venerdì 22 Novembre 2024

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Davidof: “La musica è un continuo rinnovarsi, mettersi in gioco e costruirsi” – INTERVISTA

A tu per con il cantautore indie romano, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Fiori d’estate

A pochi mesi dalla nostra precedente intervista, ritroviamo con piacere Pietro Sturniolo, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Davidof, per parlare del suo nuovo singolo Fiori d’estate, disponibile in radio e sulle piattaforme digitali a partire dallo scorso 30 settembre. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Pietro, bentrovato. Partiamo da “Fiori d’estate”, che sapore ha per te questo pezzo?

«Ha il sapore della rinascita e di tutte quelle cose belle che accadono dopo alcuni periodi difficili della mia vita».

Cosa aggiunge al tuo percorso?

«Ogni canzone nuova per me è una ventata di vibrazioni positive che si vanno ad aggiungere a tutto quello che ho fatto musicalmente fino ad oggi. Credo che tutti gli esseri umani abbiano bisogno di positività nel fare le cose e nella vita di tutti i giorni. La musica per me rappresenta questo. È un continuo rinnovarsi, mettersi in gioco e costruirsi». 

C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il senso dell’intera canzone? 

«La prima strofa descrive la società di oggi e il senso di insoddisfazione costante che proviamo pur avendo tutto ciò che ci serve per stare bene ed essere felici. Il non accontentarsi mai, anche quando si ha tutto, porta all’infelicità e alla frustrazione. Dobbiamo chiudere gli occhi, respirare e apprezzare ogni giorno quello che abbiamo, a partire dalle piccole cose». 

Dal punto di vista musicale, le sonorità richiamano il synth pop anni ’80, filo conduttore anche di altre tue precedenti produzioni. Cosa ti lega a quel tipo di sound e di mood?

«È una cosa che parte da dentro, sono nato alla fine degli anni ’80 e le mie sonorità attuali come artista  sono quelle che ascoltavo da piccolo. Mi piace sperimentare e rivisitare suoni che hanno fatto parte del mio passato». 

Davidof Fiori d'Estate

Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?

«La musica è vita per me. È ossigeno puro, un appiglio quotidiano contro qualsiasi tipo di problema». 

Cosa ti affascina esattamente della fase di composizione di una canzone?

«Nel mio caso succede tutto in pochi secondi. Ho come un sussulto improvviso in cui linee melodiche e suoni iniziano a girarmi per la testa. La prima cosa che faccio è registrare tutto nelle note vocali del telefono. Succede mentre dormo, mentre faccio le faccende domestiche, oppure mentre sono in scooter».

Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova musica di Davidof?

«Per il momento è quello di far uscire costantemente singoli. Non escludo, più avanti, la possibile uscita di un EP. La cosa che mi manca e che vorrei fare in questo momento sono i live. Ho bisogno di stare davanti alle persone, invece di esistere su una playlist qualsiasi e basta. In futuro sogno un duetto con Levante e Carmen Consoli».

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«Credo che le mie canzoni siano per tutti. Il target è variegato. Quando scrivo non ci penso. In futuro spero che i miei brani vengano apprezzati da più persone possibili, a prescindere dall’età e dal sesso. Con la mia musica solitamente mi rivolgo a tutti coloro che vivono momenti di difficoltà, come una storia d’amore finita, oppure fasi di vita critiche che portano a cambiamenti importanti. Cerco di dare loro forza e speranza nell’affrontare queste situazioni e superarle, donando leggerezza con le mie parole».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.