Da quel momento l’ho presa seriamente e mi sono laureato in chitarra classica nel 2015. Ho fatto una scelta. Ho scelto la musica per tutta la vita. Partendo dalla classica per arrivare al percorso del cantautorato. Ho sempre scritto canzoni, mi serve, mi aiuta a sfogarmi».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il tuo percorso?
«Sicuramente Lucio Battisti e Lucio Dalla. Soprattutto del primo, nel mio disco, troviamo molte influenze. Alcuni dicono che vocalmente gli somiglio».
C’è un aspetto che ti affascina particolarmente nella fase di composizione di una canzone? Solitamente, da cosa ti lasci ispirare?
«Scrivo sempre e solo di cose che mi sono realmente accadute. Mi lascio trasportare, viaggio con la mente e scrivo di gente. È come se fossi in un film il cui protagonista, però, sono io».
In questo ultimo periodo stiamo vivendo una situazione inedita a livello mondiale, l’emergenza sanitaria per contenere la diffusione del Covid-19 sta mutando la nostra quotidianità. Tu, personalmente, come stai vivendo questo momento così inedito e delicato?
«Il momento è veramente delicato e difficile. Dobbiamo collaborare e rispettare quello che ci viene detto dalle autorità competenti. Io personalmente ne sto approfittando per scrivere. Ho cominciato il secondo disco e voglio che sia bellissimo. Inoltre mi diverto a fare una mezz’ora in diretta Instagram tutti i giorni alle 18.00 con molti ospiti. Ospiterò anche i miei amici Mameli, Galeffi e tanti altri. Quindi se vi va e volete passare un po’ di tempo in compagnia, seguitemi».
E’ presto per parlare di conseguenze precise, ma come pensi ne potrà uscire il settore discografico, in particolare quello della musica dal vivo, da tutto quello che sta accadendo?
«Non lo so. Ne uscirà sicuramente debilitato, come tutti gli altri settori che fanno girare l’economia nel nostro paese. Primo su tutti il turismo per esempio. Io stesso ero in tour e ho dovuto cancellare tutte le date. Spero solo di ricominciare presto e che tutto torni alla normalità, per il bene degli italiani».
Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere, obiettivi per il futuro e/o sogni nel cassetto?
«Sicuramente, come dicevo sopra, la scrittura del secondo disco. Vedremo dove mi porterà. Adesso sto pensando solo a scrivere cose belle. Poi spero di riprendere i concerti. Lo devo ai miei fan e al pubblico che avrebbe voluto ascoltarmi dal vivo».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la ti musica e a chi ti piacerebbe arrivare?
«La mia musica, secondo i dati di Spotify, arriva un po’ a tutti. Dal/Dalla diciottenne al/alla cinquantenne. Spero di essere ascoltato da più persone possibili e di farle stare bene. Mi interessa questo. La mia musica deve aiutare gli altri a immedesimarsi in quello che racconto e a sentirsi meno soli».
Nico Donvito
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