venerdì 22 Novembre 2024

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Ultimo e il suo sfogo in dialetto nel nuovo brano “Fateme cantà” – RECENSIONE

Dal 22 febbraio disponibile ovunque il nuovo brano del cantautore romano, secondo anticipo dall’album Colpa delle favole 

Il successo, specie quando rapido, travolgente e inaspettato verso un ragazzo di 23 anni, può assumere tante forme, tante facce della medesima medaglia che si incastrano ed insieme compongono un puzzle di situazioni a volte appaganti, altre volte surreali. Un’onda che è difficile da cavalcare e allo stesso tempo dalla quale è sconsigliato scendere. Questo lo sa bene Ultimo, ragazzo prodigio classe 1996, romano di San Basilio, musicista, autore e soprattutto cantautore e autentico mattatore musicale del biennio 2018-2019 che lo ha visto protagonista indiscusso grazie a canzoni e tour, con la notizia fresca di aver mandato sold out lo stadio Olimpico di Roma (dove si esibirà il prossimo 4 luglio) con 5 mesi di anticipo.

Ora che anche Sanremo, dove Niccolò si è classificato al secondo posto con il brano I tuoi particolari, è passato portando via con sé le sue polemiche, ecco che il cantante romano è pronto a lasciarsi questa esperienza alle spalle per ripartire sulla strada che lo porterà il prossimo 5 aprile alla pubblicazione del terzo album in studio dal titolo Colpa delle favole, dal quale lo scorso 22 febbraio è stato estratto il brano Fateme cantà.

“Fateme cantà che non c’ho voglia de sta con sta gente che me parla ma non dice niente”: così Ultimo ci introduce nel pezzo facendone subito capire il mood. Fateme cantà è uno sfogo duro e crudo in cui l’artista si spoglia di ogni artificio per dirci esattamente quello che sente e quello che prova, cantando per tutto il brano in romanesco in modo da rendere il tutto ancora più sincero.

Ultimo riflette sul suo presente e su questo “sporco successo, che è amico sul palco e t’ammazza nel resto”, e, sulla solita bella base musicale che si appoggia al pianoforte suonato da lui stesso, disegna immagini urbane che ben si sposano al video del singolo in cui per altro appare per un cameo Antonello Venditti, non a caso capostipite del cantautorato romano in Italia.

Stavolta il cantautore abbandona il sentimento amoroso e gioca tutto sullo sfogo, Fateme cantà diventa così un vero e proprio manifesto, un grido più che di aiuto di comprensione di un ragazzo che a 23 anni si sta prendendo tutto molto in fretta e senza sosta, senza rinunciare alla solita vena poetica che esce tutta nella parte finale del brano: “fateme cantà per quel tizio che non c’ha più er nome, sta per strada elemosina un core, pe’ quel padre che se strigne l’occhi davanti a suo figlio pe’ proteggeje i sogni…”

Ultimo dimostra con questo brano di saper allargare i suoi orizzonti ben oltre il territorio della canzone d’amore, certificando il proprio talento nella scrittura e nel saper cogliere in questo caso tutti gli aspetti, belli o brutti, del successo. Un brano maturo e coraggioso che colpisce perché arriva dritto senza mediazioni, uno sfogo in crescendo con cui il cantante ci fa capire che non è mai tutto rose e fiori e anzi, il prezzo da pagare a livello personale è spesso molto alto.

Non è facile entrare in quest’ottica, specialmente in questo determinato contesto storico, in cui la rete trasforma tutti in giudici della verità, trasformando la libertà personale in un autentico Far West in cui più che capire l’opinione e il punto di vista di qualcuno, si tende a cercare di distruggere il tutto senza averne le giuste conoscenze. Così ci si dimentica che anche gli artisti in fin dei conti sono esseri umani con emozioni e non robot programmati per sbancare le classifiche virtuali generando numeri.

Voi dategli un pianoforte, fatelo cantà, che quando canta, Ultimo difficilmente sbaglia…

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