A tu per tu con il duo electro-pop romano, in uscita con l’album “Ma che diamine“
A pochi mesi di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Andrea Purpura e Niccolò Cesanelli, meglio conosciuti come i Diamine, in occasione dell’uscita di “Ma che diamine”, progetto discografico che contiene al suo interno i brani contenuti nel precedente “Che diamine“, pubblicato solo in digitale, più l’aggiunta dei quattro inediti: “Calma”, “Amore nero”, “Fuoco in collina” e “Mi dimetto”. L’album, in uscita per Maciste Dischi con distribuzione Sony Music Italy, è disponibile anche in versione fisica a partire dallo scorso 4 settembre.
Ciao ragazzi, bentrovati. Partiamo da “Ma che diamine“, cosa aggiungono queste nuove pagine al vostro racconto?
Andrea: «Intanto sono brani in più, quindi pagine in più. Tra l’altro si tratta di pezzi che avevamo scritto all’inizio, che invece sono usciti alla fine. E’ divertente sentire i feedback rispetto a questa cosa, sai quando ti dicono: “mi piace l’ultimo sound”, ma in realtà era il primo (sorride, ndr). Essendo usciti in era Covid abbiamo pensato a due uscite, prima quella digitale e poi la versione fisica, per motivi puramente discografici».
Niccolò: «Anche perché era previsto un tour che poi, ovviamente, è stato sospeso, abbiamo rimandato il tutto e questo ha fatto sì che ci fosse questa scelta. E’ un disco creato in un percorso abbastanza lungo, penso che si senta ascoltandolo, sia per quanto riguarda il sound che per quanto riguarda l’aspetto comunicativo curato da Andrea, parole che rappresentano stati d’animo diversi, abbastanza trasversali. senza seguire un concept».
Parliamo del vostro processo creativo, come nascono i vostri pezzi?
Niccolò: «Non c’è un vero e proprio iter, ogni canzone è un mondo a sé. Si può partire a volte da un testo o viceversa».
Andrea: «Nella maggior parte dei casi Nico ha un’idea musicale, più o meno arrangiata, sulla quale comincio a scrivere, per poi rincontrarci per definire la strada da percorrere».
Qual è il pezzo al quale siete più legati tra quelli finora composti?
Niccolò: «In maniera particolare mi piace “Isolamento”, un brano al quale sono particolarmente affezionato, mi colpisce moltissimo quello che Andrea è riuscito ad esprimere a parole, oltre che dal punto di vista musicale. Nonostante il pezzo giri su due accordi, siamo riusciti a renderlo molto interessante come ritmiche di basso, batteria, gli arpeggi nelle strofe».
Andrea: «Io sono legato a un brano che non è tra i più ascoltati, anzi, credo sia proprio l’ultimo, ovvero “Chiunque tu sia”, un affetto dettato da motivi personali, per il testo e per la facilità con cui è nato, perché la musica era già perfettamente adeguata a quella sensazione, a quello stato d’animo».
Per concludere, alla luce di quanto ci siamo detti, chiedo ad entrambi cosa avete imparato l’uno dall’altro? Quali sono gli elementi che avete acquisito da questa esperienza in duo?
Niccolò: «Sotto il punto di vista musicale, è stata sicuramente l’esperienza più bella che io abbia mai vissuto. Creare musica in due è fantastico, siamo io e lui, il confronto è diretto».
Andrea: «Infatti, non sei né da solo né in mezzo a un discorso troppo grande. Da Niccolò ho preso tanta energia, lui è molto vitale di suo, una persona forte dal punto di vista spirituale, mentre io gli avrò trasmesso un po’ della mia depressione (sorride, ndr)».
Niccolò: «Più che altro abbiamo imparato entrambi ad avere molta pazienza. E’ stata un’esperienza altamente formativa».
Nico Donvito
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