Sono già passati più di tre mesi dal termine della quattordicesima edizione di Amici di Maria de Filippi da cui Elodie è uscita come seconda classificata dietro a Sergio Sylvestre. Da quell’esperienza, però, l’interprete dai capelli rosa è uscita con ben di più che con il solo premio della critica e la medaglia d’argento: Elodie si è portata a casa un contratto discografico importante con la Universal Music, un disco contornato di firme di lusso (Fabrizio Moro, Francesco Renga, Federica Abbate, Emma, Ermal Meta) una produttrice di forte impatto come Emma (sua coach nel talent che si è dimostrata anche capace di saperci fare nelle vesti di produttrice musicale) che le ha dato anche la possibilità di aprire i suoi concerti nei palazzetti più importanti d’Italia, l’amicizia di Loredana Bertè che l’ha coinvolta anche nel suo concerto-evento all’Arena di Verona assieme alle più grandi voci femminili d’Italia e il riconoscimento di essere un’interprete dotata di una di classe e di un timbro vocale come pochi.
La firma è quella di Federica Abbate che si conferma essere l’autrice dell’anno e che dona ad Elodie un brano che torna a farle cantare della vita nei suoi lati più bui: si parla di paure, di difficoltà, errori e passi falsi mettendo da parte l’ormai eccessivamente usurato termine “amore”. Ed è in questo campo che Elodie riesce a tirare fuori il meglio di sé nell’interpretazione mettendo a disposizione del brano la sua esperienza di vita, il suo colore sporco nella voce e la sua classe vocale che la contraddistingue. A delle strofe ricche di parole che tracciano un racconto che parte e si conclude dicendo “quanto costa la paura di non essere un vincente” si contrappone un ritornello estremamente scarno e che ripete n volte il solo verso “l’imperfezione della vita” seguendo il trend degli ultimi tempi che sempre di più propone dei ritornelli così strutturati. L’effetto positivo della scelta è l’orecchiabilità estrema che ne risulta consentendo un’immediatezza perfetta per le radio; ciò che fa storcere il naso, invece, è il rammarico di non aver
Un passo in avanti rispetto al singolo estivo (ma d’altronde l’estate non può essere la stagione di una voce di questo spessore) anche se le distanza rimangono palpabili da quel capolavoro cantautorale che era “Un’altra vita” che grazie a Fabrizio Moro ha fatto sbocciare questa gemma preziosa dalla voce nera.
VOTO: 8+/10
Ilario Luisetto
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