Recensione della nuova riedizione dell’ultimo progetto discografico di Tiziano Ferro che si è confrontato con delle cover
Realizzare un disco di cover dovrebbe essere compito semplice per un cantate per il semplice motivo che le canzoni, di fatto, esistono già: non c’è ispirazione da cercare, autori all’ultima moda da chiare a sè o fatica da spendere per trovare le parole giuste per esprimersi. La cosa più difficile potrebbe sembrare compiere una buona scelta tra tanti acclarati capolavori di una tradizione più o meno recente, più o meno propria. Eppure, quasi mai un disco di cover risulta essere missione semplice nè, tantomeno, riuscita. Soprattutto oggi che ci stiamo sempre più allontanando dagli anni pieni zeppi di interpreti e stiamo tornando a vivere dei nuovi tempi cantautorali anche se forse ancora non ce ne siamo resi del tutto conto. Alla soglia dei quasi 20 anni di carriera anche Tiziano Ferro ha accettato la sfida dell’interpretare canzoni altrui e lo ha fatto con il progetto Accetto miracoli – L’esperienza degli altri che nella sua testa è nato dopo l’ultima edizione del Festival di Sanremo in cui ha interpretato alcuni cavalli di battaglia della storia della kermesse ma che, indiscutibilmente, serve anche a riempire l’attesa rispetto ad un tour rimandato di un anno e a racimolare qualche altra copia utile a far conquistare una nuova certificazione all’ultimo progetto discografico (di cui qui la nostra recensione) che, da questo punto di vista, non ha particolarmente brillato. Ed è chiaro che sia così perché altrimenti la scelta di mettere insieme un disco d’inediti ad uno di cover non troverebbe proprio altra spiegazione.
Il percorso tracciato da Ferro per questa sua prova tra i grandi classici della nostra canzone guarda soprattutto al passato della nostra musica partendo proprio da quegli episodi che già aveva proposto al pubblico in terra sanremese lo scorso febbraio. E, quindi, per questo trovano spazio in tracklist sia la Portami a ballare di Luca Barbarossa, gemma del disco grazie a quella capacità di suonare sinceramente emozionante anche se avrebbe potuto godere maggiormente dei bassi della voce di Tiziano, che quella Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno una tra le operazioni, invece, meno riuscite per via di quella rivisitazione in chiave swing che fa diventare tutto troppo simile ad un pezzo natalizio di Michael Bublè.
Preponderante è, ovviamente, lo spazio riservato ai cantautori da cui vengono ripresi sia brani poco noti al grande pubblico, come quella raffinatissima E ti vengo a cercare di Franco Battiato o la Cigarettes and coffee di Scialpi, che grandi successi come la Rimmel di Francesco De Gregori resa in chiave ritmico-acustica o la Margherita di Riccardo Cocciante troppo rallentata nella sua orchestrazione e quindi meno straziante di quanto avrebbe potuto risultare nell’interpretazione del cantante di Latina.
All’interno della propria sfida Tiziano non dimentica nemmeno l’universo femminile e, quindi, sceglie di confrontarsi con tre colossi, diversi ma ugualmente intensi, della tradizione del bel canto all’italiana. Ben risulta la Ancora, ancora, ancora dove la provocazione sensuale propria di Mina riesce ad essere credibilmente tradotta in un lato più di disperazione e struggimento. Seppur ben cantate, invece, non superano la prova appieno nè la Almeno tu nell’universo di Mia Martini, che tutt’oggi rimane una canzone la cui chiave interpretativa è stata propria soltanto della voce di Bagnara Calabra che aveva nelle corde vocali quella disperazione e quel vissuto necessario ed imprescindibile per risultare credibile e non mera esecutrice tra le note di un brano-manifesto come questo, nè la meno conosciuta ma ugualmente preziosa Morirò d’amore della grande Giuni Russo, in cui Tiziano si concede il lusso di esagerare con i sintetizzatori snaturando lo splendido arrangiamento originario di Battiato e non reggendo, per ovvie ragioni, l’intensità onirica e quasi mistica di cui la voce dell’ugola siciliana era capace.
