A tu per tu con il cantautore romano, in uscita con il suo nuovo album intitolato “Stelle forever“
Tempo di nuova musica per Leo Pari, artista che ha da poco rilasciato il disco “Stelle forever”, disponibile negli store a partire dallo scorso 15 gennaio. Un lavoro che arriva a due anni di distanza dal precedente “Hotel Califano”, dopo le recenti collaborazioni realizzate con Elodie, Francesco Renga, Gazzelle e Thegiornalisti. In occasione di questa nuova uscita, lo abbiamo incontrato per approfondire la sua personale visione di vita e di musica.
Ciao Leo, benvenuto. Partiamo da “Stelle forever”, quali riflessioni e quali stati d’animo hanno accompagnato la stesura di questo tuo nuovo album?
«L’ho scritto in un periodo di transizione tra la fine di un lungo rapporto e l’inizio di un altro, ideale per avere la giusta sensibilità. La serenità è arrivata un po’ dopo».
Com’è realizzare e far uscire un disco in un momento storico come questo?
«Per me è molto importante uscire adesso, equivale a dire che la musica non si è fermata. Non sempre la scelta più conveniente è la più giusta».
Quali sono gli elementi e le caratteristiche che ti rendono più orgoglioso del lavoro svolto in questo progetto?
«La semplicità del linguaggio che credo di essere riuscito a mantenere in tutte queste canzoni. Essere semplici è complicato».
Dal punto di vista musicale, quali sonorità hai voluto abbracciare in queste dieci tracce?
«Per me questo è un disco assolutamente pop, o almeno rispecchia la mia idea di pop. Non mi sono curato molto dei sound che mi circondano, ho fatto quello che istintivamente mi piaceva di più».
Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?
«Ne ascolto poca, sono molto concentrato su quella che faccio che poi mi rimane poco tempo per ascoltarne. Come se un calciatore nel tempo libero giocasse a calcetto, sarebbe stucchevole».
A livello di ascolti, tendi a cibarti di un genere in particolare oppure ti reputi abbastanza onnivoro?
«Ascolto tante cose diverse comunque, ma alla fine finisco sempre sul vecchio funk alla ricerca di qualche suono da campionare».
Negli anni hai collaborato con artisti diversi tra loro, da Simone Cristicchi a Francesco Renga, passando per Elodie, Gazzelle e i Thegiornalisti. Quanto contano per te le contaminazioni musicali?
«Molto, mi piace mettermi in gioco e imparare nuovi linguaggi».
Qual è l’aspetto che più ti affascina durante la fase di composizione di una canzone?
«L’arrangiamento. Quando porto una canzone in studio sono sempre pronto a modificare qualcosa a livello di struttura o di testo se non la sento legarsi al suono che decidiamo di dare».
Per concludere, in un momento storico così particolare, cosa ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolterà questo disco?
«Un po’ di speranza nell’amore, quindi anche nel futuro. Se riesco a far sentire meglio qualcuno attraverso queste canzoni, posso ritenermi soddisfatto».
Nico Donvito
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