sabato 14 Dicembre 2024

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Sanremo 2023, l’esultanza contro Ultimo ennesima pagina nera scritta dalla Sala Stampa

No, alcuni comportamenti della Sala Stampa di Sanremo non sono nè normali nè professionali

Un’esultanza che, in questi giorni, sta facendo molto rumore sui social e di cui, ieri mattina, ha parlato anche Fiorello nella sua trasmissione “Viva Rai2!“, spiegandola con quello che, secondo lui, è unicamente il frutto di una “antipatia personale“. Ma ripercorriamo velocemente i fatti.

Sabato sera Ultimo accede, come da aspettative, alla finalissima a cinque dell’ultima edizione del Festival di Sanremo 2023 e, tra i giornalisti, inizia a sorgere la paura, giustificata dal primo posto al televoto messo a segno dal cantautore romano nella serata del giovedì, per una sua ipotetica rimonta a scapito del poi vincitore Marco Mengoni. Alla lettura dei risultati, Amadeus comunica, invece, che Ultimo si è fermato al quarto posto e, quindi, diversi membri della Sala Stampa esplodono in un boato più da tifoso di calcio per un goal della sua squadra durante una finale di Champions League che da chi, in quel momento, è un giudice di un concorso canoro. Una reazione che non ha nulla di professionale.

Tutto origina dallo scontro avvenuto nel 2019 |

È un rapporto burrascoso quello tra Ultimo e la Sala Stampa, originato dalla partecipazione del cantautore a Sanremo nel 2019. È il suo esordio tra i Big, da favorito, dopo la vittoria ottenuta l’anno prima tra le Nuove Proposte e la sua “I tuoi particolari” viene da subito accolta con diffidenza per essere troppo classica, tradizionale e non al passo coi tempi. A questo si aggiunge la decisione dell’artista di non rilasciare interviste durante quella settimana. E da lì è facile passare velocemente alle etichette di “montato”, “ragazzino viziato”, “pieno di sè”, fino ad arrivare a termini decisamente più pesanti.

Il risultato della votazione finale confermerà effettivamente le sensazioni della vigilia, con Ultimo che arriva al 48% nel televoto, ma viene poi ribaltato dalla Sala Stampa che porta a trionfare il suo favorito Mahmood, pur partendo da un misero 20% ottenuto dalla giuria popolare.

La reazione del cantante di “Alba” non si fa attendere e arriva a caldo. “Avete una settimana per sentirvi importanti e dovete sempre rompere il c***o“, dichiarerà in conferenza stampa, per poi rincarare la dose il giorno dopo nelle Instagram Stories: “Io mi chiedo come sia possibile che a Sanremo si dia l’opportunità di televotare da casa e poi la gente che lo fa venga presa in giro, con un risultato del 48% che viene completamente ribaltato dal giudizio di quei giornalisti che sono gli stessi che, mentre parlo io, gridano che sono un deficiente, uno str******o e che devo andarmene a casa“. Facile che, ancora oggi, paghi per quelle parole.

Gli esempi Il Volo, Meta/Moro e Annalisa

Il suo è l’episodio più eclatante ma non è l’unico avvenuto in questi ultimi 10 anni di Festival. Durante la stessa edizione della kermesse, alcuni giornalisti urlano ai ragazzi de Il Volo parole come “m***e“, “vaf*****o“, “in galera“, trasformando di colpo la Sala Stampa nella più becera curva ultras.

Nel 2018, invece, diversi membri spingono con insistenza per la squalifica di Fabrizio Moro ed Ermal Meta perché la loro canzone “Non mi avete fatto niente“, poi vincitrice, portava lo stesso ritornello di un brano presentato qualche anno prima da Andrea Febo nella sezione Nuove Proposte. Per loro un’accusa infamante di plagio, nonostante il brano era firmato anche dallo stesso autore.

E, in quell’anno, si assiste ad un’altra esultanza per una non-vittoria: quella di Annalisa con “Il mondo prima di te“, classificatasi al terzo posto. La cantante sarà, però, poi colpita anche nel 2021 quando, dopo essere stata posizionata al primo posto dalla Giuria Demoscopica, il giornalista Luca Dondoni dichiara che “venerdì ci toccherà un compito per qualcuno forse ingrato ma grato alla musica, ovvero rimettere a posto alcuni pennellini“, facendo quindi capire che la Sala Stampa aveva già premeditato la sua caduta in classifica. Che infatti avvenne.

Gli esempi Bianca Atzei, Nesli/Alice Paba e Modà

E di esultanze se ne sono viste anche l’anno prima quando Bianca Atzei finisce, durante la seconda serata, a rischio eliminazione con il brano “Ora esisti solo tu“. La presenza della cantante viene rifiutata sin da subito da buona parte della stampa: alcuni postano loro foto di spalle durante le sue esibizioni, altri si lasciano andare ai peggiori insulti nei suoi confronti. Attacchi che portano Bianca a piangere sul palco dell’Ariston, reazione poi motivata così: “Ho sentito l’applauso del pubblico e mi sono commossa. Ho capito di essere arrivata nonostante la critica mi avesse massacrata. Bisogna essere forti perché chi esagera ha fatto anche ammalare le persone, pensiamo a Mia Martini“.

In quel 2017 l’odio non era però solo indirizzato a lei, ma anche verso la coppia formata da Nesli e Alice Paba con il cantautore che, qualche anno dopo, dichiarerà: “Li ricordo bene anch’io i cori della Sala Stampa, ci sono andato in depressione per mesi. Ero con Alice Paba che aveva appena 19 anni e ci hanno massacrati“.

E, infine, proprio durante la scorsa settimana festivaliera, Kekko Silvestre ha ricordato di quando, nel 2013, in gara con il brano “Se si potesse non morire” con i suoi Modà, “alcuni ci davano gli 0. La canzone ti può non piacere, ma almeno puoi valutare la performance, il modo di cantare… Quello non è un voto obiettivo“. Ed era infatti un’evidente strategia per impedire la vittoria a loro che, in quel periodo, partivano come favoriti.

In conclusione |

Sono tutti esempi che rendono la competizione poco sana. Da una giuria tecnica ci si aspetta professionalità, obiettività, un giudizio non condizionato da gusto o antipatia personale e, invece, ciò che ne esce sono ripicche, strategie, sorti di una canzone decise ancor prima che venga cantata. Perché tutti questi episodi non fanno che dimostrare come, nei confronti di questi artisti, il giudizio della Sala Stampa non potrà mai essere obiettivo.

Ultimo con questo Sanremo ha voluto dare una seconda opportunità a chi ha mancato di rispetto ad un artista che riempie gli stadi. Ha teso loro la mano, si è mostrato anche molto più disponibile nelle interviste, è tornato proprio per non lasciare di lui quel ricordo. Ieri ha spento persino le polemiche dei fans originate dall’esultanza, postando la foto di un suo concerto e scrivendo: “Non vedo l’ora di rivedervi. Il resto non ci tocca, perché in questa foto c’è già tutto. Andiamo avanti“.

E ha dimostrato così che in quelle parole, per cui è stato più volte attaccato anche sui social, c’era la normale reazione di un ragazzo giovane a cui era stata strappata una vittoria e che, con il passare degli anni, lui ha lavorato su sé stesso, è cresciuto e maturato. Quello che non hanno fatto gli artefici di quell’esultanza.

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.