A tu per tu con il giovane rapper, disponibile a partire dallo scorso 12 giugno con il singolo “Holidays“
Tempo di nuova musica per Anis Mtir, meglio conosciuto semplicemente come Anis, in uscita con il singolo “Holidays”, un brano che parla di estate, di vacanze e di partenze. In occasione di questa pubblicazione, abbiamo incontrato il giovane rapper italo-tunisino per approfondire la sua conoscenza.
Ciao Anis, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Holidays”, che sapore ha per te questo pezzo?
«”Holidays” ha un sapore particolare.. diciamo un gusto un po’ nuovo per il mio palato, per ciò che solitamente realizzo in studio, ma l’abbiamo creata perché non avesse limiti, per poter arrivare più facilmente alla gente, almeno da un punto di vista musicale. Lato testo invece, quando l’ho scritta non ero propriamente felice, ma volevo provare a dare una scossa al mio stato d’animo e quindi a staccare un po’, cambiare aria mettendo in archivio i problemi di routine e personali….. e così è nata “stacco un po’ e me ne vado via…”».
Un’estate che non sarà di certo uguale alle altre, personalmente come te la immagini?
«Sinceramente non la ritengo un’estate diversa dalle altre, né più né meno bella. Spero di passarla con i miei amici e con musica: il mio mondo».
In un momento così particolare, quali sensazioni e quali stati d’animo ti piacerebbe riuscire a trasmettere attraverso questo pezzo?
«Diciamo che ho cercato di spiegare come me la passavo fino a quel momento inclusi certi inconvenienti e tristezze, e di come volevo provare a fare qualcosa, a cambiare un po’ l’aria con l’arrivo dell’estate e la voglia di andare al mare».
Dal punto di vista narrativo, cosa aggiungono le immagini del videoclip?
«Le immagini sono di gioia pura e di divertimento!! Ci divertiamo in piscina, siamo spensierati e sorridenti. Il testo, come ti dicevo, ha una vena malinconica e quindi ciò che aggiunge il video è positività, è la voglia di “scappare via” in cerca di allegria!».
Facciamo un salto indietro nel tempo, c’è stato un momento preciso in cui hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?
«Diciamo che è stata una cosa graduale. Mio fratello era forse più convinto di me ed ha fatto in modo che io spingessi sempre in quella direzione. In effetti, ogni volta che tornavo in studio lo capivo sempre di più. Ed oggi sono qui, consapevole del mio grande amore per la musica…».
Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?
«Tendo ad ascoltare un po’ tutto per capire, per imparare, per conoscere… ma ciò che mi ha influenzato di più è la trap francese, quella tunisina e quella americana».
Non è affatto un mistero la tua amicizia con Anna, artista che negli ultimi mesi si è imposta sul mercato con “Brando”. Come descriveresti il vostro rapporto?
«Ci siamo conosciuti del tutto casualmente, essendo della stessa città, La Spezia. Con me ha fatto le sue prime sue canzoni ufficiali. Non ci aspettavamo di creare un rapporto di amicizia, ma invece fu proprio così. Il rapporto è di confronto musicale, spesso».
Quanto contano oggi i social network per il lancio di un progetto discografico?
«I social network oggi fanno gran parte del lavoro, inutile negarlo. Hanno pari valore del progetto discografico e anzi, alcune volte anche più del progetto stesso. Resta che però dobbiamo essere consapevoli, almeno noi che la musica la facciamo, che senza un buon prodotto musicale, vendi altro sui social, non certo la tua professionalità artistica».
Al netto dell’attuale incertezza dovuta al momento, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere?
«Sono tutti i giorni in studio e con il supporto del mio produttore Max Marcolini e della mia casa discografica, avrei già una strategia di ordine dei pezzi da fare uscire. Ci sono davvero tante canzoni e idee sulle quali stiamo lavorando e non vedo l’ora di tirarle fuori».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«La mia musica si rivolge a chiunque ci si possa rispecchiare. Nei miei testi c è gran parte di me e della mia storia personale, che è quella di un ragazzo tunisino che vive in Italia. E poi racconto di argomenti importanti e scomodi come l’uso di droghe, lo spaccio e tutto quel sottobosco che tanto sotto non è! Sono argomenti difficili ma vanno raccontati perché capitano a molti ragazzi e seppur io personalmente abbia rifiutato quelle dinamiche, ne parlo nei miei testi perché vorrei cercare di aiutare e di rendere consapevoli, non solo me stesso ma la maggior parte dei ragazzi. In verità spero di arrivare anche agli adulti, in modo tale che capiscano come se la passa un ragazzo di strada».
Nico Donvito
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