giovedì 21 Novembre 2024

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Bianca Atzei: “Bisogna avere il coraggio di cercare nuove soluzioni” – INTERVISTA

A tu per tu con l’artista milanese, al suo ritorno musicale con il singolo “John Travolta” feat. i Legno

Reinventarsi per non restare intrappolati nella propria zona di comfort, questo è il monito che Bianca Atzei ha sempre portato avanti nella sua musica e che ritroviamo in John Travolta, nuovo singolo realizzato insieme ai Legno (qui la nostra ultima intervista). Un sound trascinante e coinvolgente, frutto dell’ennesimo importante incontro avvenuto nel corso della sua carriera. Abbiamo il piacere di ospitare tra le nostre pagine la cantante milanese, per approfondire la sua centrata visione di vita e di musica.

Ciao Bianca, benvenuta. Partiamo da “John Travolta”, un brano che segna una svolta stilistica nel tuo percorso, che sapore ha per te questo pezzo?

«Sicuramente un sapore nuovo, fresco. Ho sentito il bisogno e la necessità di un cambiamento, di spaziare e di sperimentare, in qualche modo di rinnovarmi, per rimanere al passo coi tempi e non ancorarmi troppo al passato. Bisogna avere il coraggio di cercare nuove soluzioni. Così mi sono affacciata ad un mondo che non mi apparteneva, ascoltando generi diversi, per poi lanciarmi completamente in un’altra direzione. Devo ammettere che mi è piaciuto particolarmente».

Com’è nato l’incontro con i Legno e come ti sei trovata a lavorare con loro?

«Benissimo, loro sono stupendi, forti, simpatici, curiosi. Insomma, anche un po’ dei matti, perchè tenere quelle scatole in testa ogni volta che fanno un concerto… non è facile. Tra l’altro me ne hanno regalata una rosa bellissima, ho provato ad indossarla ma non si vede praticamente niente, per cui sono dei folli. Artisticamente parlando, i Legno hanno una personalità incredibile, mi hanno ispirata e stimolata tantissimo, perché il loro modo di scrivere è molto diverso dal mio. E’ stato bello l’incontro tra due approcci completamente differenti, che riescono a funzionare andando nella stessa direzione».

Bianca Atzei e i Legno

Che rapporto hai con il cambiamento? Anche in passato, non mi hai mai dato l’impressione di amare troppo le zone di comfort…

«Esatto, mi è sempre piaciuto mettermi in gioco, sperimentare. Avevo la necessità di trovare una nuova me stessa. Mi fa sentire ancora più giovane, perchè gli anni cominciano a farsi sentire (ride, ndr)».

La tua timbrica vocale è inconfondibile, nonostante questo riesci sempre a risultare credibile quando ti reinventi. Com’è cambiato nel tempo il modo di utilizzare la tua voce? 

«Penso che sia una cosa innata, perchè ho cominciato cantando jingle pubblicitari, prestando la voce per un sacco di spot televisivi. Quella è stata una vera e propria palestra per imparare ad impostare la mia vocalità in maniera diversa, a seconda delle esigenze. Mi è sempre piaciuto un sacco giocare con la mia voce, proprio per questo ho voluto fortemente l’esperienza di Tale e Quale show, è stata sia divertente che faticosa, per nulla facile. Mi ha aiutato a trovare diverse personalità in me che nemmeno conoscevo, scoprendomi ogni volta diversa. Anche nei singoli che ho realizzato nel mio percorso, a parte i primi piuttosto simili, ho sempre cercato di spaziare, modulando il graffiato, l’intensità e i colori della mia voce».

Hai collaborato con numerosi artisti provenienti da mondi diversi, che significato attribuisci alla parola “condivisione”?

«Un significato importante, fa parte di me, ho bisogno di legarmi a qualcosa o qualcuno sempre, nella mia vita in generale, in qualche modo cerco conferma e chiarezza negli altri. Condividere in musica è un’esperienza che ti fa crescere e ti restituisce stimoli importanti. Penso sia una ricchezza, un valore aggiunto. Da Alex Britti a Gianni Morandi, passando per Gigi D’Alessio, Ultimo, fino ad arrivare ai Legno, la cosa che più mi affascina è imparare da ciascuno di loro un qualcosa di vero, un bagaglio che mi porterò dietro per sempre. Un domani ai miei figli potrò raccontare delle cose veramente belle (sorride, ndr)».

Riguardo i progetti futuri, c’è un album in cantiere oppure appartieni alla scuola di pensiero di chi sostiene che il concetto di disco sia superato?

«Beh, superato… sono sei anni che non faccio un disco (ride, ndr)».

Però, nel frattempo, è cambiato il mondo della discografica…

«Indubbiamente sì. Guarda, ti rispondo dicendo che sto lavorando ad un progetto importante, disco o non disco, dipende da cosa succederà perchè le cose cambiano in fretta. Dopo due anni, ho la fortuna di aver avuto lo stimolo di fare qualcosa di nuovo nella musica, perchè non è così scontato e semplice riproporsi, è molto complicato, soprattutto in un periodo in cui non si possono fare promozione e concerti. Vada come deve andare, procedo a piccoli passi, mi aspetto solo di fare ciò che mi piace, sperando che le mie stesse emozioni possano arrivare a più persone possibili».

Oggi come oggi, forse, il concetto di album è stato surclassato dalle playlist. Da fruitice, tendi a cibarti di un genere in particolare oppure ti consideri piuttosto onnivora?

«Negli ultimi tempi ho notato che non ci si fissa più con un artista in particolare, questo può essere sia un bene che un male, però non ci si affeziona come prima ad un determinato progetto. Si tende a seguire le canzoni, molte delle quali sono stupende, il problema è che non sai chi le canta. Sicuramente va tutto più velocemente, io stessa mi soffermo molto più sui brani, ma se c’è qualcuno che mi convince particolarmente, cerco con curiosità di approfondire la sua conoscenza».

Venendo all’attualità, la paura è quella di abituarci a questo genere di situazione che, ormai, dura purtroppo da tanto tempo. Con quale spirito stai affrontando la pandemia e tutte le sue conseguenze?

«Onestamente? Diciamo che all’inizio era un po’ tutto confuso, facevamo fatica a capire cosa stesse accadendo. La verità è che passi da un umore all’altro, ma è normale in una condizione delicata e pesante come questa. A un certo punto ho capito che avevo bisogno di altro, che dovevo staccare completamente. il baricentro non potevano più essere le mie quattro mura. E’ scattato qualcosa in me, ho iniziato a cambiare direzione, sono tornata a concentrarmi prettamente su ciò che amo fare. In fondo la musica è sempre stata la mia cura, ogni tanto riemerge, ma non potrei mai farne a meno».

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?

«La musica è imprevedibile, se sei triste è in grado di farti tornare il sorriso, di rasserenarti. Penso che sia veramente la medicina più importante che abbiamo, tra l’altro è anche un rimedio naturale… meglio di così (sorride, ndr)».

Bianca Atzei John Travolta

© foto di Cosimo Buccolieri

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.