L’artista bolognese si prepara all’atteso ritorno sul palco dell’Ariston, presentando alla stampa la sua “Apri tutte le porte“
Tra i protagonisti di Sanremo 2022 spicca senza ombra di dubbio Gianni Morandi, al suo settimo Festival in gara con “Apri tutte le porte”, canzone scritta da Lorenzo Jovanotti e prodotta da Mousse T. Oltre ad aver condotto le due edizioni del 2011 e del 2012, l’ugola di Monghidoro ha partecipato in concorso altre sei volte: nel 1972 con “Vado a lavorare”, nel 1980 con “Mariù”, nel 1983 con “La mia nemica amatissima”, nel 1987 vincendo in trio con Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri sulle note di “Si può dare di più”, nel 1995 insieme a Barbara Cola con “In amore” e nel 2000 con “Innamorato”.
In collegamento dal Teatro Duse di Bologna, dove è in scena con il suo spettacolo rimandato di oltre due anni a causa della pandemia, l’artista emiliano ha presentato la sua nuova canzone alla stampa: «Dopo l’incidente che mi ha coinvolto lo scorso anno, ci siamo sentiti con Jovanotti e abbiamo legato, più di quando avessimo fatto in passato. Così è nata in modo naturale “L’allegria”, più che una canzone diciamo che è stata per me una vera terapia. Con Lorenzo è poi arrivata “Apri tutte le porte”, una canzone di speranza con l’augurio che il sole torni presto nella nostra vita. Trascinanti dall’entusiasmo l’abbiamo proposta ad Amadeus e così tornerò al Festival!».
«L’Ariston è un palcoscenico importante – spiega Morandi – l’ho vissuto in vari ruoli: in gara, come ospite e come conduttore. Per me è come ributtarmi nella mischia, ritornare alla musica, dopo tanto tempo. Quando penso al Festival torno bambino, mi viene in mente nel ’58 l’apertura di braccia di Modugno, avevo tredici anni, in quel momento decisi di voler fare questo mestiere. Mi sto preparando provando molte volte la canzone, perchè non è un classico brano per il Festival. Le parole si intrecciano, si incastrano e non è facilissimo ricordarle tutte. Speriamo che piaccia, alla fine a me interessa solo questo».
Con una chiamata sul cellulare di Morandi, è intervenuto durante la presentazione anche Jovanotti: «Con Gianni è stato un incontrarsi di nuovo, negli anni ci siamo più volte incrociati, sono da sempre un suo grandissimo ammiratore. Quando ho saputo dell’incidente l’ho sentito, semplicemente per fargli sentire la mia vicinanza. Avevo “L’allegria” nel cassetto e, quasi come fosse un gesto scaramantico, ho sentito di volergliela regalare. In testa mi girava l’idea di scrivere apposta qualcosa per lui, con l’idea di un suo ritorno al Festival che, secondo me, è sempre palco ideale per un mito come lui».
«La canzone infonde speranza e, grazie alla produzione di Mousse T, ha davvero una bella carica – incalza l’eterno ragazzo – mi piace l’idea di portare qualcosa di non scontato, oltre che un messaggio estremamente positivo. Credo che la tremarella sanremese possa venire anche a chi, come me, ne ha vissute un po’ di cotte e di crude. Già adesso mi sento agitato. Il Festival è così, forse i ragazzi giovanissimi lo sentono di meno, chissà. Spero che ci sia mia moglie Anna lì vicino a farmi stare tranquillo e a darmi una spinta per salire sul palco».
Un curiosità: al Festival ritroverà suo nipote Paolo Antonacci, co-autore del brano di Tananai: «Mi fa effetto pensare di essere in gara con un pezzo scritto da mio nipote. Lui è un bravo autore, così come mi piace molto anche Tananai». Generazioni a confronto: «Credo che la musica mantenga tutti giovani, a me piaceva l’idea di portare un pezzo divertente e ritmico. Forse perchè ho cantato talmente tante canzoni tradizionali, mi andava di realizzare qualcosa di diverso, mi piaceva l’idea di sperimentare e di non portare qualcosa di classico».
«L’intento del brano è quello di far suonare tutta l’orchestra e, perchè no, far divertire la gente a casa. La positività è un fatto caratteriale con Jovanotti ci lega, così come l’amore per la musica e per il rischio. Dalle difficoltà bisogna sempre cercare una strada per venirne fuori». A proposito della competitività, racconta: «L’Italia vive molto sui dualismi, per un periodo io e Ranieri siamo stati antagonisti come Bartali e Coppi, ma alla fine siamo diventati molto amici. Nel cassetto abbiamo da anni un tour da realizzare insieme ad Al Bano. Siamo un trio di fatto, per scherzare ci chiamiamo: “il bolognese, il napoletano e il pugliese” (ride, ndr)».
Infine un pensiero e un parallelismo con le sue due edizioni da conduttore/direttore artistico: «Organizzare il Festival non è facile, ricordo che quasi mi inginocchiai davanti a Vecchioni per convincerlo a venire in gara, così come dovetti insistere parecchio con Lucio Dalla e Franco Battiato. Però, rispetto a dieci anni fa, qualcosa è cambiato, fortunatamente secondo me, perché alla fine è molto più bello e interessante venire in gara e non come ospite. Sanremo è importante, merita attenzione, per questo motivo ci torno davvero volentieri!».
Nico Donvito
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