A tu per tu con il noto musicista e producer, in uscita con il singolo “Defuera” feat. Ghali, Madame e Marracash
Tempo di nuova musica per Dario Faini, aka Dardust, che ritroviamo con lo pseudonimo di DRD, per parlare del nuovo singolo “Defuera” realizzato insieme a tre punte di diamante della scena urban pop nazionale: Ghali, Madame e Marracash. A pochi mesi dalla nostra precedente chiacchierata, lo ritroviamo per approfondire la conoscenza della sua ispirata e contaminata visione musicale.
Ciao Dario, bentrovato. In occasione dell’uscita del tuo precedente album “Storm and drugs” avevamo parlato delle varie anime e della tua intenzione di voler diversificare i percorsi. Ti ritroviamo oggi con lo pseudonimo di DRD, come sei arrivato a concepire questo nuovo progetto?
«Proprio durante le interviste realizzate in occasione dell’uscita del mio disco solista, capitavano domande su questo argomento. La mia attività di producer non ha nulla a che vedere con Dardust, sono due percorsi diversi, quindi ho pensato fosse il caso di separarli, perché è più sano e più ordinato anche per chi mi segue. La forma canzone e il lavoro che ho fatto nel pop è totalmente diverso da quell’approccio pianistico-sperimentale, due anime così differenti non possono che avere un nome diverso».
“Defuera” è il titolo del singolo che segna l’inizio di questo nuovo percorso, realizzato in collaborazione con Ghali, Madame, Marracash. Com’è nato?
«Sono tre artisti che seguo da un bel po’, che mi hanno appassionato e che mi hanno a modo loro formato. Avevo tra le mani questa strumentale con questo riff flamenco che poi, incontrando Marra e Ghali, ha virato verso una direzione più mediorientale, esotica, araba. “Defuera” è un brano multicolor, contaminato dalla latin wave, dall’urban e dall’elettronica, un bel film con tanti protagonisti. Ho pensato che questi tre nomi erano perfetti. Madame è una delle nuove leve più interessanti, mi hanno affascinato le sue liriche, il flow e il suono della voce».
Essendo tu costantemente impegnato su più fronti, venerdì scorso è uscito il nuovo singolo di Mahmood, con Sfera Ebbasta e Feid, prodotto da te. Com’è nato “Dorado”?
«Da un mio beat molto spigoloso e molto electro, influenze organiche e con varie sfumature. A Mahmood è piaciuto ed è nato questo nuovo crossover, un brano con varie scene, vari colori e varie lingue, anche lì con tre protagonisti, insieme a Sfera e Feid. Sia “Defuera” che “Dorado” sono stati realizzati in vari step, due brani che fanno della contaminazione il loro punto di forza, coraggiosi, che escono d’estate ma che hanno poco delle caratteristiche del tormentone».
Notizia sempre di questi giorni, figuri tra produttori di “Scat men” di Achille Lauro in feat. con Gemitaiz e Ghali, brano che potremo ascoltare nel suo prossimo disco “1990” in uscita il 24 luglio. Com’è nato questo incontro?
«Lauro mi ha contattato, io lo seguivo da tempo, sono un suo fan, l’anno di “Soldi” a Sanremo c’era anche lui sul palco e l’ho subito adorato. Apprezzo tutto il suo lavoro, l’estetica che c’è dietro, il coraggio che ha avuto quest’anno di porsi anche a livello visivo. Ci siamo visti in studio, lui è un perfezionista, uno stakanovista, lavora fino a tardi, insieme ci siamo spinti fino a notte inoltrata su questo pezzo, dove io sono intervenuto nella struttura, mettendo il piano e scrivendo lo special. E’ stato un lavoro molto costruttivo, spero vi piacerà».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica in questi vent’anni di attività?
«Sorprendere sempre, avere coraggio, contaminarsi, non avere il timore di fare un passo azzardato, osare, inseguire la propria visione e non averne paura, spingersi sempre in là, migliorare sempre e, soprattuto, credo che alla base di tutto ci sia l’umiltà. Personalmente vivo sempre ogni passaggio come se fosse l’ultimo della mia carriera, perché in questo mestiere è un attimo poter scivolare anche dalla vetta più alta. Questo mio ennesimo debutto rappresenta una nuova rinascita, la voglia di rimettermi in gioco. La musica mi ha insegnato a non stancarmi mai di ripartire da zero, a non adeguarmi mai ai risultati raggiunti».
Nico Donvito
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