A tu per tu con i Follya per parlare del singolo “Numero uno”. La nostra intervista al gruppo in occasione dell’uscita del brano
È fuori da venerdì 22 novembre il nuovo singolo dei Follya, ititolato “Numero uno” (Benzai Records / distribuito da ADA Music Italy). La band, oggi composta da Alessio Bernabei (voce), Alessandro Presti (basso) e Riccardo Ruiu (batteria), torna sulle scene musicali con una nuova identità, ma con la stessa grinta di sempre. Follya INTERVISTA
“Numero uno” è un brano power pop scritto, prodotto e registrato durante l’estate in una cameretta di montagna, tra letti a castello e moquette, un ambiente raccolto che ha donato alla traccia un’atmosfera intima, nostalgica e al tempo stesso energica. Il brano celebra la “numero uno” nella vita di ciascuno, che sia un amore, un amico, una madre o persino un animale domestico. Il ritornello (“perché sei la numero uno, a volte ci odiamo ma poi come i quadri ci attacchiamo al muro”) trasforma le sfide di un legame in un inno dedicato a chi conta davvero. In occasione di questa nuova uscita, abbiamo incontrato i Follya. Ecco cosa ci hanno raccontato.
I Follya presentano il singolo “Numero uno”, l’intervista
Cosa rappresentano per te questo brano e questo ritorno?
«Siamo tornati da indipendenti, perché abbiamo fatto un disco con Universal nel 2023, poi abbiamo voluto ripartire dopo un anno di stand-by. Siamo molto felici, perché “Numero uno” ci rappresenta in questo nostro momento storico. Tra l’altro è nato in maniera molto curiosa, perché è stato da prima scritto in montagna da Alessio e suonato a distanza con gli altri componenti. Non è neanche scontato che oggi esca un pezzo suonato veramente, con gli strumenti veri. Nel pezzo c‘è il basso di Alessandro, la batteria di Riccardo e le chitarre di Pietro. Insomma, il risultato ci rende molto soddisfatti proprio perché è un brano che ha delle parti analogiche al suo interno, quindi per noi rappresenta un passo molto importante».
Da quali riflessioni è stato ispirato il testo?
«Fondamentalmente è stato scritto pensando alla propria numero uno, ma l’obiettivo è che ciascuno di noi possa dedicarlo a chiunque ci sappia tirare fuori dai guai, alle persone importanti che sanno toglierci da situazioni spiacevoli. A me è successo. Nel brano c’è una sorta di visceralità che un po’ evoca questa cosa, almeno per noi».
Le novità sono principalmente due: il cambio di formazione, con l’uscita di Francesco Pierozzi, e il passaggio da indipendente. Come avete vissuto questo ultimo anno?
«È stato un anno fatto di cambiamenti. Far parte di un gruppo non vuol dire essere in gabbia, per questo la fuoriuscita di Francesco ci è dispiaciuta, abbiamo condiviso tanto con lui, ma per questioni personali ognuno è libero di percorrere la propria strada, anzi non cambia il bene che si prova. Chiaro che l’uscita di un componente non comporta al cambiamento sugli altri o al cambiamento delle scelte musicali. L’essenziale è rimasta la stessa, l’amore per la musica e la fame di creare nuova musica, di poter suonare. A questo aggiungiamo il fatto che quest’anno siamo tornati a realizzare insieme un bel po’ di live e questo aspetto è per noi il più importane, perchè suonare dal vivo ci ha restituisce comunque una bella carica».
Per concludere, qual è la lezione più importante che sentite di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
«La cosa più bella che ci ha insegnato la musica è la condivisione, perché è vero che siamo esseri singoli che vivono le proprie vite da soli, ma senza condividere emozioni con gli altri tutto perde senso. Abbiamo mosso i nostri primi passi nella musica in una band quando andavamo ancora al liceo e dopo scuola non vedevamo l’ora di andare in garage, attaccare la chitarra scordatissima e fare casino. Questa cosa della condivisione è molto importante perché quando ti fai forza tra compagni, che sono anche i tuoi migliori amici, puoi dare il meglio di te e soprattutto la prendi come un gioco, come un divertimento. E in questo mestiere è fondamentale non prendersi troppo sul serio».
Nico Donvito
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