La band ospite del Festival veneto
Si è concluso pochi giorni fa uno degli appuntamenti, ormai storici, della musica estiva veneta. Anche durante questa nuova edizione si sono alternati sul palco numerosi artisti, intrattenitori, cover band e personaggi di fama nazionale ed internazionale.
Per la serata dei big quest’anno l’organizzazione ha voluto ospitare i Negrita, gruppo musicale che da anni propone un puro rock italiano, formatosi all’inizio degli anni novanta ad Arezzo e prendendo il loro nome dal brano dei The Rolling Stones “Hey! Negrita”.
“Desert Yatch Club” è il nome del tour che la band sta portando in giro per l’Italia e come si poteva immaginare al Mirano Summer Festival hanno fatto il “botto”. “Ci stiamo già rendendo conto che sarà un’estate molto divertente”, ci dice Enrico Salvi in arte Drigo, storico chitarrista della band che ci ha concesso un’eccezionale intervista qualche giorno prima del concerto.
“Arrivati alla fine degli impegni dell’ultimo tour ci siamo concentrati sulla produzione dell’album e lo abbiamo fatto come è nostra tradizione ormai dall’album ‘Como sogna di volare’. È diventata una nostra abitudine – continua il Drigo – quella di comporre o iniziare un nuovo album attraverso un viaggio lungo ed importante e le ultime date di Londra, Tokyo e Los Angeles sono state l’espediente per iniziare questo nuovo viaggio. Giunti a Los Angeles siamo stati qualche giorno a casa di Vasco che vive lì solo qualche mese all’anno e per il resto del tempo affitta volentieri ad amici e colleghi e abbiamo iniziato lì la composizione. Successivamente abbiamo noleggiato un Van”.
Un viaggio negli USA che ha portato la band, ancora una volta, ad uscire dal classico schema dello studio di registrazione per lasciarsi ispirare e dare vita a nuova musica.
“Mentre in passato eravamo sempre su quattro ruote ma andavamo a cercarci gli studi di registrazione in cui allestire tutto e comporre, questa volta volevamo fare in maniera ancora più snella e minimale. Tutto il necessario per la composizione era una chitarra acustica e un basso, un computer e due casse per ascoltare la musica e lo spirito era quello di viaggiare ed affrontare giorno dopo giorno situazioni nuove oppure fermarsi qualche giorno in città più interessanti come San Diego e passare per questo Desert Yatch Club, un “resort” che in realtà nasconde un’installazione artistica frequentata da gente particolare, ovviamente, in mezzo al deserto. L’album poi ha preso questo nome perché effettivamente tra tutti i posti visitati è stato quello più particolare e suggestivo”.
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Galleria | Foto di Alessio Marini
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