Intervista al cantautore toscano che ci presenta il nuovo singolo ‘Fuori dai locali’
Per presentare il suo nuovo singolo radiofonico inedito, disponibile dal 16 dicembre 2020, abbiamo raggiunto Daniele Barsanti che ci ha raccontato di una ‘Fuori dai locali’ figlia della notte, delle finestre accese, del mondo anni ’80 e delle sfumature britpop della musica che l’ha cresciuto ed appassionato maggiormente da ascoltatore fino ad oggi. Ecco cosa ci ha detto:
Ben ritrovato Daniele. Da qualche giorno è disponibile il tuo nuovo singolo, ‘Fuori dai locali’: che canzone è e come è arrivata?
<<Questa è una canzone che io definirei come una canzone romantica ma nel senso del romanzo e cioè della ricerca verso l’emozione. E’ arrivata di notte, alle 3:40 precisamente: purtroppo ancora sveglio come mi succede spesso e anche se l’intenzione era dormire quando arriva una canzone non si può dirle di no. E’ arrivata questa canzone, mi sono messo ad ascoltarla dento di me e l’ho scritta: è stato tutto come in una ‘vomitata’. Quando ho capito che avevo raccolto una canzone del genere mi son detto che occorresse davvero prestargli attenzione>>.
Che cosa hai scelto di raccontare in questo pezzo?
<<E’ fondamentalmente una canzone di una proiezione mentale: mi sono immaginato di vedere, anzi di sapere, che cosa potesse succedere al di là di una finestra con la luce accesa. Mi chiedo sempre cosa succede oltre quelle finestre con le luci accese quando mi trovo magari in un viale scuro e mi trovo ad osservarle. Sono riuscito, forse, a crearci una canzone che parlasse proprio di questo sentimento così romantico, anche etereo, di un momento in cui il non sapere è forse più bello del sapere stesso, del vedo e non vedo della mente>>.
Come dicevi è una canzone profondamente legata alla dimensione della notte: in che modo secondo te si coniugano questa dimensione notturna ed il sentimento dell’amore che fa parte di questa canzone?
<<La notte è un momento in cui sei assolto nei tuoi pensieri, in cui fai un po’ il resoconto della vita e sei solo con te stesso fuori dai ritmi della luce e del tempo: il mondo si ferma e quindi è molto più semplice raggiungere quello stato personale di assorbimento nei propri pensieri. Questa è una canzone sull’idea che io ho dell’amore e fondamentalmente la notte è il momento dei pensieri e questi si riflettono su come si sceglie d’interpretare la vita. Le canzoni, in tutto questo, servono a spiegarci un pochino cosa ci facciamo qua>>.
Da un punto di vista sonoro è una canzone profondamente legata al mood anni ’80: in che cosa sei debitore a quel tipo di sonorità?
<<Secondo me l’arrangiamento è una parte fondamentale della canzone però, di base, ogni mio pezzo è fatto di chitarra e voce. Questa richiamo agli anni ottanta è figlio di una ricerca ma per me la base della canzone sta, forse, in un riferimento al mondo dei King come struttura della canzone, accordi e melodia. Tendenzialmente cerco sempre di scrivere quello che io vorrei sentire dagli altri e quindi cerco sempre di fare la canzone che mi piacerebbe ascoltare di più: per questo cerco di unire gli anni ’80 nella sonorità ed una struttura melodica ed armonica che guarda al britpop con cui sono cresciuto>>.
So che per il 2021 ha in programma un vero e proprio disco: a che punto sono le lavorazioni?
<<Sto lavorando sulla stesura dei brani perché voglio capire bene quali canzoni inserire per dare al disco un’identità precisa. Vorrei che raccontasse bene chi sono sia della scrittura che nella struttura sonora e dell’arrangiamento. Ho tante canzoni tra le mani ma devo fare un po’ una cernita e capire quali raccontino al meglio questo momento>>.
Proviamo a tirare un bilancio di questo 2020 un po’ particolare: qual è la canzone che meglio racconta questo tuo ano?
<<Direi senza dubbio ‘All you’re dreaming of’ di Liam Gallagher: davvero bellissima e capace di essere sia scura che speranzosa. Questo 2020 è stato un anno abbastanza sobrio nel senso che ci porta ad avere un atteggiamento misurato nei confronti di questa che dinamica catastrofica che ha determinato un anno non proprio felice. Anche se poi per me è stato un anno importante in cui sono riuscito a cavalcare questa l’onda abbastanza ondulante tra gli alti e i bassi. Come direbbe Novello Novelli a chi gli chiede ‘com’è andata?’: ‘è andata’>>.
Ilario Luisetto
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