A tu per tu con il giovane artista romano classe ’96, in uscita con il suo omonimo album d’esordio
A qualche mese di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Filo Vals per parlare del suo progetto discografico di debutto, rilasciato lo scorso 22 gennaio da Papaya Records con distribuzione Sony Music Italy. Approfondiamone la sua conoscenza.
Ciao Filippo, benvenuto. Partiamo dal tuo omonimo album d’esordio, a cosa si deve la scelta di chiamarlo semplicemente come te?
«A livello di rifermenti, è un disco che guarda molto al passato. Negli anni ’60 e ’70, gli album d’esordio venivano spesso chiamati con i nomi delle band o degli artisti. Per cui mi sembrava lecito e giusto, in questa prima fase, in questo mio debutto, cercare di dare importanza al mio nome, no per egocentrismo, ma per la semplice voglia di dire: “questo sono io”».
Più che un disco potremmo considerarlo un vero e proprio viaggio itinerante all’interno del tuo mondo. Quali riflessioni e quali stati d’animo hanno accompagnato la fase di composizione di queste undici tracce?
«Nel disco viene fuori un po’ tutto, ci sono i sogni, le notte insonni, ma anche gli incubi, le batoste amorose, la leggerezza, un po’ di sarcasmo e una serie di pensieri sul mondo che ci circonda, raccontati dal mio punto di vista… per quel che può valere».
Anche le sonorità sono belle variegate, passi dal pop al rock, dal funky al reggae con una disinvoltura direi internazionale. Che significato attribuisci alla parola “contaminazione”?
«Lo stesso significato dell’esplorazione, perchè per me è importante portare all’ascoltare qualcosa di nuovo e variegato. In primis a me stesso, perchè il primo ascoltatore dei miei brani sono io. L’intenzione è stata quella di provare a ricreare, andando ad esplorare tutti quei mondi sonori che mi hanno personalmente toccato l’anima, che mi hanno mosso all’interno qualcosa e mi hanno fatto venire i brividi ad un certo punto della mia vita».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
«La grande lezione che penso di aver imparato, tra le tantissime che devo ancora imparare, è sicuramente quella di essere il primo fan di qualsiasi cosa faccio, realizzandola al meglio e senza rimpianti. Se non ci credi tu non ci crede nessuno, di conseguenza non ti puoi aspettare nulla dagli altri».
© foto di Fabrizio Cestari
Nico Donvito
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