Intervista all’autore di tanti successi e canzoni
Nella settimana che noi di ‘Recensiamo Musica’ abbiamo scelto di dedicare al mondo autorale italiano dei nostri giorni oggi pubblichiamo una chiacchierata con Antonio Iammarino, un artigiano delle canzoni che negli ultimi anni è andato via via sempre più affermandosi con la forza delle sue canzoni. Attraverso la sua creatività sono passati, negli anni, le voci di interpreti come Marco Masini, Noemi, Tiziano Ferro, Fiorella Mannoia, Nina Zilli, Federica Carta e tanti altri…
In attesa di vederlo alle prese con un’iniziativa del tutto speciale che sveleremo il prossimo lunedì e che, oltre a lui, coinvolgerà altri suoi colleghi in un gioco divertente che abbiamo ideato vi lasciamo con questo veloce scambio di battute:
Allora Antonio, partiamo dal tuo percorso artistico che ti vede partire proprio dall’essere un musicista e, soltanto da lì, arrivare al mondo autorale…
<<Mi considero prima di tutto un musicista: mi sono diplomato al conservatorio in pianoforte jazz, e faccio il pianista di mestiere fin da quando avevo 16 anni, dal liscio nelle balere, ai matrimoni, fino ai tour come tastierista a partire dagli anni ’90. Poi, avendo sempre avuto una grande passione per la scrittura, è capitato che proprio durante questi tour io abbia fatto ascoltare dei miei pezzi a qualcuno degli artisti con cui suonavo, ed è iniziata così anche l’attività di autore>>.
Il primo a scoprirti, in questo senso, fu Raf…
<<Esatto, suonavo con lui e gli feci sentire un po’ delle mie cose. Scelse due canzoni (‘Senza cielo’ e ‘Controsenso’), ci lavorò, e diventarono due singoli del disco ‘Numeri’ del 2011. Fu la prima volta in assoluto che delle cose che avevo scritto entravano in un disco, e che sentii una mia canzone alla radio>>.
La tua collaborazione principale però è quella con Marco Masini
<<Nello stesso periodo suonavo anche con Marco e le cose andarono più o meno come con Raf. Anche a lui feci ascoltare un po’ di cose e da lì nacque la nostra prima collaborazione per il disco ‘Niente d’importante’ del 2011 per il quale abbiamo scritto insieme dieci canzoni>>.
Da lì, poi, sono accadute tantissime cose…
<<Ho continuato a considerare il mio vero lavoro quello del pianista, in studio e in tour, mentre fatico a considerare un lavoro quello dello scrivere canzoni. Anche se di fatto lo è diventato e, da allora, ho scritto per Fiorella Mannoia, Noemi, Giusy Ferreri, Nina Zilli e altri artisti>>.
Tra l’altro sei anche uno degli artefici dell’ultimo successo di Checco Zalone
<<Con Checco e Giuseppe Saponari abbiamo creato un trio, i ‘Gratis Dinner’, e insieme avevamo già scritto le musiche di un film di Giovanni Veronesi, ‘Moschettieri del Re’, che ci aveva fatto ottenere una nomination ai Nastri d’argento come miglior colonna sonora, l’anno scorso. Poi abbiamo passato insieme un anno e mezzo bellissimo, seguendo tutte le fasi della realizzazione del film ‘Tolo Tolo’ che è uscito lo scorso 1° gennaio, andando sui set, in Africa e in giro per l’Italia, (ma quelle erano vacanze in realtà). Abbiamo lavorato alla composizione e alla registrazione delle musiche del film e sono orgoglioso di aver scritto con Zalone alcune canzoni delle quali mi vanterò per sempre, come ‘Immigrato’ o ‘La cicogna strabica’. Il genio ovviamente è lui, ma è stato un onore e un gran divertimento essere coinvolto nella scrittura dei testi e delle musiche, e nello sviluppo delle sue idee, tra mille risate. E stiamo scrivendo altre cose>>.
