venerdì 22 Novembre 2024

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Simone Tomassini: “Chaplin va studiato a scuola tra l’ora di storia e geografia” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore comasco, in uscita con il coinvolgente singolo “Charlot“, in duetto con Kiera Chaplin

Le belle canzoni non conoscono confini spazio-temporali, viaggiano tra le onde sonore delle nostre emozioni arrivando a noi in maniera diretta, improvvisa e del tutto inaspettata. “Charlot” è il titolo del nuovo inedito di Simone Tomassini, eseguito in duetto con l’attrice e modella di fama internazionale Kiera Chaplin, nipote di Charlie Chaplin. Proprio all’icona del cinema muto è dedicata questa meravigliosa canzone, una di quelle carezze sull’anima che fanno bene ascolto dopo ascolto.

Ciao Simone, bentrovato. “Charlot” è il titolo del tuo nuovo singolo, realizzato in duetto con Kiera Chaplin. Come sono nate questa canzone e questa collaborazione?

«Sono riuscito dopo diversi incontri telefonici e fisici con l’ufficio che detiene i diritti di Chaplin ad avere la loro autorizzazione per scrivere un brano con lui usando la sua filosofia e le sue intuizioni. Kiera è stata gentilissima nel credere al progetto e ad aggiungere la magia a questo meraviglioso progetto. Ringrazio Kate e Arnold per aver permesso tutto questo».

Un’altra tua bella canzone, non ci sono altre parole per definirla. Mi hai fregato/commosso ancora una volta. Quali stati d’animo hanno accompagnato la sua stesura e la sua incisione?

«Emozione, lacrime, gioia, eccitazione, ero incredulo che delle parole così meravigliose di sposassero con la musica».

Hai conosciuto la filmografia ci Chaplin durante l’infanzia, grazie a tuo nonno Felice. Che insegnamenti ne hai tratto?

«Chaplin va studiato a scuola tra l’ora di storia e geografia. Mi ha insegnato a ridere dei guai. Tutti dovrebbero vedere un minuto di Chaplin al giorno, tutto passa tranne lui».

Il personaggio di Charlot, in qualche modo, è rappresentativo di un’epoca, di un mondo che forse non esiste più. Se potessi per magia riportare avanti nel tempo un aspetto di quella filosofia che oggi manca, quale sceglieresti?

«Le epoche sono tutte uguali sono solo i vestiti che cambiano ma i suoi pensieri e la sua filosofia è attuale forse più oggi che ieri. Siamo concentrati troppo ad apparire e poco a sentire. Ecco lui lo dice e lo insegna».

Musicalmente parlando è l’ennesimo tuo pezzo da cantare a squarcia gola, dal ritornello aperto, orecchiabile. Come si è evoluto il processo creativo a livello di arrangiamento e di produzione?

«L’arrangiamento è di Alessandro Neri. È riuscito a rendere prezioso e magico ogni mio respiro e ogni parola. Il pezzo è articolato in violini e orchestrazione ma sfocia in un brano classical rock pop. Amo queste sonorità. Non vedo l’ora di cantarlo con Kiera live».

Noi ci siamo sentiti un paio di mesi fa, in occasione dell’uscita del tuo precedente e meraviglioso singolo “Quando tutto finirà”. Eravamo a inizio quarantena, da circa una settimana era partito il lockdown. Mi avevi raccontato del tuo stato d’animo interiore, di come stavi affrontando questa delicata situazione. Come stai vivendo, invece, questa Fase 2 e questa graduale ripresa?

«Io ho resettato il cervello per me non esiste fase 1 e 2 o 1000. Per me è tutta fase: “V” Fase vita».

A livello discografico, sono stati fatti un sacco di appelli in favore di tutta la categoria, alcune parole sono state anche travisate. Ecco, come pensi ne uscirà l’industria musicale da tutto questo?

«La gente ha bisogno di verità, di canzoni vere, di artisti sinceri. La discografia dovrà puntare sulla verità. Altrimenti non reggerà ancora per molto. Fortunatamente esistono i social che decretano la veridicità degli artisti e delle loro opere. La musica è respiro. La musica è energia. Auguro a tutti una buona ripresa».

Come te la immagini un’estate senza concerti?

«L’estate avrà la sua musica. Ne sono sicuro. Sarà diversa, molto diversa, ma la musica è come l’aria. Non mancherà».

Per concludere, tornando al tuo nuovo singolo, canti “La vita non è un significato, ma un desiderio”. Qual è l’augurio che ti senti di rivolgere per il futuro di tutti noi?

«Di essere pronti ai cambiamenti e di essere poco legati agli stereotipi di vita. Guardate “il vagabondo “ Charlot almeno un minuto al giorno e capirete la ricetta giusta per affrontare qualsiasi novità. Positiva o negativa. E se ci mettete davanti un sorriso sarà ancora più bella la vita! Buon viaggio a tutti».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.