domenica 24 Novembre 2024

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Sanremo Giovani, conosciamo meglio i Deschema

A tu per tu con la band toscana, in gara tra i ventiquattro finalisti con il brano intitolato “Cristallo”

Esperienze di palco e di vita, questo accomuna i Deschema, band composta dal cantante e tastierista Gianluca Polvere, dai chitarristi Nicola Facco e Giulio Cappelli, dal bassista Emilio Goracci e dal batterista Massimiliano Manetti. Dopo aver pubblicato il primo EP nel 2017, i cinque ragazzi rompono il loro silenzio discografico con “Cristallo”, brano dalle forti contaminazioni rock-pop-elettroniche, in gara tra i ventiquattro finalisti di Sanremo Giovani, contest dedicato agli artisti emergenti le cui fasi finali andranno in onda giovedì 20 e venerdì 21 dicembre in prima serata su Rai Uno. Alla vigilia di questo importante appuntamento, abbiamo raggiunto telefonicamente i componenti del gruppo.

Ciao ragazzi, partiamo da “Cristallo”, brano con cui concorrerete nella finalissima di Sanremo Giovani. Com’è nato e cosa rappresenta per voi?

«Parla di quei momenti in cui ci sentiamo più fragili e vulnerabili, abbiamo utilizzato l’immagine del cristallo perché era chiara e semplice, all’apparenza senza difetti, basta un niente per frantumarsi in mille pezzi. In questo pezzo vogliamo spronare le persone che stanno passando un brutto momento a rialzarsi ed andare avanti, infondere coraggio e magari risultare utile a qualcuno. Il testo è stato scritto dal nostro batterista Massimiliano, mentre la musica è nata in sala prove da tutti e cinque».

Dal punto di vista musicale, quali sonorità avete scelto per presentarvi al grande pubblico?

«Il nostro genere è un rock-pop-elettronico, sonorità fresche che vanno dagli anni ‘80 fino ad oggi, con l’ausilio di sintetizzatori e di contaminazioni che ci caratterizzano da sempre».

La vostra è musica suonata, come viene evidenziato nel videoclip ufficiale che accompagna il brano. Cosa avete voluto trasmettere attraverso quelle immagini?

«La nostra è una band a tutti gli effetti, siamo cinque leader e abbiamo voluto trasmettere l’idea di un gruppo compatto e coeso. In questo video abbiamo voluto in mettere risalto l’energia e la sincerità con cui realizziamo la nostra musica».

Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di creare il gruppo?

«Il progetto Deschema nasce ufficialmente nel 2016, dalla necessità di rompere gli schemi con il passato, da qui de-schema. Suoniamo insieme dal 2008, siamo nati come un gruppo rock e ci conosciamo davvero da moltissimo tempo. Maturando abbiamo deciso di sperimentare nuove sonorità, siamo rimasti affascinati dall’elettronica e abbiamo ricercato una nostra precisa identità».

Cosa aggiunge “Cristallo” rispetto alle sei tracce contenute nel vostro primo EP pubblicato lo scorso anno?

«Le innovazioni riguardano sicuramente il suono, la nostra è una ricerca continua, cerchiamo di far combinare il pop al rock con l’elettronica, unendo sonorità del passato con quelle odierne. In questo pezzo abbiamo aggiunto strumenti veri mescolando un po’ il tutto, mentre nell’EP c’erano brani meno contaminati e con un unico genere di riferimento».

Quali ascolti hanno influenzato il vostro percorso? 

«Gli ascolti sono molto vari perché inizialmente tutti noi veniamo da mondi diversi, col tempo abbiamo trovato molti punti di incontro. In comune abbiamo l’influenza dei Subsonica, un gruppo a cui ci ispiriamo, mentre per l’estero facciamo riferimento ai The 1975, ai Muse e alle band di quel filone lì». 

Con quale spirito vi affacciate al mercato e come valutate il livello generale dell’attuale settore discografico?

«Domanda difficile, il mercato italiano è vario ma non come all’estero, purtroppo. Abbiamo un sacco di generi e sottogeneri, quello che cerchiamo di fare nel nostro piccolo è portare un genere fresco con un sound innovativo ed internazionale, cantando rigorosamente in italiano per essere più diretti e incisivi».

Provenite dalle selezioni di Area Sanremo, come valute questo lungo percorso?

«Il nostro percorso con area Sanremo è iniziato ad agosto, abbiamo fatto sei tappe fino ad arrivare alla commissione della Rai capitanata da Claudio Baglioni, che poi ha annunciato la nostra presenza tra i ventiquattro finalisti di Sanremo Giovani. Per noi è stata un’emozione unica, una grande e doppia soddisfazione perché arrivata al nostro primo tentativo».

Quali sono i tratti distintivi della vostra band?

«La grande energia che esprimiamo nei nostri concerti, infatti la dimensione live è quella che noi preferiamo. È fondamentale anche la sincerità, la musica per noi è una cosa seria e la viviamo in modo piuttosto importante, solo in questo modo si può risultare credibili».

Credete di aver raggiunto una vostra identità ben definita o ne siete ancora alla ricerca?

«Sicuramente ne siamo ancora alla ricerca, la perfezione è un qualcosa che non si può raggiungere mai. Con gli anni siamo riusciti ad ottenere un discreto livello di immagine e di sonorità, ma sperimentiamo quotidianamente per arrivare non si sa dove un domani».

Al di là della vittoria e della conseguente possibilità di calcare il palco dell’Ariston, cosa rappresenterebbe per voi il riconoscimento più importante?

«Al di là della Vittoria o meno, per noi è un punto di inizio, quello che verrà dopo non si sa, per adesso ce la godiamo e vedremo cosa succede. Se vinciamo ben venga, tutto il resto è un grande punto interrogativo».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.