Ci sono due grandi blocchi di team creativo, forse, che riguardano la tua esperienza autorale finora: quello con Marco Masini è quello più consolidato ma che non si limita solo alla sua discografia
<<Con Marco c’è una collaborazione che dura da tanti anni, se consideriamo che io in realtà suonavo con lui già da tempo quando abbiamo iniziato a scrivere insieme. La maggior parte delle cose che scriviamo entrano nella sua produzione, ma talvolta abbiamo scritto anche per altri interpreti: ‘La borsa di una donna’ l’ha cantata Noemi a Sanremo e ‘Immaginami’ l’ha interpretata Giusy Ferreri. Le canzoni che prendono atmosfere diverse a seconda di chi le interpreta, e ogni volta è bello vedere l’artista che dà il suo “colore” alle parole che canta>>.
Di recente, invece, hai sviluppato un altro blocco creativo insieme a Giordana Angi
<<Anche lei la conosco da tanto tempo. Fece un Festival di Sanremo nel 2012 quando era poco più che una bambina e partecipò tra le nuove proposte con una canzone particolarissima, scritta da lei. Non ebbe fortuna in quell’edizione perché venne eliminata dal vincitore, Alessandro Casillo, che era fortissimo al televoto. La conobbi più o meno in quel periodo, provammo a scrivere qualcosa insieme e capii che era davvero un talento. Ci siamo poi ritrovati un paio di anni fa, prima della sua partecipazione ad Amici e, nel frattempo, si era accorto di lei Tiziano Ferro che aveva prodotto delle sue cose. Siamo tornati a scrivere insieme e sono rimasto di nuovo colpito dalla sua grandissima capacità di comunicare, sia nelle melodie che nei testi. Abbiamo scritto ‘Senza appartenere’, che Nina Zilli ha portato a Sanremo nel 2018, ‘Casa’, che Giordana ha cantato ad Amici, e poi ‘Accetto miracoli’, con Tiziano Ferro>>.
Come è arrivata quella collaborazione?
<<Come ha raccontato lo stesso Tiziano, lui aveva già scritto quel testo da tempo, in un momento forse un po’ complicato, ma lo riteneva troppo duro e lo aveva lasciato nel cassetto. Quando ha ascoltato la nostra canzone ha pensato che quella melodia, abbinata a quel testo, potesse diventare qualcosa di bello. E poi abbiamo ascoltato la versione definitiva e ci è arrivata una botta emozionale pazzesca. Tiziano Ferro ha puntato molto su ‘Accetto Miracoli’ (che ha dato anche il titolo al disco), e l’ha fatta uscire come singolo in radio anche se si tratta di un brano quasi completamente piano, voce e archi, come era il provino che gli avevamo mandato. Contro ogni logica “radiofonica”, un coraggio raro, che però ha pagato perché quella canzone è stata molto amata. Una cosa che possono permettersi solo lui e pochissimi altri>>.
A proposito di collaborazioni con colossi della musica tu hai avuto la fortuna di suonare al fianco di due dive della musica come Patty Pravo e Anna Oxa. Che collaborazioni sono state?
<<Si è trattato di due collaborazioni limitate a un breve periodo di un po’ di anni fa, ma davvero molto belle per me. Con Anna Oxa suonai in un tour, con Patty Pravo furono solo alcune apparizioni televisive e poi un lunghissimo allestimento, prove infinite e divertentissime, per un tour che poi non feci mai, perché la data del primo concerto veniva sempre rimandata, per mesi, finchè un giorno mi chiamò Masini e andai a suonare con lui. Ma quelle prove con Patty Pravo furono fantastiche, periodo di grandi aneddoti, suonavamo anche un medley su due pianoforti incastrati: lei da una parte e io dall’altra. Parliamo di due artiste davvero pazzesche, voci incredibili e personalità debordanti che, a volte, hanno magari anche creato dei problemi alla loro carriera. L’artista vero, però, è proprio quella cosa lì, e loro lo sono da sempre e per sempre>>.
Cosa ne pensi da musicista dell’attuale panorama musicale italiano?
