Un focus all’interno di alcune tematiche più care ai grandi cantautori del passato e agli astri nascenti della nostra discografia
Lo si ricorda come il ragazzo che, grazie al tormentone di ’50 Special’, ha ridato un forte slancio alla musica pop italiana. Giovane e ribelle, faccia da schiaffi e capelli colorati. Un gruppo, i Lùnapop, che non sarebbe durato allungo e tante belle speranze da dover mantenere dopo un disco d’esordio di grande successo. La “vita musicale” di Cesare Cremonini ha vissuto tantissime “ere” differenti, differenziate soprattutto dalla loro velocità di sviluppo: prima un esordio lampo, un fulmine, poi il rallentamento e una carriera da solista che è decollata ingranando pian piano, passo dopo passo, portandolo a diventare uno dei cantautori più apprezzati del panorama italiano e conquistando grandi spazi come i palazzetti (prima) e gli stadi (poi).
La discografia di Cesare Cremonini è un caso molto interessante da studiare: parte da un punto quasi causale e si evolve pian piano verso territori sempre meno esplorati, sperimentando in maniera originale e mai ossessiva. Qualcuno afferma che un cantautore, al di là di tutto, debba mettere in primo piano sempre e solo una cosa: le canzoni. Cremonini l’ha fatto, sempre, e soprattutto è riuscito a farlo mantenendo una propria identità, sia dal punto di vista della scrittura che da quello della composizione e degli arrangiamenti. La musica di Cremonini è soprattutto una cosa: colori. Lui non l’hai mai nascosto, anzi ci ha pure dedicato un album, ‘La teoria dei colori’, che poi si lega benissimo ai successivi ‘Logico’ e ‘Possibili scenari’, in una trilogia che probabilmente rappresenta il punto più alto della sua ispirazione.
I colori di Cesare sono tutte le storie che è riuscito a raccontare mischiando fantasia e vissuto, appoggiandosi ad un apparato sonoro sempre denso di elementi e novità. Già dagli esordi, ai tempi di ’50 Special’, si poteva notare tutta la voglia di regalare all’ascoltatore immagini nitide e piene di luce. Tanti cantautori hanno scelto di nascondersi dietro al grigio, narrando di grandi sentimenti in maniera astratta e senza punti di riferimento. Cremonini, invece, ha spesso fatto l’operazione contraria, dando un volto alle sue storie e utilizzando immagini concrete per descriverle. Che si parli del telefono (‘Al telefono‘), di Vespe (’50 Special’), di stagioni (‘Maggese‘) o di marmellate (‘Marmellata #25’), immergersi all’interno della sua discografia significa scardinare un mondo di simboli che, pur rappresentando qualcosa di personale per l’artista, riescono a diventare universali per qualsiasi ascoltatore.
Il grande merito del cantautore bolognese è stato quello di essere riuscito ad arrivare al grande pubblico, quello che ti permette di riempire i palasport e gli stadi, senza cambiare di una virgola la sua voglia di evolversi. Tanti grandi suoi successi sono diventati tali nonostante non avessero inizialmente i canoni artistici dettati dal mercato o dalle radio. Brani come ‘Poetica‘ e ‘Logico’, fuori dai classici schemi strutturali discografici degli anni ’10, sono diventati degli evergreen grazie unicamente alla loro forza. Tutti i colori della musica di Cesare Cremonini si possono trovare sparsi nei suoi dischi: spesso accesi, a volte cupi e a tratti dai confini incerti, ma sempre presenti.
Massimo Troisi disse: “c’è chi sostiene che per raccontare belle storie basta guardarsi attorno. Io non ci credo, perché se così fosse i vigili urbani sarebbero tutti Ingmar Bergman”. Cremonini ha sempre cercato di fare una cosa semplice nella sua teoria, ma complicata nella sua messa in pratica: prendere le storie di tutti i giorni e raccontarle impacchettandole in una cornice musicale non banale. Ha preso un po’ da tutti i suoi maestri, da Lucio Dalla a Feddy Mercury, passando per i Beatles e gli Oasis, e li ha rimescolati trovando una formula per essere se stesso senza ripetersi. Tanti colori diversi per raccontare la vita, una sfida vinta con merito.
Canzoni consigliate: Vorrei – Vieni a vedere perchè – Figlio di un re – Il comico (sai che risate) – Nessuno vuole essere Robin
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