venerdì 22 Novembre 2024

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Orietta Berti: “La melodia rappresenta le nostre radici, il presente e il futuro” – INTERVISTA

A tu per tu con la nota cantante emiliana, in gara a Sanremo 2021 con il brano “Quando ti sei innamorato”

Dodicesimo Festival per Orietta Berti, che ha deciso di tornare sul palco dell’Ariston per festeggiare i suoi cinquantacinque anni di carriera, un viaggio cominciato proprio a Sanremo nel lontano 1966 con “Io ti darò di più”. Col tempo si sono susseguite partecipazioni e canzoni che sono rimaste scolpite nell’immaginario collettivo di diverse generazioni, da “Io, tu e le rose” del 1967 a “Quando l’amore diventa poesia” del 1969, passando per “Tipitipitì” del 1970 e “Futuro” del 1986. Si intitola “Quando ti sei innamorato” il brano che propone in gara quest’anno, con cui riabbraccia il suo caro pubblico. Alla vigilia di questo importante appuntamento, abbiamo raggiunto telefonicamente la cantante, per approfondire la sua personale visione di vita e di musica.

Ciao Orietta, benvenuta. Partiamo da “Quando ti sei innamorato”, come è arrivata tra le tue mani questa canzone e cosa ti ha colpito di primo acchito?

«La canzone mi è arrivata più di due anni fa, mentre stavo preparando un cofanetto per i miei cinquantacinque anni di carriera. Ho mandato un messaggio ai musicisti e ai parolieri con cui avevo già collaborato in precedenza, sia giovani che veterani, e tutti mi hanno risposto mandandomi un loro pezzo, alcuni anche due. Mi trovavo a Napoli per partecipare ad una trasmissione televisiva, i due autori Francesco Boccia e Ciro Esposito sono passati a salutarmi, portandomi “Quando ti sei innamorato”. La prima volta che l’ho ascoltata ho esclamato: “ma questa è la mia storia!”, pur non avendola scritta io. Così ho pensato che fosse una canzone adatta per tutti. Chi prima e chi dopo, abbiamo vissuto le sensazioni di un incontro sfociato in una passione che può durare tutta la vita».

Poi è arrivata l’opportunità di Sanremo, da quello che ho capito, inizialmente non ne avevi molta intenzione…

«No, infatti sono ventinove anni che rifiuto di andarci. Pasquale Mammaro, oltre ad essere il mio produttore televisivo, è anche il mio editore. L’ultimo giorno disponibile per inviare i pezzi alla commissione, mi ha chiesto se poteva mandarne cinque, essendo il suo lavoro gli ho risposto di sì, senza pensare alla possibilità che mi prendessero realmente. Tra questi hanno scelto “Quando ti sei innamorato”, quando me l’hanno comunicato non volevo andarci, perchè avevo preso da poco il Covid, non stavo ancora bene, non avevo la voce di prima. Mi hanno convinto dicendomi che avrei avuto il tempo per rimettermi, perchè il Festival era stato spostato a marzo. Diciamoci la verità, avendo un progetto pronto e dovendolo in qualche modo pubblicizzare, oggi come oggi, l’unica possibilità è rappresentata da Sanremo».

La tua amica Iva Zanicchi ti ha nominato portabandiera della melodia italiana, lo avverti l’affetto e il sostegno da parte dei colleghi della tua generazione?

«Sì, in tanti hanno tentato di partecipare in gara per diversi anni, ma poi dopo si sono arresi. C’è stato un periodo in cui la melodia a Sanremo non la volevano ed è un peccato, perchè equivale a rinnegare le nostre radici, nonché il nostro presente e nostro il futuro. Noi italiani siamo amati nel mondo perchè siamo portatori del bel canto, dovremmo essere orgogliosi di questo. Anche se non ho gli stessi follower di Elettra Lamborghini, sono certa che in molti saranno felici della mia presenza al Festival. Tra tutti Marino Bartoletti e Bruno Vespa, che da anni mi ripetono di tornare a Sanremo. Adesso saranno contenti (sorride, ndr)».

Orietta Berti Sanremo 2021

Tra i tuoi supporter c’è sicuramente anche l’amico Fabio Fazio…

«Certo, anche se lui è un mascalzone. Insieme a Nino Frassica e Gigi Marzullo, ogni domenica che vado a “Che tempo che fa” provano a farmi squalificare, perché vogliono farmi cantare a tutti i costi un pezzo della mia canzone. Ma io non farò come Fedez, nemmeno per sei secondi, a meno che non mi mettano qualcosa di nascosto nel tè, non ci riusciranno mai (ride, ndr)».