I suoni vengono rivisti abbondantemente anche per la Bella d’estate di Mango che viene eccessivamente trascinato a forza fuori dalla propria dimensione con un eccesso di elettronica, sintetizzatori e tastiere. Rivista è anche la versione della Piove di Jovanotti che gode di un arrangiamento solo vocale grazie a Box of Beats che dona dinamica al brano e sorregge adeguatamente la timbrica del cantante. Decisamente più fedele all’originale e forse anche per questo decisamente più credibile è la già edita Perdere l’amore in cui è lo stesso Massimo Ranieri a dar man forte all’interpretazione di Tiziano Ferro guidandolo per mano nella resa di un brano vocalmente importante ma comunque capace di risuonare attuale ancor oggi. A chiudere il percorso della tracklist è una intima Non escludo il ritorno presa in prestito dal repertorio di Franco Califano per essere utilizzata come immaginaria conclusione di un racconto che, non è escluso, possa tornare ad aprirsi.
Tiziano Ferro la prova delle cover, a conti fatti, la supera. La supera perchè è dotato di una vocalità espressiva, sensibile ed importante che spesse volte riesce a sopperire ad alcune mancanze quando canzoni non scritte e pensate da lui non riescono a raccontarlo alla perfezione o a calzargli a pennello tecnicamente. La supera ma, ahimè, non brillantemente proprio perchè spesso di avverte la sensazione che manchi qualcosa nell’ascolto, che la comprensione dell’interpretazione non sia totale o che uno stravolgimento, piccolo o grande, del brano non sia adeguato alla grandezza di quel manifesto di musica italiana. A cose egregiamente venute si alternano piccoli passi falsi dove, spesso e volentieri, è difficile trovare qualcosa che non vada davvero oltre a quella sensazione, del tutto soggettivabile, di essere di fronte ad una buona esecuzione incapace, però, di far dimenticare l’interprete e la versione originale del pezzo. E delle cover proprio questa dovrebbe essere la missione: essere impeccabilmente fedeli per rispettare l’essenza di brani-capolavori ma, contemporaneamente, riuscire a costruire una dimensione talmente propria da non far rimpiangere chi per primo ha calcato quelle note.
Migliori tracce | Portami a ballare
Voto complessivo | 6.5/10
Tracklist |
- Rimmel ★★★★★★½☆☆☆
[Francesco De Gregori] - Morirò d’amore ★★★★★½☆☆☆☆
[Giuni Russo, Maria Antonietta Sisini, Vania Magelli – Giuni Russo, Maria Antonietta Sisini] - Bella d’estate ★★★★½☆☆☆☆☆
[Lucio Dalla – Mango] - Margherita ★★★★★★★★☆☆☆
[Riccardo Cocciante, Marco Luberti] - E ti vengo a cercare ★★★★★★½☆☆☆
[Franco Battiato] - Almeno tu nell’universo ★★★★★★☆☆☆☆
[Bruno Lauzi – Maurizio Fabrizio] - Cigarettes and coffee ★★★★★★★★☆☆☆
[Scialpi, Franco Migliacci – Scialpi] - Perdere l’amore feat. Massimo Ranieri ★★★★★★★★☆☆
[Giampiero Artegiani, Marcello Marrocchi] - Piove ★★★★★★☆☆☆☆
[Jovanotti – Jovanotti, Luca Cersosimo] - Portami a ballare ★★★★★★★★½☆
[Luca Barbarossa] - Nel blu dipinto di blu ★★★★★☆☆☆☆☆
[Domenico Modugno, Franco Migliacci – Domenico Modugno] - Ancora, ancora, ancora ★★★★★★★★☆☆
[Cristiano Malgioglio – Gian Pietro Felisatti] - Non escludo il ritorno ★★★★★★☆☆☆☆
[Franco Califano, Federico Zampaglione – Federico Zampaglione]
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Ilario Luisetto
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