venerdì 22 Novembre 2024

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Grein: “In un panorama di fake, la mia musica è real” – INTERVISTA

A tu per tu con il rapper romano, fuori con il nuovo Ep intitolato “Pezzi di vetro“, accompagnato dal singolo “Highway

A pochi mesi di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Gianluca Iannetti, alias Grein, rapper classe ’99 in uscita con l’Ep “Pezzi di vetro”, disponibile per Honiro Rookies a partire dallo scorso 1° luglio. Sei le tracce che compongono la tracklist, tra cui spiccano i singoli già editi Lucifero e 20 K, più la presenza di quattro nuovi brani: “Highway”, “Mercoledì”, “Vite a metà” e “Problemi”.

Ciao Gianluca, bentrovato. “Pezzi di vetro” è il titolo del tuo nuovo EP, che arriva a un anno e mezzo dal tuo disco d’esordio. Ci racconti la sua nascita e la sua evoluzione?

«Questo progetto, in realtà, doveva essere molto più strutturato, durante la quarantena abbiamo deciso di realizzare un Ep per poi portare avanti il resto più avanti. Il percorso dal mio primo album a questo lavoro è stato abbastanza travagliato, perché ho avuto dei periodi personali piuttosto bui, mi sono allontanato un po’ dai social, ma non ho mai smesso di scrivere. Abbiamo provato a fare un po’ di crossover, mescolando alla trap un po’ di punk. Ho scelto questo titolo perché, riascoltando le tracce una volta finite, mi sono accorto di aver superato un momento difficile scrivendo questi brani, quindi è come se fossero pezzi di vetro, frammenti di me».

In scaletta ci sono sei tracce, ce n’è una a cui tieni di più?

«Sì, penso che “Highway” sia una delle mie tracce migliori, è quella a cui tengo di più perché la sento molto personale, parla della voglia di riscatto, dei miei amici e di quello che vivo quotidianamente. E’ un brano genuino, così come il videoclip molto street, ovvero rappresentativo di quello che sono».

Nel brano dici: “nella testa ho troppi piani, potrei farci tre edifici, voglio aprire le mie ali, senza scordare le radici”. Quanto influiscono le tue origini in ciò che scrivi?

«Tantissimo, racconto esperienze che mi hanno formato, anche non attuali ma legate al passato, tendo a scrivere molte di queste cose. Credo sia necessario non dimenticarsi mai da dove si arriva, perché cercare di diventare un’altra persona è sbagliato, quello che sei devi portarlo fino in fondo perché se arrivi ad ottenere dei risultati è solo grazie a ciò che eri e che devi continuare ad essere. La coerenza è tutto».

Per concludere, cosa ti piacerebbe riuscire a trasmettere a coloro i quali ascolteranno “Pezzi di vetro”?

«In questo periodo nella trap vedo tanta falsità, molto fumo e poco arrosto. Pur non distaccarmi dalle tematiche tipiche del genere, cerco di trasmettere una certa verità, nel senso che io sono davvero ciò che dico, non è finzione, non è moda. Voglio trasmettere semplicità, che è diverso da banalità. In un panorama di fake, la mia musica è real».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.