<<Difficilissimo rispondere a questa domanda in maniera inattaccabile, perché il panorama è vastissimo e pieno di cose diverse. Si rischia di fare un errore quando si confronta la musica di oggi con quella del passato: quando pensiamo alla musica, ad esempio, di venti anni fa, in realtà ci vengono in mente quelle canzoni che sono state già selezionate dal tempo, solo il meglio che è arrivato fino a noi. Oggi, invece, siamo immersi nel tutto, il grande pezzo e la “monnezza”, ed è difficile discernere. Io ho delle idee su chi rimarrà anche fra 20 anni, ma il tempo ce lo dirà. Anche oggi c’è tanto talento e qualche rischio. Non credo mai a chi dice “la musica è finita”, l’ho sentito mille volte e non era mai vero. Gli artisti che rimarranno, per come la vedo io, sono quelli che continuano a dare importanza ai testi, mentre forse chi prova a spingere quasi esclusivamente sul sound accattivante o sul giochino di parole per colpire l’attenzione, avrà il fiato più corto>>.
Come interverrà la situazione attuale sulla creatività secondo te?
<<Chissà, magari si tornerà a fare un po’ più attenzione alla profondità delle cose che si dicono nel testo una canzone. Con questo, però, non voglio dire che la musica che punta tutto sul sound e meno sui contenuti, sia la “monnezza” di cui parlavamo prima. Tutt’altro, la musica è fatta anche per ballare, per divertirsi, per sfogarsi. Sono scettico solo su quel tipo di scrittura che si pone l’obiettivo di essere “alla moda”: non dovrebbe essere quello il movente di un atto creativo. E soprattutto in questo momento assurdo che stiamo vivendo, tutti chiusi in casa, potrebbe essere interessante provare a superare quella logica del seguire tendenze, e provare a dire la tua cosa>>.
A proposito del tuo sentirti prima di tutto un musicista, hai fatto una riflessione sulle difficoltà che il mondo dei professionisti di questo settore sta vivendo in queste settimane e che, probabilmente, vivrà anche nel prossimo futuro per un tempo non ancora determinato?
<<Ci ho pensato molto in questi giorni, quello che sta accadendo è un disastro davvero epocale che colpisce duro uno dei settori più fragili e sprovvisto di una qualsivoglia rete di protezione. Abbiamo di fronte uno scenario apocalittico che riguarda i musicisti, ma anche i tecnici, i fonici… Ad oggi stiamo continuando a spostare dei tour, ma ancora non sappiamo se in autunno avremo la possibilità di realizzare questi spettacoli. Speriamo che la scienza, la politica o l’intelligenza delle persone possano permettere il prima possibile di tornare a riunirci. Forse proprio gli autori potrebbero parzialmente salvarsi se impiegassero questo tempo per scrivere belle canzoni, ma…>>.
Ma?
<<Ma sento tanti amici e colleghi, e anche scrittori e sceneggiatori, che di fronte ad un foglio bianco in questo momento non riescono scrivere nulla. Anche se, forse, bisogna fare una distinzione>>.
In che senso?
<<Io sono affezionato all’idea del cantautore che prende una chitarra e un foglio di carta e in due ore tira fuori una canzone finita, testo, accordi, melodia, struttura. Ma la mia è una visione romantica che si riscontra abbastanza raramente. Nella realtà oggi le canzoni sono spesso scritte da piccole cooperative (ride) in cui c’è chi si occupa dei beat, chi lavora alle melodie e chi è specializzato sul testo. E’ probabile che chi si occupa della parte musicale in questo periodo riesca comunque a produrre cose buone, creare belle basi, cercare sonorità, approfondire l’uso dei software che possono essere di grande aiuto e facilitare la creazione. Può essere più difficile buttare già delle parole, perché tutto quello che si stava scrivendo fino ad un mese fa oggi, in questa realtà totalmente alterata, rischia di suonare inevitabilmente fuori luogo o privo di senso>>.
Ilario Luisetto
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