L’incontro con l’artista pescarese, in gara tra i ventiquattro finalisti di Sanremo Giovani con “L’inizio”
Solare, appassionata, contagiosa e intraprendente, questo e molto altro ancora è Laura Ciriaco, artista che abbiamo conosciuto e apprezzato nel corso dell’ultima edizione di The Voice. “L’inizio” è il titolo del brano scelto dal direttore artistico Claudio Baglioni e dalla sua commissione per partecipare a Sanremo Giovani, contest che andrà in onda giovedì 20 e venerdì 21 dicembre e che darà la possibilità a due artisti di calcare il palco del Teatro Ariston il prossimo febbraio.
Ciao Laura, partiamo come si suol dire da “L’inizio”, brano con cui parteciperai alla finalissima di Sanremo Giovani, com’è nato e cosa rappresenta per te?
«E’ nato dal mio vissuto, mi sono affidata per la scrittura e la stesura alle penne di Andrea Tripodi e Stefano Paviani, per raccontare una storia d’amore, sia nei confronti di un’altra persona che verso me stessa. Volevo raccontare del bene che si può provare doppiamente e in maniera contestuale, soprattutto dopo delle vicende belle e brutte che scandiscono il nostro quotidiano. Il messaggio che vorrei dare è proprio questo: siamo l’inizio di tutto, ogni cosa deve partire da noi».
Un brano che colpisce sin dal primo ascolto per la sua orchestrazione e la struttura melodicamente riconoscibile. Sono le sonorità che più ti rappresentano e che mettono maggiormente in risalto la tua timbrica molto particolare?
«Si, queste sonorità sicuramente mi rappresentano, anche se provengo dal mondo del funk e del soul. Questi sono i miei colori, ho cercato di mettere in risalto le mie caratteristiche vocali virando un po’ più sul pop, l’orchestrazione del Maestro Andrea Tripodi è facilmente riconoscibile e, come mi hanno detto in tanti, molto sanremese. Il mio disco, già pronto da mesi ma che uscirà a breve, mescolerà tutte queste influenze e sarà incentrato su me stessa e la mia voce».
Dietro ogni progetto discografico c’è sempre un grande team di lavoro, personalmente nutro un profondo rispetto per tutte le persone coinvolte. Senza urtare la tua professionalità né tantomeno la tua sensibilità, come stai vivendo le polemiche degli ultimi giorni e le presunte accuse di plagio?
«Mi dispiace molto per tutto quello che ho letto e sentito, diciamo che al momento sono una finalista di Sanremo, sono grata alla commissione per essere stata scelta, per la grandissima opportunità di salire su quel palco e far sentire la mia canzone, la mia voce e portare il mio messaggio. Sul resto non ho granché da dire, come ti dicevo prima ho un disco pronto con otto brani, sicuramente se avessimo previsto ciò che sarebbe potuto succedere, avremmo presentato quantomeno un altro pezzo».
Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip?
«Il videoclip è stato girato a Verona da Francesco Ferri Faggioli, abbiamo voluto esaltare il testo della canzone, parole alle quali sono molto legata, perché parlano di me e della mia storia. Con quelle immagini abbiamo cercato di trasmettere proprio questo, non ho voluto metterci nient’altro se non me stessa e la mia canzone».
Facciamo un salto indietro nel tempo, come e quando ti sei avvicinato alla musica?
«Ero piccolissima, avevo sei anni, mio fratello maggiore studiava pianoforte e chiesi a mia madre di poter fare altrettanto. Con gli anni ho allargato la mia passione anche nei confronti del canto, senza mai abbandonare quello che per me è lo strumento più bello e rappresentativo».
Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato il tuo percorso?
«Ho trascorso la mia adolescenza tra Stevie Wonder e Aretha Franklin, il mondo che ti dicevo prima. Per quanto riguarda la lingua italiana, invece, sono da sempre affascinata da Fiorella Mannoia e dal suo modo di raccontare le canzoni, ma apprezzo moltissimo anche Patty Pravo e Mario Biondi, fondamentalmente sono ispirata da tutti quei cantanti che portano un messaggio, perché la voce è importante ma, a mio parere, lo è anche saper trasmettere emozioni».
Con quale spirito ti affacci sul mercato discografico e come valuti il livello generale dell’attuale settore discografico?
«Devo ammettere di aver ascoltato diverse cose interessanti negli ultimi anni, mi affaccio con la speranza di poter portare qualcosa di nuovo attraverso la mia vocalità, ho visto molte persone incuriosite dalla mia timbrica e spero di mantenere vivo questo interesse con il mio disco. Sono fiera di questo lavoro, perché le tracce parlano di me e di tutto ciò che ho vissuto».
Sei reduce dalla partecipazione all’ultima edizione di The Voice. A freddo, cosa ti ha lasciato quest’esperienza?
«Mi sono molto divertita, aspetto che reputo molto importante in questo lavoro, e mi ha lasciato un bel seguito e un riscontro positivo del pubblico, sia tramite i social che quando mi capita di interfacciarmi con le persone, ho notato una risposta molto positiva».
Pensi di aver già raggiunto una chiara identità artistica o, più semplicemente, ne sei ancora alla ricerca?
«Ti dico la verità, negli anni ho variato i miei ascolti e il mio repertorio, con il tempo ho capito cosa mi viene meglio e cosa mi piace di più cantare, due aspetti che spesso non coincidono, ma ho trovato un giusto equilibrio, una mia dimensione e la mia identità musicale, semplicemente perché ho messo tutta me stessa, senza riserve».
Per concludere, cosa ti aspetti da Sanremo Giovani? Al di là della vittoria e della conseguente possibilità di calcare il palco dell’Ariston, quale sarebbe per te il riconoscimento più grande?
«In primis esserci arrivata, canto da tanti anni e ho lavorato sodo per mettere in cantiere questo mio progetto, perché non è semplice oggi come oggi. Certo, sarei ipocrita se ti dicessi che non mi piacerebbe vincere, come credo desiderino tutti i miei compagni, ma sono contenta di potermela giocare. Il mondo della musica oggi è saturo di proposte, essere stata selezionata tra oltre seicento persone per me è un bellissimo traguardo».
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Nico Donvito
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