Sarà un Festival totalmente diverso dagli altri, da un lato anche con meno stress, perchè avrai modo di riposarti un pochino di più…

«Non è vero! Il mio manager mi ha già detto che devo essere pronta tutti i giorni alle otto di mattina, per fare le interviste sul web o comunque in collegamento. Quindi, non posso certo presentarmi in pigiama, con i capelli spettinati e con le occhiaie, no? Avremo forse più tempo perchè, non muovendoci dall’albergo, si risparmia sicuramente sugli spostamenti. Un’altra regola è che non possiamo andare al ristorante, dovremo mangiare in camera. In più, ci prepareremo per le serate direttamente in hotel, infatti dovrò trovare un tessuto adatto per l’abito, affinché non si sgualcisca troppo!».

L’assenza del pubblico in sala ti peserà?

«Ormai è un anno che cantiamo in televisione senza nessuno, solo quando sono andata da Maurizio Costanzo c’era il pubblico. All’Ariston avremo l’orchestra, noi dal palco vedremo solo i musicisti, ci trasmetteranno loro l’energia. Questo sarà un Festival che ricorderemo tutti, perchè in settant’anni di storia non era mai capitata una cosa simile».

L’ultima volta che ha calcato quel palco era il 1992. Con te c’era Giorgio Faletti, non posso non chiederti un suo ricordo…

«Guarda, è stata la settimana più bella che ho passato a Sanremo nella mia vita. Ero spensierata, non pensavamo alla classifica, era come vivere in una commedia, con Giorgio si rideva sempre. Era il suo primo Festival, poi due anni dopo ha fatto quel gran bel pezzo di “Signor tenente”. Che dire? Se ne è andato troppo presto, l’ultima volta che l’ho visto è stato a New York, ci siamo incontrati per caso in ascensore, perchè alloggiavamo nello stesso albergo. Conserverò di lui per sempre un bellissimo ricordo».

Orietta Berti Sanremo 2021

E’ vero che originariamente “Grande amore” de Il Volo era stata proposta a te?

«Sì, le edizioni erano anche in quel caso di Pasquale Mammaro, che mi girò il brano per inserirlo all’interno del mio precedente cofanetto pubblicato in occasione dei miei cinquant’anni di carriera. Siccome non volevo andare a Sanremo, mi chiese se poteva girarlo a qualcun altro, io risposi di darlo a Il Volo, per loro si prestava bene perchè sembra una romanza. Subito dopo abbiamo contattato Michele Torpedine, che in passato era stato un mio batterista, così hanno lasciato perdere la canzone che avevano già proposto, presentando “Grande amore” e hanno vinto. Gli autori Francesco Boccia e Ciro Esposito si sentivano un po’ in colpa, così questa volta me ne hanno scritte due (sorride, ndr), “Quando ti sei innamorato” e “Film (La mia vita è un film)”, l’inedito che da il titolo al mio nuovo progetto».

Parliamo un attimino della voce, alcuni artisti riescono come te a conservare il suo splendore, altri invece la perdono per strada. Tu come te ne prendi cura?

«La voce deve essere curata, devi farle fare ginnastica, se no va via e ti rimangono solo le note centrali, quelle medie, perchè parli. Se non canti tutti i giorni, anche una mezzoretta, le note basse e le note acute spariscono. La voce è uno strumento, un muscolo, deve essere tenuto in allenamento. Poi, come dico spesso, il segreto per schiarirla è rappresentato anche dai peperoncini, che fanno un po’ lo stesso effetto del cortisone, perchè puliscono le corde vocali. Naturalmente ne porterò con me una decina anche a Sanremo».

Nel tuo caso, hanno anche contribuito gli studi classici degli esordi?

«Sì, molto, perchè ho iniziato studiando canto libero. Devi sapere che in questo momento la mia voce è bella perchè è riposata, non facendo concerti da un po’ di tempo. Pensa che, subito dopo il Festival  andrò ad incidere un nuovo progetto praticamente già pronto, che magari farò uscire tra un paio d’anni. Voglio approfittare di questo momento di grazia, perchè non è che capita spesso di avere una voce così piena, rotonda, che mi piace particolarmente»

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver imparato dalla musica fino ad oggi?

«La musica ti fa diventare una persona sensibile, aperta a tutto. L’importante è restare sempre se stessi, con i piedi bene ancorati a terra. Essere umili, perchè questo lavoro ti porta tante soddisfazioni, ma anche tante delusioni. Non bisogna mai sentirsi più importanti degli altri, la fama viene e va, per questo è importante cercare di instaurare affetto, stima e rispetto sincero con le persone che ti seguono. Alcuni miei colleghi più giovani a volte si mostrano altezzosi, si nascondono, non vogliono farsi vedere, ma prima o poi lo cercheranno il pubblico, ne sentiranno il bisogno. C’è un’idea sbagliata su questa cosa, spesso si pensa che più sei presuntuoso e più la gente di segue… direi che non è proprio così, si tratta dell’esatto opposto!».

Orietta Berti Sanremo 2021

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.