A tu per tu con il cantautore abruzzese per parlare del suo singolo intitolato “Ridevano tutti di me”
Tempo di nuova musica per Antonio Tagliafierro, meglio conosciuto con lo pseudonimo di An To, artista campano che ha da poco rilasciato il suo ultimo progetto discografico “Ridevano tutti di me”, così come il titolo del nuovo singolo estratto che affronta la delicata tematica del bullismo. Ad accompagnare il brano, arricchito dal featuring di Massi (vero nome di Massimiliano Ciurlino, un ragazzo autistico) il videoclip prodotto da Le Brì Production e diretto da Marco D’Andragora.
Ciao Antonio, “Ridevano tutti di me” è il titolo del tuo ultimo singolo, che valore ha per te questo pezzo?
«Questo titolo assume per me un doppio significato: racchiude un grido di rivincita non solo per tutte le vittime di bullismo che è il tema centrale della canzone, ma soprattutto un grido di rivincita personale, nei confronti di tutti coloro che in questi anni di gavetta, non hanno mai creduto in me ed hanno tentato di scoraggiarmi ed ostacolarmi nel mio percorso artistico».
Il bullismo è un fenomeno sempre più allarmante, a tratti incomprensibile in una società emancipata. Scrivendo queste parole, sei riuscito a darti delle risposte?
«Attraverso questa canzone ho voluto innanzitutto dare voce alla sofferenza che io stesso ho provato in prima persona, quando da adolescente sono stato vittima dei bulli. In quei momenti non capivo perché mi prendessero di mira, non capivo come potessero non rendersi conto di provocare una sofferenza, mi chiudevo in me stesso e mi rifugiavo nella musica che era l’unico mezzo che avevo per esprimere le mie emozioni; nel tempo, confrontandomi con le tante persone e soprattutto con i tanti ragazzi che si sono identificati nella mia canzone, ho potuto capire che quelli che mettono in atto questi comportamenti cercano di affermare la propria forza, ma paradossalmente nascondono una profonda fragilità alla quale non sanno dare voce».
Un brano con una tematica sociale purtroppo sempre molto attuale, hai sentito un po’ il peso e la responsabilità di un tema così importante?
«Certamente aver scritto una canzone che affronta un tema ormai così sentito, comporta una grande responsabilità. Ho cercato di lanciare un messaggio di speranza, di far capire ai ragazzi che subiscono queste violenze quanto sia importante non chiudersi in sé stessi ma al contrario trovare la forza di chiedere aiuto e parlarne con gli amici, con la famiglia, con gli insegnanti a scuola, e soprattutto quanto sia importante non vergognarsi e non darsi delle colpe per quello che vivono».
Cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da Marco D’Andragora?
«Con il videoclip abbiamo voluto lanciare un ulteriore messaggio di sensibilizzazione. Abbiamo voluto accompagnare il testo della canzone con immagini forti, che arrivassero dritte allo stomaco dello spettatore, per evidenziare ancora una volta la sofferenza, il senso di insicurezza, la paura e il sentimento di alienazione vissuto da chi subisce questi soprusi e queste prevaricazioni».
“Ridevano tutti di me” rappresenta il nuovo estratto dall’omonimo album, contenente dieci tracce inedite. Quali tematiche affronta e che tipo di sonorità abbraccia questo lavoro?
«Questo è un disco denso di emozioni, composto appunto da 10 tracce, attraverso le quali ho voluto far conoscere al pubblico un po’ del mio mondo. Tanti sono i temi trattati nelle mie canzoni: dall’amore alla paura, passando per la voglia di emergere. Tante sono le emozioni che ho cercato di descrivere e alle quali ho voluto dare voce attraverso la musica: dall’allegria alla speranza, fino alla spensieratezza ed alla malinconia. E’ un progetto discografico nel quale ho racchiuso i sogni e le speranze che in questi anni di lunga gavetta mi hanno motivato e spronato a lottare con tenacia per raggiungere il mio obiettivo. Gli arrangiamenti del disco, vantano sonorità pop vintage con contaminazioni elettroniche».
Cosa pensi dell’attuale scena discografica italiana? Cosa ti piace e cosa meno?
«A mio avviso, la discografia italiana in questo periodo sta vivendo una profonda crisi che non permette di dare spazio ai tanti artisti e talenti emergenti che potrebbero fare la differenza e persistere nel tempo attraverso le loro canzoni. Tutto ruota intorno alle regole del mercato discografico, che punta maggiormente su artisti che durano il tempo di una meteora. Manca la voglia di investire su quegli artisti che attraverso la loro musica hanno qualcosa da raccontare, messaggi importanti da trasmettere al pubblico e che sicuramente avrebbero maggiori probabilità di resistere sulle scene e durare nel tempo».
A chi si rivolgono le tue produzioni e dove ti piacerebbe arrivare con le tue canzoni?
«Le mie produzioni si rivolgono ad un pubblico trasversale, di tutte le età, a tutti quelli che hanno voglia di scoprirmi ed emozionarsi con la mia musica. Il mio scopo è arrivare dritto al cuore della gente suscitando delle sensazioni positive; sarei scontato se dicessi che mi piacerebbe arrivare ad un pubblico sempre più vasto, ma credo che i testi delle mie canzoni abbiano dei contenuti di spessore che possano regalare serenità e positività a chi le ascolta».
Progetti in cantiere e/o sogni nel cassetto?
«Tra i miei progetti c’è sicuramente quello di portare avanti la mia lotta contro il bullismo e continuare quindi la mia collaborazione con la Onlus Mede@, che mi ha permesso di girare nelle maggiori piazze e portare in tantissime scuole d’Italia il mio messaggio di sensibilizzazione su questo tema; arrivare quindi ad un pubblico sempre più vasto ed avere la possibilità di calcare palchi sempre più prestigiosi».
Per concludere, qual è la lezione più importante che ti ha dato la musica in tutti questi anni di attività?
«La musica mi ha insegnato l’importanza di perseverare per raggiungere i propri obiettivi con tenacia e caparbietà, di inseguire i propri sogni senza arrendersi di fronte alle difficoltà. Inoltre credo fortemente che la musica abbia un potere terapeutico: essa può darti sia gioie che dolori, può farti sorridere o farti stare male, può regalarti serenità e spensieratezza o liberarti da una sofferenza, ma soprattutto credo che spesso sia l’unico strumento che ti permette di sentirti vivo e stare bene con te stesso».
Nico Donvito
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