venerdì 22 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Aurelio Fierro, il ritratto a quindici anni dalla scomparsa

L’omaggio all’artista campano, voce e cuore di Napoli, ultima maschera della canzone partenopea

Una vita dedicata e votata alla musica, questo e molto altro ancora era Aurelio Fierro, indimenticata ugola partenopea, autentico baluardo della canzone napoletana. Nato il 13 settembre 1923 a Montella, in provincia di Avellino, si avvicina alla musica sin da ragazzo, subito dopo la laurea in ingegneria vince un concorso per voci nuove che lo porta a firmare il suo primo contratto discografico.

Il suo primo successo è con il brano “Scapricciatiello, mentre la conferma arriva nel 1956 quando si aggiudica la vittoria del Festival di Napoli con la celeberrima “Guaglione, originariamente destinata a Claudio Villa, canzone che fa letteralmente il giro del mondo grazie all’interpretazione di Dalida. Successo bissato l’anno seguente con “Lazzarella”, altro grande classico della musica partenopea, scritta per lui da Domenico Modugno, brano che lo consacra anche a livello internazionale.

Si spalancano per lui le porte del cinema, dove recita in numerose pellicole degli anni ’50, diretto da registi del calibro di Carlo Ludovico Bragaglia, Luigi Capuano, Carlo Campogalliani, Pino Mercanti, Marino Girolami, Antonio Amendola e Domenico Paolella. Nel corso della sua carriera si è guadagnato il titolo del Festival di Napoli per ben cinque volte, partecipando per ben sei annate al Festival di Sanremo: nel 1958 con “Timida serenata”, “Fragole e cappellini”, “I Trulli di Alberobello” e “La canzone che piace a te”; nel 1959 con “Lì per lì” e “Avevamo la stessa età”; nel 1961 con “Tu con me”; nel 1962 con “Cipria di sole”“Lui andava a cavallo”; nel 1963 con “Occhi neri e cielo blu” e “Un cappotto rivoltato”; nel 1964 con “Sole pizza e amore”.

Tra le sue canzoni più note, ricordiamo anche “A pizza”, oltre alla rivisitazione di numerose cover, tra tutte “Core ‘ngrato” di Enrico Caruso. Dopo aver recitato in numerosi musicarelli, la sua carriera prosegue in ambito discografico fondando l’etichetta King, dove scopre e lancia talenti come Peppino Gagliardi ed Enzo Del Forno, per poi ricoprire il ruolo di consigliere comunale a Napoli negli anni ’70, impegnandosi a dovere nella divulgazione della cultura e della tradizione partenopea. Muore nel 2005 colpito da ictus, all’età di 81 anni, a lui il merito di aver saputo esportare la canzone italiana e napoletana nel mondo, riscuotendo importanti consensi in Giappone, Canada e Stati Uniti.

The following two tabs change content below.

Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.