sabato 14 Dicembre 2024

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“Dove si balla”, una bella “tamarrata” targata Dargen D’Amico – ANALISI

Recensione del brano in gara a Sanremo 2022

Dargen D’Amico è da sempre un artista complesso e completo nel vero senso di queste due parole. Complesso perché ha dimostrato negli anni di sapersi approcciare al mondo della scrittura in una maniera quasi sempre originale, sperimentando molto, ma allo stesso tempo mantenendo un livello sempre altissimo. Completo perché non si è mai negato nulla, e questo Festival ne è la più lampante dimostrazione.

Il rapper ha abituato il suo pubblico a tante (diversissime) versioni di sé. Lo ha fatto passando dall’essere profondo all’essere leggero in tempo record. Curioso, poi, che sia stato ammesso tra i big conDove si balla, uno dei brani più leggeri della sua discografia, mentre qualche anno fa ha dichiarato di essere stato scartato con “Modigliani”, un pezzo dal mood totalmente differente, per certi versi opposto alla proposta di quest’anno.

Il brano che l’artista milanese ha portato sul palco dell’Ariston rappresenta un omaggio a un certo tipo di musica dance, molto in voga in Italia tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio. Dargen d’Amico, che si presenta con la solita e inconfondibile “occhialata”, propone quella che si può definire senza troppi giri di parole una “bellissima tamarrata” che non può lasciare indifferenti gli ascoltatori.

Se è vero che il brano punta alla leggerezza e spinge sull’acceleratore con un ritornello semplice e diretto, non si può negare anche in questo caso la riconoscibilissima cifra stilistica dell’artista, uno dei pochi in fin dei conti a inserire un podio realtà all’interno del testo (“Che brutta fine le mascherine / La nostra storia che va a farsi benedire / Ma va’ a capire perché si vive, se non si balla”).

“Dove si balla” sarà contenuto all’interno del nuovo album d’inediti di Dargen d’Amico, “Nei sogni nessun è monogamo” in uscita a marzo. Il brano è un manifesto della parte più leggera e scanzonata di un artista che ha saputo negli anni di essere anche (molto) altro. Un “tammarata” sì, ma di classe.

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