A tu per tu con il giovane rapper classe 2003, in uscita con il suo album d’esordio intitolato “Destino“
Bel debutto per Mattia Ettore Bovone, in arte Tia, talento della scuderia Dogozilla Empire di Don Joe, al suo esordio discografico con l’album “Destino”, pubblicato lo scorso 18 dicembre. In occasione di questa interessante uscita, abbiamo raggiunto il giovane rapper via Skype, per approfondire la conoscenza della sua fresca e ispirata visione musicale.
Ciao Mattia, benvenuto. Partiamo da “Destino“, cosa hai voluto portare con te all’interno di questo tuo biglietto da visita musicale?
«In questo progetto ho voluto portare un periodo della mia vita, perchè sono circa due anni che lavoro con Dogozilla e Joe, una crescita che mi ha fatto immagazzinare tante cose, sia a livello di sound che di testi. Sono contento del risultato perchè è un lavoro omogeneo, nel senso che ha un concept particolare, preciso e specifico, ma al suo interno ci sono comunque un sacco di mood diversi».
Quali riflessioni e quali stati d’animo hanno accompagnato la fase di composizione di queste dieci tracce?
«La maggior parte dei pezzi sono stati scritti durante il primo lockdown, praticamente mi è tornato utile trovarmi rinchiuso a stretto contatto con me stesso, ricordare e riordinare le cose vissute precedentemente. Da quei brani ho costruito tutto il resto».
Dal punto di vista musicale, invece, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?
«Da una parte ho voluto portare la mia impronta rap perché, anche se sono figlio di una generazione moderna e della trap, personalmente mi sono appassionato al genere ascoltando tutt’altro. Nel mio percorso mi sono ispirato tantissimo ad artisti come Kanye West, Drake, G–Eazy, Gemitaiz, MadMan, Fabri Fibra, Marracash, Bassi Maestro, Guè Pequeno. Per cui ho voluto portare molto di quella roba lì, allo stesso tempo rinfrescandola a mio modo».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Oggi come oggi la mia musica si rivolge sicuramente a una cerchia ristretta di persone, immagino dei ragazzi come me, che ascoltano e si rivedono. Più avanti mi piacerebbe arrivare anche ad un pubblico più grande, che osserva le cose con altri occhi».
Nico Donvito
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