A tu per tu con Matteo Romano, in occasione dell’uscita dell’EP “Finta nostalgia”. La nostra intervista al giovane artista alla vigilia di questo primo progetto discografico
È fuori da oggi, venerdì 25 ottobre, il primo EP di Matteo Romano, intitolato “Finta nostalgia”. La nostra intervista al giovane artista classe 2002, a proposito di questo progetto e del suo percorso di crescita.
Tra canzoni già note e inediti ancora da conoscere, “Finta nostalgia” racchiude l’anima di un cantautore della gen Z, che singolo dopo singolo ha imparato a conoscere se stesso e ciò che lo circonda, tra forti emozioni e relazioni personali quanto universali.
Matteo Romano, “Finta nostalgia”: l’intervista
“Finta nostalgia” racchiude nove tracce che riassumono questi tuoi ultimi anni di vita. Alla fine, potremmo considerare questo primo progetto come fosse una sorta di raccolta da “Concedimi” in poi?
«Sì, ed è proprio la cosa che mi piace, perché me lo vivo da una parte come un punto di chiusura degli ultimi tre anni del mio percorso di crescita, dall’altra come un punto di partenza, perchè nelle tracce nuove esprimo dove voglio andare e cosa sono un po’ diventato nel corso del tempo. E penso che il mix, anche tra le canzoni un po’ più vecchie e quelle nuove, sia proprio la cosa che più mi piace del progetto, l’essenza stessa di questo EP».
In tal senso, mi ha colpito la scelta dell’ordine della scaletta, nel senso che le canzoni non sono state inserite in ordine cronologico, ma logico. In cosa ti senti cresciuto e in cosa ti senti cambiato?
«Forse mi sento cresciuto un po’ in generale, come persona, e questo si riflette inevitabilmente nella scrittura. Penso di essermi concesso un po’ più di fragilità e un po’ più di vulnerabilità, aspetto che ha sempre fatto parte delle mie canzoni, ma sempre in relazione al rapporto con le altre persone. Ho sempre parlato delle mie insicurezze. La cosa che trovo di aver sbloccato è l’autoanalisi che c’è, per esempio, nell’inedito “Non esisti”, che per me è un brano estremamente personale, nato nella mia cameretta, un po’ come nascevano le mie canzoni all’inizio.».
Ad aprire l’ascolto c’è “Tornado”, che è il singolo scelto come apripista, una canzone che si divide tra strofe più lente e un ritornello up tempo. Un brano che mette insieme due delle tue anime più evidenti e più conosciute, no?
«Sì, a me gasa un sacco questa cosa, la cosa che proprio mi colpisce di “Tornado” e che mi ha spinto a sceglierlo come singolo. C’è la parte riflessiva, personale e autobiografica, e dall’altra anche una versione un po’ più spinta, un po’ più leggera e un po’ più up. Un pop vero e proprio, che poi in realtà segue anche un po’ tutti i miei ascolti dell’ultimo periodo: da Charlie XCX a Sabrina Carpenter. Quindi mi piaceva riportare questo immaginario anche nella mia nuova musica».
La tua è un po’ una favola: durante il lockdown scrivi una canzone che poi esplode su TikTok, da lì il contratto con Universal e tutto il resto. Hai mai riflettuto su questa escalation atipica per i tempi che corrono? Negli anni 60 funzionava in egual misura, solo che al posto di TikTok c’erano i jukebox, mentre oggi il percorso canonico può essere considerato magari quello di un talent show. Hai mai riflettuto sulla straordinaria età del tuo percorso oggi?
«Mi rendo proprio conto che il mio è stato il più giusto per la mia persona, perché un talent o un altro velocizzatore, forse, non mi avrebbe aiutato e non me lo sarei vissuto io bene. Invece l’escalation che ho avuto attraverso TikTok mi ha permesso di rimanere anche più protetto, per certi versi, e questa cosa mi ha aiutato tantissimo e sento che mi ha tutelato, perché mi ha dato modo di rimanere sempre con i piedi per terra, circondato dalle stesse persone di sempre, quelle che mi hanno visto crescere. Per questo sono sempre rimasto me stesso e ho avuto modo di metabolizzare il tutto e sono molto contento. Anche perché mi rendo conto, col senno di poi, di essere stato uno dei pochi ad essere partito in questo modo e ad aver proseguito nel mio percorso di crescita. Quindi non cambierei nulla nemmeno se potessi, è stato ed è tutto stupendo così».
Nico Donvito
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