A tu per tu con la talentuosa cantautrice toscana, fuori con il singolo intitolato “La testa fuori”
Aiutarsi a vicenda, dare conforto a se stessi e a chi ci circonda, queste le buone intenzioni scritte e cantate da Giulia Mutti nel nuovo singolo intitolato “La testa fuori“, disponibile in radio e sulle piattaforme digitali a partire dallo scorso 20 marzo. Una lacrima diventa il pretesto per parlare di onestà, perché nulla è più sincero di una goccia di pianto, niente è più autentico di una piccola dose liquida di una nostra emozione, che può essere dettata da una situazione di sconforto o dalla sofferenza, ma anche dalla commozione e dalla gioia. In un momento così inedito e delicato come questo, abbiamo raggiunto via Skype la cantautrice toscana, per approfondire ulteriormente la sua personale visione di vita e di musica.
Ciao Giulia, bentrovata. “La testa fuori” è il titolo del tuo nuovo singolo, per rompere il ghiaccio ti chiedo cosa hai voluto fotografare tra le righe e le note di questa canzone?
«”La testa fuori” descrive i rapporti umani, le relazioni tra le persone. All’inizio sembra parlare di lacrime, in realtà è soltanto una scusa per parlare di aiuto e del sapersi supportare. Nella canzone c’è questa sorta di metafora che riflette sul riuscire a trovare la forza per superare il caos giornaliero che ci può travolgere, tenendoci a vicenda la testa fuori, proprio per sottolineare questo concetto legato alla solidarietà, alla capacità di aiutarsi l’un l’altro, che può riguardare qualsiasi tipo di rapporto, dall’amore all’amicizia, credo che supportarsi sia una fase importante, per capire e per scoprirsi».
Tanti gli interrogativi che ti poni in questo brano, tra cui la necessità di non tenerci tutto dentro ed esternare i nostri pensieri e i nostri sentimenti. Cosa ti ha ispirato questo tipo di riflessione?
«La sensazione del sentirsi soli, che non vuol dire necessariamente stare soli, stare bene o male con noi stessi. Spesso siamo circondati da un sacco di persone, abbiamo rapporti con amici e familiari, ma arriva sempre quel momento in cui non ci sentiamo compresi. Quel non sentirsi capiti è il sentimento che mi ha fatto accendere la scintilla per scrivere questo brano».
Infatti, a volte possiamo sentirci soli in mezzo a centinaia di persone, così come possiamo sentirci in compagnia in perfetta solitudine, proprio come sta accadendo in questo momento a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19. Tu, personalmente, come stai vivendo questo momento?
«Lo sto vivendo nel modo più naturale possibile, qui a casa ho tutti gli strumenti che mi servono per continuare a suonare, alla fine le mie giornate sono sempre all’insegna della musica e della composizione. Adesso sto approfondendo lo studio della chitarra, ho il tempo per potermi migliorare, pur non essendo il mio strumento principale. Certo, non posso andare in studio a registrare, non posso fare la promozione per questo nuovo singolo, come anche esibirmi dal vivo, naturalmente. Insomma, cerco di destreggiarmi tra i miei vari interessi, che comunque ruotano tutti attorno alla musica e per fortuna ho tutto il necessario per tenermi impegnata anche tra le quattro mura domestiche».
Se dovessimo trovare un aspetto positivo in tutta questa situazione, in cosa lo individueresti?
«Senza dubbio, lo so. C’è una frase che ripeto spesso nel mio brano: “se piango solo io non funziona”. Ecco, penso che questa emergenza ci ha fatti diventare tutti uguali, non c’è più nessuno che piange da solo, sotto questo punto di vista le disuguaglianze non ci sono più, il virus è stato come una livella, viviamo tutti con le stesse paure e le stesse angosce, ci poniamo le stesse domande. Tutti insieme possiamo farcela».
Che ruolo possono avere, secondo te, la musica e l’arte in generale in questa emergenza?
«Un ruolo alto, sicuramente. Personalmente credo che la musica sia una delle forme d’espressione più potenti al mondo, perché può farti emozionare, arrabbiare, sfogare, dimenticare del resto. Anche se non possiamo stare vicini fisicamente in questo momento, ci sono tante iniziative attraverso i social che credo possano aiutare ulteriormente. Non tutti hanno la fortuna di poter coltivare a casa la propria passione, di poter continuare a dedicarsi al proprio lavoro, in molti cercano magari un momento di svago, la musica può sicuramente aiutare in questo».
Molti progetti discografici sono in stand-by, in questo periodo era prevista l’uscita del tuo album d’esordio, a cui lavori ormai da tempo, a cui tieni sicuramente tantissimo. Quando uscirà?
«L’album uscirà il 3 aprile, naturalmente solo in versione digitale, il fisico arriverà più avanti, anche se avevamo tutto pronto. Con il mio team abbiamo deciso non stoppare l’uscita del disco perché, secondo noi, non era giusto fermarci proprio adesso. All’interno di questo lavoro ci saranno nove brani scritti da me, pezzi che riassumono un po’ il mio percorso, con canzoni che ho scritto anche diversi anni fa ed altre decisamente più recenti. E’ un progetto che mi ha vista crescere sotto tanti punti di vista, questa è una cosa che mi piace molto».
Per concludere, c’è una canzone che senti di voler dedicare all’Italia, al mondo, all’intera umanità che si ritrova ad affrontare uno dei momenti più difficili della storia recente?
«Guarda, mentre mi facevi questa domanda, d’istinto mi è venuta in mente una canzone di Caparezza che si intitola “Una chiave”, il cui ritornello dice: “non è vero che non sei da solo, non è vero che non c’è una chiave. Io me lo auguro che questa chiave ci sia e che venga fuori il più presto possibile».
Nico Donvito
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