venerdì 22 Novembre 2024

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Dieci anni senza Nilla Pizzi, cosa ci manca dell’interprete emiliana

Omaggio a Nilla Pizzi, indiscussa regina della canzone italiana e prima storica vincitrice del Festival di Sanremo

Il mondo della musica leggera italiana ha avuto numerose icone e diverse regine, la prima in assoluto è stata Nilla Pizzi, detentrice della storica edizione del Festival di Sanremo 1951 con Grazie dei fior, vittoria bissata anche l’anno successivo con Vola colomba. Nel corso della sua settantennale carriera ha partecipato a sole sette edizioni della kermesse ligure, nonostante abbia presentato in concorso complessivamente trentuno brani, tra cui spiccano: Papaveri e papere”, “Una donna prega”, “Campanaro”, “Papà Pacifico”, “L’edera”, “Colpevole e Una vecchia canzone italiana”, presentata con la Squadra Italia nel 1994.

Nata a Sant’Agata Bolognese il 16 aprile del 1919, esattamente cento anni fa, Adionilla Pizzi è la primogenita di un agricoltore e di una sarta. Da giovanissima diventa reginetta dei concorsi di bellezza, prima di fare il suo debutto ufficiale nel mondo della musica, infatti, nel ’42 si aggiudica un concorso per voci nuove indetto dall’emittente radiofonica EIAR (la futura Rai) davanti a diecimila partecipanti, così comincia ad esibirsi con l’orchestra Zeme. Censurata a causa di una voce considerata troppo sensuale per il regime fascista dell’epoca, dopo qualche anno di esilio torna a cantare in radio accompagnata dal Maestro Cinico Angelini, con il quale si vocifera un lungo legame sentimentale.

All’età di trentadue anni si aggiudica il primo Festival della Canzone Italiana con “Grazie dei fior”, ed entra di diritto nella storia della musica. Successivamente partecipa e vince anche altre manifestazioni, dal Festival di Napoli al Festival di Velletri, passando per Canzonassimo e il Festival della Canzone Siciliana. Seguono tournée in tutti i continenti, dagli Stati Uniti alla Russia, oltre una serie infinita di primati, è suo il primo fanclub italiano della storia, nato a Torino e chiamato “Il salottino di Nilla”.

A partire dagli anni ’60, le nuove tendenze musicali di matrice anglofona portano Nilla ad allontanarsi gradualmente dalle scene televisive, pur continuando ad ottenere consensi dal vivo in giro per il mondo. Nel 1981 il patron Gianni Ravera la chiama a presentare la trentesima edizione di Sanremo, accanto a Claudio Cecchetto ed Eleonora Vallone. Sul palco dell’Ariston ci torna per l’ultima volta nel 2010, in qualità di super ospite. Ci lascia circa un anno dopo, più precisamente il 12 marzo 2011, a Milano all’età di 91 anni.

Per interi decenni l’artista emiliana ha incarnato la tradizione musicale italiana, la voce per antonomasia, l’interprete per eccellenza, un’artista che non ha mai avuto rivali e che ha sempre giocato un campionato a parte. Una “donna coraggio”, austera ma al tempo stesso rassicurante, di quelle che danno il buon esempio, spesso in controtendenza rispetto ai costumi dell’epoca.

Alcune delle sue canzoni, apparentemente leggere e scanzonate, nascondono al loro interno un messaggio avanguardista, pensiamo ad esempio a Papaveri e papere che in qualche modo sbeffeggiava il governo e l’intera classe politica, oppure  la stessa Vola Colomba che affrontava la delicata tematica post bellica del ritorno di Triste all’Italia, avvenuto soltanto due anni dopo l’incisione di questa canzone.

Ci piacerebbe le venisse riservato il dovuto ricordo, poiché Nilla Pizzi è stata l’antesignana di tutte le interpreti che l’hanno succeduta, la mamma delle attuali signore della canzone, colei che ha spalancato le porte alle generazioni future con carattere rivoluzionario e la tipica eleganza d’altri tempi, a metà tra il nobile e il popolare.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.