L’artista piacentino lancia il secondo estratto dalll’album “A beautiful mind”, in radio dal 13 ottobre.
Si intitola “Lo strano sentimento” il nuovo singolo di Daniele Ronda, cantautore che ha all’attivo quattro album in studio e canzoni composte per altri artisti, tra cui “Lascia che io sia” e “Almeno stavolta” portate al successo da Nek. In occasione di questa nuova pubblicazione discografica, lo abbiamo incontrato per ripercorrere con lui le tappe fondamentali del suo interessantepercorso artistico.
Ciao Daniele, partiamo dal tuo ultimo singolo “Lo strano sentimento”, com’è nato e che tassello rappresenta per la tua carriera?
«’Lo strano sentimento’ è il secondo singolo del mio nuovo album ‘A beautiful mind’ e piu’ che un tassello lo definirei un tratto di strada, perché è sulla strada che abbiamo costruito il progetto fino a qui, a contatto praticamente diretto con la gente, suonando live in ogni angolo del nostro paese ed oltre. Quando un nuovo singolo esce nelle radio è una sensazione particolare, è un altro modo per comunicare con le persone, tra prove e concerti assimiliamo la canzone in maniera molto sanguigna, viva, live appunto, e riascoltare le canzoni come sono state impresse sul disco è sempre un grande vortice di sensazioni».
Per accompagnare il lancio del pezzo hai realizzato un videoclip ufficiale, diretto dal regista Massimo Albasi. Cosa avete voluto raccontare attraverso quelle immagini?
«Questo video nella sua estrema semplicità è invece in realtà un clip molto complesso da girare, una stanza, un divano, amplificatori, pochissimi oggetti però tante facce, storie ognuna diversissima dall’altra, persone che fanno lavori e vite che non li vedono mai davanti ad una telecamera in questo modo e che lì, potevano far esplodere il loro lato più stravagante ed eccentrico, la versione speciale che ogni persona, anche la più normale all’apparenza, ha. Perché ognuno ha un modo suo di vivere i sentimenti di qualsiasi natura essi siano, non serve cambiarsi, ma trovare l’incastro perfetto».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come è nata la tua passione per la musica?
«Dovremmo fare un salto da record del mondo alle olimpiadi perché questo fuoco nasce con me, non c’è momento della mia vita, fin da bimbo, che non sia legato o accompagnato dalla musica».
Quali artisti o generi musicali hanno ispirato e accompagnato la tua crescita artistica?
«Fai questa domanda ad un divoratore di musica, ho migliaia di cd ed ora anche grazie alla tecnologia viaggio ascoltando ogni genere, qualcuno mi colpisce in maniera più diretta altri non sono per me così immediati, così cerco di capire. Può sembrare un lavoro che non mi si obbliga a fare ma ti assicuro che qualsiasi sforzo porti a scoprire emozioni nuove o un nuovo linguaggio che possa trasmetterle è uno sforzo che vale la pena tentare, il nostro tesoro vero sono le emozioni e non esiste viaggio troppo arduo per raggiungerle».
Hai cominciato a comporre musica sin da giovanissimo, da cosa hai tratto inizialmente ispirazione?
«Quando canti o ascolti una canzone, perché questa arrivi con tutta la sua forza, devi trovarci e metterci qualcosa di te, da lì nasce questa necessità, perché raccontare e raccontarsi attraverso le canzoni è una vera e propria esigenza».
Poi è arrivata la collaborazione nel 2003 con Nek, che ti ha consentito di piazzare le tue prime canzoni in classifica. Cosa ricordi di quell’esperienza?
«Un pianoforte in un grande studio di Milano ed io che faccio ascoltare una canzone all’allora manager mio e di Filippo, appena dopo il primo inciso mi guarda e dice che quello doveva essere il prossimo singolo di Nek, così subito lo chiama e glielo facciamo ascoltare dal vivo al telefono. Era ‘Almeno stavolta’. Da lì nasce questa collaborazione che è proseguita negli anni. Sembra un’aneddoto fiabesco ma è proprio in questo modo che è andata».
Qualche anno più tardi sei approdato all’Ariston come autore di “Baciami adesso” di Mietta, altra grande emozione il Festival?
«Il Festival di Sanremo si porta dentro una serie di sensazioni fortissime, sarà per la storia che ha oppure per le immagini che ormai ci sono famigliari per tante sono le volte che le abbiamo viste. Ecco vivendolo da dentro tutte queste immagini si concretizzano e diventano realtà, tutto compresso in un periodo brevissimo, nel quale chi c’è mette nella piazza mediatica più grande che il nostro paese ha ancora oggi, chi è, cosa sta facendo e che intenzioni ha per il futuro prossimo della sua carriera. E naturale che tutto ciò spaventi un po’».
Negli ultimi anni, invece, ti sei concentrato sulla tua carriera come cantante, riproponendo in chiave moderna sonorità folk. Un ritorno alle origini?
«Il sound è un altro veicolo di sensazioni e quando ho voluto raccontare di radici, di terra, di tradizioni e di una base solida sulla quale edificare il nostro futuro, mi è venuto spontaneo prendere anche strumenti e suoni provenienti dalla tradizione folk, è un mondo pieno di colori e sfaccettature e carico di storia e di storie vive».
A quale tua canzone ti senti maggiormente legato?
«In realtà è una domanda complicatissima, le canzoni sono emozioni e le emozioni sono in continuo movimento, vanno, tornano, crescono poi a volte si nascondono un po’ per riapparirti di colpo davanti più forti di prima. Per questo potrei rispondere a questa domanda in maniera diversa quasi ogni giorno».
Se potessi “rubare” una canzone a qualcun altro, quale sceglieresti?
«Oggi i social network danno tante possibilità, tra queste anche quella di pubblicare video in maniera molto naturale, diretta, da qualsiasi posto ed in ogni momento. Così a volte sfrutto questa opportunità per suonare e postare canzoni che amo in maniera spontanea, senza bisogno di tante prove o di organizzare uscite a livello discografico. Perciò per rispondere a questa domanda t’invito a drizzare le antenne, cliccare ed ascoltare. Questo potrebbe essere uno dei lati buoni e veri di questa rete così virtuale».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro e/o sogni nel cassetto?
«E’ uscito da pochi mesi il nuovo album e siamo reduci da un tour estivo pazzesco ma non nego che di ferie ne io ne la squadra ne vuol sentir parlare al momento. Siamo già in studio, per il resto vi chiedo un po’ di pazienza perché le sorprese stanno arrivando».
Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
«Ho sempre voluto raccontare di tutto ed in questo tutto ci sono storie e sensazioni positive ed altre piene di malinconia. Mi sono reso conto col tempo che in maniera quasi inconscia però cerco di lasciare sempre aperto uno spiraglio perché ci si possa vedere dentro una speranza, che le cose si aggiustino, che le ferite si possano rimarginare e che nonostante tutti gli incroci ci sia sempre un sentiero per riportarci sulla nostra strada, quella che ci siamo scelti, quella nella quale crediamo e nella quale nonostante qualche tentata scorciatoia, continuiamo a credere».
Nico Donvito
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