sabato 7 Dicembre 2024

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Pagelle nuovi singoli: i Negramaro si ritrovano, Michele Bravi sempre più profondo

Tutte le nostre mini-recensioni dei nuovi singoli in rotazione radiofonica

  • L’AMERICA (CANZONE PER CHICO FORTI) – Enrico Ruggieri

Lui è una di quelle penne sempre capaci di scrivere canzoni importanti e perfettamente ispirate nei contenuti. E’ anche uno dei (ahimè) pochi artisti dotati del coraggio di schierarsi ed esprimere le proprie opinioni (anche divisive) a proposito di tematiche importanti e socialmente impegnanti. Lo fa anche per questa canzone che viene dedicata alla storia e alla vicenda di Chico Forti che ancora non ha trovato una propria conclusione. A Ruggieri, dunque, va dato il merito di portare una tematica così importante a favore delle cronache eppure, in queste occasioni, il confine tra credibilità ed eccessività retorica può risultare sottile e difficile da non superare. Musicalmente questa non è, forse, una delle canzoni più riuscite di Ruggieri. Tematicamente tanto di cappello. VOTO: 6

  • FERMA A GUARDARE – Ernia e Pinguini Tattici Nucleari

Sarebbe stata una hit radiofonica e digitale anche nella sua versione originale che Ernia aveva inserito nel suo ultimo fortunatissimo album eppure questa versione in compagnia dei Pinguini Tattici Nucleari la rende ancor più efficace a livello di appeal. Di rap c’è poco ma è soprattutto l’indole indie di Ernia ad uscire allo scoperto prendendosi l’intera scena prima che la voce di Riccardo Zanotti entri in scena per uno special finale che poco aggiunge al risultato definitivo ma che ben s’inserisce all’interno della struttura non rischiando di risultare un’aggiunta poco coerente o eccessivamente costruita a tavolino. Una fusione perfetta su di un brano godibile. VOTO: 7-

  • CATTIVE STELLE – Francesca Michielin e Vasco Brondi

Francesca ci riprova ed insiste (coraggiosamente) sulla scelta di confrontarsi con collaborazioni e duetti proprio come aveva fatto per il suo ultimo album d’inediti che, dallo scorso marzo, non è mai riuscito a convincere per davvero. Prima di approdare al Festival di Sanremo lancia in radio questo nuovo inedito in compagnia di una presenza cantautorale importante come quella di Vasco Brondi. Il risultato (che ricorda senza troppa immaginazione il mondo di Elisa) è, probabilmente, uno dei più azzeccati e riusciti tra i brani di questa era discografica della cantautrice di Bassano del Grappa. Questo, probabilmente, si deve al ritorno di una melodia tradizionalmente orchestrale, ad una vocalità che si accomoda su tinte più melodiche e pop e ad una forma-duetto più rassicurante. Nell’alveo di un brano pop le due voci si sposano con efficacia e costruiscono un brano funzionale ma, insieme, anche delicato. VOTO: 7+

  • ALIBI – Ginevra Lamborghini

Dopo Elettra anche la più giovane Ginevra si lancia in musica espandendo la rappresentanza della famiglia Lamborghini anche in questo contesto. A differenza della sorella, Ginevra si trova più a suo agio con il cantato e si dota di un brano che lo possa testimoniare permettendole uno spazio melodico più ampio, disteso e arioso. Il sound è quello di un pezzo electropop che sfrutta ampiamente i campionamenti sintetici e che sfrutta una sensualità che una voce così calda può permettersi di mettere in evidenza per le contrapposizioni vocali. Niente di nuovo sotto il sole comunque e, forse, proprio per questo, rispetto alla più fortunata sorella, risulterà meno sorprendente. VOTO: 5

  • PIOGGIA – Il tre

Dopo un singolo d’esordio da record il giovanissimo rapper ci riprova per anticipare l’album del debutto discografico vero e proprio. Il risultato è un pezzo che si colloca sul solco di una tradizione consolidata che utilizza il rap per raccontare d’amore e di una relazione da vivere tra addii e riconciliazioni. Il Tre ci mette dentro sia una strofa serrata e dura che un ritornello più cantato ed incisivo da un punto di vista dell’orecchiabilità. Ne esce una canzone che, nei propri dichiarati, obiettivi raggiunge il risultato sperato e voluto. Una prova credibile e assolutamente capace di collocarsi nel nostro oggi. VOTO: 6.5

