A tu per tu con il giovane rapper milanese, in uscita con il singolo “Mai” feat. Lele Blade e Fred De Palma
Reduce dal successo di “Mi ami o no“ in collaborazione con Capo Plaza, per Giaime è tempo di conferme. “Mai” è il titolo del suo nuovo singolo realizzato insieme a Lele Blade e Fred De Palma, prodotto dal solito e fedele producer Andry The Hitmaker. Il brano, disponibile dallo scorso 8 novembre, riprende il refrain della nota hit “Vamos a bailar” di Paola e Chiara, uno dei successi più clamorosi dell’estate 2000. In occasione di questa nuova uscita, abbiamo incontrato per voi il giovane rapper classe ’95.
Ciao Giaime, partiamo dal tuo nuovo singolo “Mai”, un pezzo impreziosito dal doppio feat. con Lele Blade e Fred De Palma e dalla produzione affidata alle sapienti mani di Andry The Hitmaker. Partiamo proprio da loro tre: che valore aggiunto ha donato ciascuno di questi tre compagni di avventura?
«Come al solito Andry ha messo le mani sulla produzione, il suo impreziosimento ormai è parte integrante di ogni mio pezzo. Per quanto riguarda Lele, era da tempo che desideravo collaborare con un artista napoletano, con lui abbiamo trovato del feeling, c’è stata stima reciproca e rispetto, per cui ho pensato che in un brano come questo serviva un elemento e un tocco di strada. Infine, per quanto riguarda Fred, essendo un pezzo che strizza l’occhio al reggaeton, ho voluto far partecipare colui che in questo momento in Italia sta sperimentando maggiormente questo genere, tra l’altro con ottimi risultati. Mi sembrava un trittico perfetto e piuttosto inedito, strambo ma al tempo stesso nuovo».
Chi come me già c’era nella famigerata estate del 2000 non può non aver riconosciuto il refrain di “Vamos a bailar”, com’è nata l’idea di riproporre in chiave personale proprio questa canzone?
«Dirò la verità, è uscito un pezzo che si chiama “China” di Anuel AA con Daddy Yankee ed altri artisti latini, che mi piaceva molto perché riprendeva la melodia del ritornello di “It’s wasn’t me” di Shaggy. Mi sono detto perché non fare la stessa cosa, però con un brano che in Italia avesse una risonanza; il primo che mi è venuto in mente è stato “Vamos a bailar”, era quello che mi sembrava più interessante e giusto per il ritmo spagnoleggiante. Se devo essere sincero, sono molto soddisfatto dell’idea che ho avuto».
Come hanno reagito Paola e Chiara? C’è stato un feedback da parte loro?
«Guarda, hanno accettato di regalarci la loro idea, il loro ritornello e la loro melodia, per cui sono certo che hanno reagito bene. Non ci siamo visti a cena, però ci siamo scritti su Instagram e hanno apprezzato, sono abbastanza contento così, l’importante è che la musica sia andata avanti. Grazie a Paola e Chiara!».
Si reduce dal grande successo ottenuto insieme a Capo Plaza con “Mi ami o no”, disco d’oro, quasi 4 milioni e mezzo di view su YouTube e ben 13 milioni di stream su Spotify. Vi aspettavate questi numeri e questo più che positivo riscontro?
«Non sicuramente così alti in così poco tempo, soprattutto io perché sono meno abituato di Plaza a questa tipologia di numeri. Effettivamente, mi rendo conto che se un pezzo è valido non serve nient’altro per portarlo avanti, parlandoci chiaramente i nomi più importanti generano sempre numeri altrettanto importanti, ma ci sono anche casi in cui necessariamente non bastano per arrivare in alto, la musica deve essere il motore di tutto e se il pezzo è figo, basta e avanza».
Sia per “Mai” che per “Mi ami o no” colpisce questa nuova idea di concepire il videoclip, una sorta di staticità, se vogliamo, una sola ripresa, Cosa c’è dietro questa scelta che personalmente trovo molto interessante, oltre che originale?
«E’ un’idea che parte dal mio team di lavoro, il contenuto di queste singole “gift” è mio, ma l’intuizione di concepire questa tipologia di videoclip non parte da me. L’ho trovata una cosa interessante, anche se all’inizio ero un po’ restio perché ero abituato in passato a video che comprendevano sia momenti di recitazione che di playback, invece l’ho trovata un’idea funzionale che dà ampio spazio alla canzone».
Che rapporto hai con la musica? Ti reputi un ascoltatore versatile o tendi a cibarti di un genere in particolare?
«Ovviamente tendo a cibarmi di un genere particolare, che varia tra il rap e la nuova ondata latina che mi piace molto, potremmo definirla musica urban, anche se in realtà cerco sempre qualcosa di nuovo. A dirti la verità, ultimamente sono un po’ annoiato dai sound che si ripetono, spesso vado ad ascoltarmi canzoni degli anni ’30, mi piace ascoltare quel tipo di playlist, anche per farmi una cultura musicale. A livello mondiale il catalogo è così ampio, per cui c’è sempre qualcosa da scoprire».
Tanti singoli, tanti feat, l’hype intorno al tuo progetto cresce di continuo, molti tuoi sostenitori aspettano un tuo album. Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere per il 2020?
«Sicuramente ho un certo bisogno di far uscire un progetto, ma ritengo che chi chiede l’album lo dice giusto per dire, forse per i tempi di oggi un disco non è nemmeno necessario, ma sono certo che lo ascolterebbero così come fanno per i singoli. Quindi, secondo me, chiedono qualcosa che poi non sanno gestire. L’album arriva quando deve arrivare, anch’io vorrei che uscisse domani mattina la nuova stagione della mia serie preferita o il disco del mio rapper preferito, ci vogliono le giuste dinamiche e, nel mio caso, ritengo che i brani già editi stiano facendo il loro giusto dove. Poi, ne esce uno al mese, c’è poco da lamentarsi».
Nei prossimi mesi sarai in tour, che tipo di live metterai in scena?
«In questo preciso momento stiamo parlando di location come i club, più che di un concerto l’ambiente è quello dei dj set. Il live è un po’ limitato a livello di immagine, noi cerchiamo di arricchirlo con un ledwall e, soprattutto, una performance sicuramente molto professionale, su questo non ci piove, la mia voce, il mio deejay Simone Mariano e i bit che fanno il loro dovere. Speriamo che il pubblico risponda numeroso, perché è quello che fà la differenza oggi».
Per concludere, dove e a chi ti piacerebbe arrivare con la tua musica?
«Banalmente più in alto possibile, a chi non ho una preferenza, mi piacerebbe arrivare sia ad una tipologia di persone che stimo, sia ad una tipologia di persone che non stimo, perché non mi interessa, la musica prescinde da queste cose. Quindi, a più persone arrivo e più sono contento».
Nico Donvito
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