A tu per tu con il cantautore barese classe ’97, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Senza“
Tempo di nuova musica per Alessio Mininni, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Maninni, al suo ritorno discografico con “Senza“, brano disponibile per Trident Music/Polidor a partire dallo scorso 29 gennaio. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Alessio, benvenuto. Partiamo da “Senza”, cosa racconta?
«”Senza” racconta si la rottura di una storia d’amore ma dietro si cela più che altro un messaggio di speranza, senza è il ponte che porta a nuove emozioni, nulla è perduto. Nel cammino della nostra vita non sappiamo mai cosa ci riserva, non ci resta che vivere».
Quali riflessioni e quali stati d’animo hanno accompagnato la stesura di questo tuo nuovo pezzo?
«Questo ho scritto questo brano ho capito che non si è soli, capita a tutti di cadere, soffrire, ma poi ci si rialza, sempre. Anche quando può sembrare che tutto il mondo ti crolla addosso, in realtà proprio lì inizia il bello, guardi la vita con occhi diversi, riesci a conoscere fino in fondo te stesso».
A livello musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?
«Amo far suonare tutti gli strumenti, il suono di una vera batteria suonata da un vero batterista, il suono di un basso suonato da un vero bassista. Mi piace mischiare l’elettronica alla musica suonata. Poi sono un grande fan del rock, la chitarra dev’esserci sempre e comunque!».
Quali sono gli elementi e le caratteristiche che ti rendono più orgoglioso di questo brano?
«La sua semplicità. E’ un testo leggero, raccontato con poche frasi, ma che ti fanno capire fino in fondo di cosa si parla e riesce a trasmetterti la giusta emozione. Non vedo l’ora di suonarlo live, perché il lavoro fatto in studio con Diego è stato incredibile, sono innamorato dell’arrangiamento di questo brano».
Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?
«Ha un ruolo sicuramente fondamentale. La mattina mi sveglio, ascolto nuova musica, cantautori storici, di tutto; poi aspetto, a volte anche giorni e settimane, che arrivi la famosa “ispirazione”. Non amo scrivere tante canzoni, preferisco scrivere quelle giuste che sento davvero di scrivere. La musica per me è anche uno sfogo, quando le cose vanno male, imbraccio una chitarra perché mi da sicurezza, è l’unica che non mi ha mai abbandonato».
A livello di ascolti, tendi a cibarti di un genere in particolare oppure ti reputi abbastanza onnivoro?
«Non mi piace chiudermi in un genere, mi piace sperimentare mantenendo la mia verità. Che sia pop, indie, rock, l’importante è che sia una bella canzone, una canzone vera e che racconti una storia».
Qual è l’aspetto che più ti affascina durante la fase di composizione di una canzone?
«L’arrangiamento, mi piace entrare in studio e vedere una canzone scritta in una cameretta prendere forma, dal primo all’ultimo strumento».
Per concludere, a chi si rivolge la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Spero e mi auguro che la mia musica possa arrivare a tutti, qualsiasi età , qualsiasi forma di pubblico. Mi piace vedere la gente rispecchiarsi nei miei brani e farli propri».
Nico Donvito
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