Il percussionista savonese protagonista di uno spettacolo unico, un viaggio musicale tra le sonorità appartenenti alla cultura di diversi angoli del mondo
Lo abbiamo conosciuto sul palco dell’ultima edizione di Italia’s Got Talent, lui è Loris Lombardo e la sua passione per le percussioni lo ha portato a cercare sonorità dalla natura e dalla tradizione musicale di etnie diverse. L’artista classe ’85 sarà protagonista il prossimo 23 novembre, presso Auditorium Pime di Milano, dell’innovativo spettacolo “Handpan & Percussions Concert – Percussioni dal mondo”, uno show imperdibile della durata di novanta minuti, che celebra la magia della musica attraverso uno degli strumenti più curiosi e affascinanti degli ultimi anni.
Ciao Loris, partiamo dal principio, quando e come è nata la tua passione per la musica in particolare per le percussioni?
«Ciao, ho avuto la fortuna di trovarmi la batteria in casa sin dalla mia nascita, questo perché mio padre la suonava da quando era ragazzo. Sono cresciuto con questo strumento meraviglioso sotto al mio stesso tetto e avvicinarmi ad esso era inevitabile. Crescendo mi appassionavo sempre di più a questo mondo della batteria e un bel giorno ho deciso di andare a studiarla a Milano da Tullio De Piscopo. E’ stato dopo il diploma da questo maestro che ho deciso di studiare musica classica e di iscrivermi presso il conservatorio per studiare percussioni classiche. Da qui mi si è aperto un vero mondo, piano piano mi sono appassionato delle percussioni etniche del mondo e nel loro studio di tecniche e di ritmiche differenti. Dopo la laurea in percussioni classiche ho potuto approfondire gli strumenti che mi incuriosivano maggiormente, come le tabla indiane, la darbuka mediorentale, ecc».
Hai approfondito lo studio dei suoni appartenenti a numerose tradizioni e civiltà del mondo. Quanto sono importanti per te la ricerca e la contaminazione?
«Per me è fondamentale ricercare strumenti e sonorità sconosciuti e andare a studiare la loro tradizione, le loro tecniche e le loro ritmiche tradizionali. Una volta fatto ciò, mi piace creare un set ibrido per mischiarle, fondendo così suoni lontani geograficamente ma vicini musicalmente».
Da qualche anno ti sei dedicato anima e corpo all’handpan, uno degli strumenti musicali più giovani, nato in Svizzera diciassette anni fa. Come lo hai scoperto e cosa ti lega così tanto alle sonorità che produce?
«L’ho scoperto tanti anni fa, quando andavo a lezione da Tullio De Piscopo. E’ stato proprio lui a farmelo scoprire e da li è stato amore a prima vista. Era la combinazione di uno strumento ritmico e di uno melodico, da li iniziò la mia lunga ricerca per averne uno. Il suono che produce mi catapulta in un’altra realtà, è come se fosse un canale per estraniarsi».
Sei l’autore del primo ed unico libro al mondo dedicato alla didattica di questo strumento. Da cosa è nata questa intuizione?
«Negli anni di conservatorio mi sono dedicato allo studio di molti libri didattici sulle percussioni, se ne trovavano diversi sui timpani, sul tamburo militare e d’orchestra, sulla marimba, vibrafono, ecc. Quando mi sono avvicinato all’handpan ho notato che, essendo uno strumento così giovane, mancava tutta una parte didattica dedicato ad esso. Così decisi di mettere assieme tutti gli esercizi che mi ero creato da solo per imparare a suonarlo e di creare un manuale con DVD, quest’ultimo importante come supporto al libro per mostrare a chi segue il corso anche i movimenti corretti. La tecnica e le ritmiche che ho applicato all’handpan, non sono altro che le tecniche e le ritmiche di altri strumenti a percussione, derivanti da tutto il mondo, e della batteria, riadattate su questo strumento. Per realizzare il manuale ci ho messo 3 anni e mezzo, il libro contiene 160 pagine e il DVD contiene più di 5 ore di video lezione, è stato un lungo lavoro».
Hai contribuito alla divulgazione dell’handpan anche grazie alla partecipazione all’ultima edizione di Italia’s Got Talent. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
«E’ stata una bellissima esperienza. Sono dell’idea che la tv possa essere un ottimo canale divulgativo, anche per questo settore considerato di nicchia. Questa esperienza ha fatto si che entrassi nelle case di milioni di persone, portando loro la mia musica e la mia energia, i riscontri sono stati molto positivi e la cosa mi fatto davvero molto piacere».
Il momento e l’incontro più importante del tuo percorso artistico?
«Essere e fare il musicista è un percorso di crescita continua, non riuscirei a identificare il momento più importante per la mia carriera, a volte delle piccole cose si sono rivelate giganti in seguito. Di sicuro un cambiamento radicale nella mia vita musicale (e non solo) c’è stata da quando mi sono avvicinato alla musica indiana, ho iniziato a concepire e a studiare la musica in maniera diversa. Per quanto riguarda i traguardi ottenuti, è stato molto gratificante fare concerti davanti a 60.000 persone, esibire la mia musica in televisione ed essere chiamato da grandi artisti per suonare con loro».
Il prossimo 23 novembre sarai protagonista presso Auditorium Pime di Milano con il tuo spettacolo “Handpan & Percussions Concert – Percussioni dal mondo”. Cosa puoi anticiparci a riguardo?
«Sarà un concerto particolare, i protagonisti saranno i miei handpan ma accompagnati da moltissimi strumenti derivanti da tutto il mondo. Ogni brano è stato realizzato per portare qualcosa di nuovo rispetto al brano precedente, in maniera che il pubblico non abbia idea di cosa avverrà. Diciamo che la sorpresa è il mio intento, posso dire che ci saranno degli effetti speciali. Non vedo l’ora che sia il 23 novembre!».
Quale messaggio e quale sensazione vorresti donare al pubblico che viene ad ascoltarti suonare dal vivo?
«Mi piacerebbe donare loro le mie sensazioni di quando suono. Credo che se il pubblico riesca a percepire quello che prova il musicista durante l’esibizione, allora è fatta, la musica è arrivata al cuore di chi ascolta».
Nico Donvito
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