  • MANTIENI IL BACIO – Michele Bravi

Un brano sentito ed importante per il cantautore di Città di Castello che più volte l’ha definito come l’episodio più alto della propria attività musicale finora. Michele ci mette dentro tutta la sua profondità e la maturità conquistata in questi ultimi anni e che, inevitabilmente, si è tradotta anche in un consistente cambiamento musicale ma, soprattutto, di timbrica vocale e d’intenzione interpretativa. In un arrangiamento teso ed intenso che sfrutta i suoni melodici di un’orchestrazione acustica le parole si susseguono una ad una arrivando a scoprire che “è l’amore che ci salva dalla ferita del mondo”. Potente ed efficace episodio musicale che lascia senza fiato ma che, per quella dinamica strumentale sostenuta, non arriva mai a risultare eccessivamente straziante o struggente. Questa nuova profondità lo rende unico. VOTO: 8

  • LA CURA DEL TEMPO – Negramaro

Giuliano Sangiorgi ritrova se stesso per una canzone che, in sostanza, restituisce agli ascoltatori la più fedele e rassicurante raffigurazione dei Negramaro di sempre attualizzata ai nostri giorni. La partenza è lenta e soffusa con il pianoforte e la voce scura di Sangiorgi che creano un’atmosfera surreale e sospesa che, poi, si trova a crescere lentamente con l’orchestrazione ad archi e con una ritmica che gode di una scrittura non scontata o troppo lineare. In questo incedere continuo e progressivo la sensazione che prevale è che, nonostante tutto, il vero punto forte della band salentina sia da collocarsi proprio in questo genere di canzoni in cui la voce rimane la protagonista e la parte strumentale finisce per collocarsi nel saldo terreno del pop-rock in cui l’elettronica viene sfruttata solo per delle piccole ed impercettibili sensazioni. Dopo un primo singolo troppo appiattito dinamicamente ed un disco che ha virato eccessivamente verso le dinamiche 2.0 questa è la dimostrazione del fatto che, a volte, la tradizione è la migliore delle risposte. VOTO: 8-

  • IL TUO RICORDO – Samuele Bersani

La scrittura del cantautore bolognese rimane una delle più eteree e di qualità del nostro panorama discografico grazie a quella sua capacità di dipingere, ogni volta, una tela unica e preziosa con le parole che sceglie di spendere. “Il passato non paga nemmeno il biglietto” dice la coda di un inciso strumentale e disteso nel cantato per lanciare la tematica di un pezzo che si concentra tutto sulla riflessione di un tempo andato di cui, però, rimane saldamente ancorato al presente che non può e non riesce a cancellarlo. “Il tuo ricordo trova un buco nella rete e si infila dentro il mio cervello e fa padrone”. Potrebbe sembrare banale o non così originale rispetto alla tematica la realizzazione è ben povera di eguali. VOTO: 8

  • MEZZE LUNE – Sierra

Tentano una svolta i Sierra dopo un anno dal loro X-Factor che, se inizialmente li aveva incoronati vincitori morali, poi non è riuscito a confermarli davvero ai vertici delle classifiche e delle scene musicali di oggi. Con questo nuovo episodio sposano una ricetta prudente del rap più melodico e “poppizzato”. Fossero in una dimensione mediatica o televisiva non tarderebbero a vedersi nuovamente attribuito il titolo di hitmaker perchè, effettivamente, questo ritornello ha tutte le carte in regola per funzionare e farsi canticchiare con facilità. Il problema è che nella giungla del dopo-TV è difficile farsi notare con un brano che ha dentro sè poco rischio e che non riesce a catalogarsi con dovuta efficacia nè nel mondo rap nè tantomeno in quello pop. Devono trovare una dimensione propria più coraggiosa. VOTO: 5.5

  • NON – The Zen Circus

Molto meno underground e rock di quanto siano stati spesso e volentieri in passato eppure, anche in questa situazione, riescono a conservare una personalità tutta propria ed una riconoscibilità indiscutibile. La scrittura è sempre interessante e densa di contenuti che non sempre trovano adeguato spazio tra le sette note e che, invece, appare sempre più giusto restituire al nostro scenario culturale e musicale. La forma-canzone è quanto di più “pop” i The Zen Circus abbiano adottato nel corso della loro intera carriera eppure l’evoluzione del brano arriva nella seconda metà ad irrobustire il suono e la resa vocale rendendo il tutto ancora più credibile e diretto. VOTO: 7

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.