venerdì 22 Novembre 2024

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Jurijgami: “Racconto il primo amore e ciò che rappresenta per ciascuno di noi” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore comasco, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Stati uniti mai

Tempo di nuova musica per Jurijgami, artista che avevamo già avuto modo di conoscere e apprezzare in occasione dell’uscita dell’Ep “Breve ma incenso” (qui la nostra precedente intervista). Si intitola “Stati uniti mai” il singolo pubblicato lo scorso 3 luglio, scritto a quattro mani con Andrea Bonomo, che anticipa l’uscita dell’album previsto per il prossimo autunno, prodotto da Alessandro Cirone e Marcello Mere. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Jurij, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Stati uniti mai”, cosa racconta? 

«“Stati uniti mai” è per me una canzone estremamente intima che racconta il mio primo amore, descrivendo ciò che ha significato per me e ciò che mi ha lasciato, ricordi bellissimi ma anche un po’ di rabbia e il rammarico di un epilogo che forse poteva essere diverso se la persona in questione non fosse partita per l’America». 

C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il significato del brano? 

«Sicuramente “Sei quella di Stati Uniti amore ma stati uniti mai”. Penso che ognuno di noi abbia pensato almeno una volta che il primo amore potesse durare all’infinito, immaginandosi chissà quale futuro, ma come spesso accade le cose non vanno mai come ci si aspetta». 

Chi ha collaborato con te alla stesura e alla produzione del brano? Come ti sei trovato con loro? 

«Per la stesura del testo ho collaborato con Andrea Bonomo, autore che stimo tantissimo e che in questo pezzo ha fatto veramente la differenza, l’idea di apertura del ritornello è tutta sua. La produzione invece è di Antonio Chindamo da Auditoria Records e il mix è di Raffaele Stefani. Anche con loro mi trovo davvero bene e posso dire di aver trovato il mio sound». 

Dal punto di vista narrativo, cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da Andrea Dipa? 

«Il video non ha la pretesa di voler raccontare qualcosa che vada oltre la canzone stessa, infatti si presenta abbastanza statico e senza troppi colpi di scena, ma secondo me è proprio qui che sta la forza delle immagini, capaci di mettere in primo piano il messaggio del testo e la mia reazione emotiva a ciò racconto». 

Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano? 

«Come penso accada a tutta la gente che ruota intorno al mondo della musica, il lavoro e il tempo libero diventano quasi la stessa cosa. Da un lato lo trovo molto positivo perché la tua passione diventa a tutti gli effetti la tua vita, dall’altro lato però diventa quasi difficile “staccare la spina” e anche quando vorresti ascoltare musica in modo disinteressato ti ritrovi sul divano ad essere il giudice di X-Factor e non riesci a farne a meno». 

Da ascoltatore, tendi a cibarti di un genere in particolare o ti reputi abbastanza onnivoro? 

«La tendenza è quella di cercare di ascoltare tutto e soprattutto di capire tutti i generi, cosa non sempre immediata. Mi ritengo abbastanza onnivoro anche se a volte risulto selettivo, purtroppo da musicista ammetto di avere il “paraocchi” sotto certi aspetti». 

Come hai vissuto questi difficili mesi e come stai affrontando questa graduale ripartenza? 

«Questi mesi difficili li ho vissuti in modo abbastanza propositivo, non è stata sempre una passeggiata ma credo di aver sfruttato bene il mio tempo per crescere tecnicamente e artisticamente. La ripartenza la sto vivendo con molto entusiasmo, le cose stanno andando bene e, dato il momento storico, non potranno che andare meglio». 

“Stati uniti mai” anticipa l’uscita del tuo nuovo album, cosa dobbiamo aspettarci a riguardo? 

«Con il nuovo album credo di aver trovato una quadra stilistica e sonora per il mio progetto, spero possa entusiasmarvi come entusiasma me e non vedo l’ora di farvelo sentire!»

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro? 

«Quando scrivo non mi preoccupo troppo dei destinatari, cerco di essere chiaro il più possibile ma senza il peso di dover essere capito a tutti i costi da tutti. L’immediatezza non è di certo il punto forte, il pubblico a cui aspiro è un pubblico capace di ascoltare, che accetta di non dover capire tutto al primo ascolto ma ha la pazienza di scavare più a fondo». 

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.