Per la prima volta in questa rubrica mi occupo di un mondo e di un genere che mi è sempre piaciuto, che è quello dell’hip hop. Stavolta non tratteremo una band ma tratteremo di un solista, Simone, in arte Anem’ Amar. Rapper partenopeo, fin da piccolo la strada vive la strada come il suo pane quotidiano nonostante si avvicini alla musica con le lezioni di pianoforte del maestro Campassi. I suoi primi dischi escono su Soundcloud ed il 13 gennaio 2017 esce nei negozi con “Mare Di Plastica/Tambur’ ‘e guerr’”, disco doppio dove esce tutta l’aggressività partenopea ma anche atmosfere più evocative alla Boomdabash. Lo abbiamo intervistato per voi.
D: Raccontaci un po’ delle tue origini
R: Quando ero piccolo ho sempre pensato che cantare fosse una cosa che mi appartenesse. Ho sempre ascoltato della buona musica grazie a mio padre, il mio primo insegnante, appassionato anche lui di musica. Crescendo ho cominciato a cantare canzoni di artisti come Jim Morrison, Bob Marley e Pino Daniele. Successivamente ho trascorso 4/5 anni a scrivere e questo mi ha permesso di realizzare una demo di 4 pezzi intitolata “O’ figlio da luna”, canzone che prende spunto dalla omonima canzone dei Meccano. È iniziata poi la collaborazione con SnowCat con cui ho realizzato il disco ”Solo musica nel vento” nel 2008 e “Anime perse” nel 2009. Ci facevamo chiamare Anem Amar & Snowcat. Entrambi i dischi però sono usciti solo su YouTube e Soundcloud. Ho deciso quindi di provare con un album diverso ed ho cominciato a fare un album da solo: dopo 5 anni è diventato un doppio disco dal titolo ”Mare di plastica” che contiene oltre a 11 inediti anche “Tambur’ e guerr’”.
D: Parlaci del tuo ultimo lavoro
R: Il mio ultimo lavoro equivale alle 12 fatiche di Ercole! Un lavoro immenso, un disco completamente analogico ”Tambur e guerr” ed uno digitale “Mare di plastica”. Ci sono voluti 5 anni per finire tutto, è un lavoro che racconta della mia anima e di come vedo questo mondo non solo attraverso gli occhi miei ma anche della gente. Entrambi sono disponibili su Spotify.
D: Ormai il rap è diventato un grande mezzo di espressione molto popolare. L’Italia è pronta per una vera e propria affermazione di questo genere o siamo ancora troppo legati alle hit radiofoniche ed alle contaminazioni pop?
R: Il rap e sempre stato una forma molto forte di espressione fin da quando c’erano gli schiavi neri nei campi americani di cotone. E’ diventato con il tempo una forma di arte ed un modo di esprimersi per tutti quelli che hanno qualcosa da dire, soprattutto le persone che la vita ha messo più alla prova. In Italia il rap è legato tanto, troppo, al pop però scavando nel profondo si possono trovare molte cose buone: del rap ancora puro.
D: Cosa rende la terra partenopea così prolifica nel mondo rap? Le tue origini pensi ti abbiano aiutato a stabilire la tua strada?
R: Io per metà sono toscano, sono nato a Pisa, anche se ho sempre vissuto a Napoli, la terra del canto. La nostra è una città dove la gente canta sempre, nelle case, per strada…è sempre stata ricca di parolieri e di melodie. (È anche terra di diversi rapper importanti come Ntò, Luchè, Clementino, Rocco Hunt…ndA)
D: Quali sono le tue ispirazioni?
R: Ovviamente ascolto molto Pino Daniele ed Enzo Avitabile ma non soltanto! Diciamo che ho un bagaglio molto ampio che spazia da Bob Marley, De Crescenzo, Afrika Bambaataa, 2PAC, Busta Rhymes, Public Enemy, Snoop Dogg e tanti altri.
D: Se dovessi scegliere una sola tua canzone per farti conoscere e far capire chi sei quale sceglieresti?
R: Sicuramente Mare Di Plastica.
D: Cosa pensi dei talent show?
R: I talent non mi piacciono, ritengo siano abbastanza pilotati e gli artisti sembrano fantocci costruiti, robot più che cantastorie.
D: Quale canzone italiana ti sarebbe piaciuto scrivere?
R: “Mediterraneo” di Mango.
D: Quali consigli daresti ad altri emergenti?
R: Consiglio di lavorare molto perché c’è sempre da imparare, di rimanere umili, con i piedi per terra perché spesso sognando ci si può perdere. E soprattutto usate la musica per allontanarvi dalle brutte storie e dalla strada!
Grazie a Sara Grillo e Apogeo Records
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