A tu per tu con l’artista romano classe ’96, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Sabato sera“
E’ disponibile in rotazione radiofonica e negli store digitali a partire dallo scorso 5 giugno “Sabato sera”, il nuovo singolo di Pietro Bianchi, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Peter White, impreziosito dal featuring con Andrea Ambrogio, alias Gemello. In occasione di questa nuova uscita abbiamo incontrato per voi l’artista romano, per approfondire la conoscenza della sua visione musicale.
Ciao Pietro, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Sabato sera”, cosa racconta?
«“Sabato sera” lascia libera interpretazione all’ascoltatore. Le strofe, più che raccontare, descrivono un unico piano-sequenza di dettagli che culmina in un ritornello metaforico. Il “Sabato sera” diventa metro di paragone di due diversi caratteri, uno calmo che ricorda la tranquillità dei paesini inglesi con le case a schiera, l’altro caotico come Roma, città in cui le luci affievoliscono ma che non dorme mai».
Com’è nata la collaborazione con Gemello e cosa aggiunge il suo contributo?
«La collaborazione con Andrea è nata in maniera totalmente casuale proprio un sabato sera di maggio del 2019. Lo avevo fatto uscire da poco “Primo appuntamento” e stavo per iniziare il mio live a Roma. Fuori dal locale c’era molta gente ad aspettare di entrare. Lui passeggiava nei dintorni quando incuriosito dalla fila ha chiesto chi suonasse a dei ragazzi. Quando ha sentito il nome Peter White, ha pensato che fossi un cantautore americano RnB. Si è sentito una canzone dal telefono nel parcheggio e poi è entrato. Ci siamo solo presentati perché dovevo scappare sul palco. Se non fosse stato in quella zona quella sera o se avesse avuto il cellulare scarico probabilmente non avremmo mai collaborato, ma la musica è, come la vita, fatta di coincidenze».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il significato di questo brano?
«Forse la frase che più mi ha colpito è “siamo tratti da una storia vera”, di Gemello. É un concetto molto cinematografico e per niente scontato, fa capire che la sua scrittura è autentica e non costruita».
Dal punto di vista musicale, invece, come siete arrivati a questo preciso sound?
«Per quanto riguarda la parte musicale, è merito dei miei produttori Niagara (Gabriele Fossataro) e Polare (Paolo Mari), con cui collaboro sempre nelle produzioni. Niagara, oltre ad essere dotato di grande gusto, è preziosissimo per le idee innovative e la scelta dei suoni. Polare è un musicista di grande talento, polivalente quanto brillante. Il brano è stato terminato durante la quarantena al livello di produzione, con consigli di Gemello e del produttore Sine».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai compreso che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?
«Credo che non ci si possa guardare indietro e dire “Da quel giorno ho fatto musica”. Da sempre ho la passione per la scrittura, a 12 anni ho iniziato chitarra classica, ma chiedevo al mio maestro di spiegarmi gli accordi anziché gli esercizi del Sagreras, perché volevo suonare le canzoni che ascoltavo e magari scriverne io. Però queste riflessioni si fanno solo a posteriori. Credo che la passione per questo mestiere sia sempre stata a un passo da me, come un’ombra nella notte, e che con il tempo e una luce diversa, si sia mostrata in tutta la sua evidenza».
Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?
«Il cantautorato è sicuramente la mia passione. In macchina i miei genitori hanno tuttora dischi di musica d’autore dagli anni 50 a oggi. Mia sorella, che ha tre anni in più di me, nei viaggi pregava di spegnere lo stereo, io di alzarlo. Se dovessi fare solo qualche nome dei miei cantautori preferiti? De Gregori, Dalla, Battiato, De Andrè, Gaetano e molti altri…».
A cosa si deve la scelta del tuo nome d’arte? Ovvero di tradurre dall’italiano all’inglese il tuo nome reale
«In realtà i miei amici mi chiamavano così dalle medie e poi al liceo. Non so con esattezza chi sia stato il primo ma lo ringrazio!».
“Poker” e “Sabato sera” sono i singoli rilasciati quest’anno, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere?
«“Poker” e “Sabato sera” rappresentano forse i due lati opposti del percorso che sto facendo, uno più frizzante nel sound, l’altro più introspettivo. I progetti sono tanti e non vedo l’ora di farvi sentire tutto».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Spero che la mia musica arrivi a chi ne ha bisogno. Meglio mille ascoltatori affezionati per la vita che diecimila disinteressati in un anno».
Nico Donvito
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