Spunti e riflessioni per chi si ritroverà ad organizzare la 72esima edizione del Festival della canzone italiana
2 agosto 2019, la Rai ufficializza Amadeus come presentatore e direttore artistico del Festival di Sanremo. Dopo il biennio amministrato da Claudio Baglioni viene scelto un volto televisivo, non un musicista. Questo sulla carta avrebbe fatto ipotizzare un abbassamento del livello delle proposte artistiche, ma così non è stato. Io stesso, erroneamente, confesso di aver pensato che il conduttore de “I soliti ignoti” non fosse all’altezza di tale ruolo, probabilmente perchè fino a quel momento lo riconducevo esclusivamente ai suoi due “discutibili singoli” pubblicati all’inizio degli anni ’90, “Saltellare“ e “Tutti al mare“, oppure alle esilaranti imitazioni di Sandy Marton e Amanda Lear a Tale e Quale show. Lezione imparata: mai giudicare un libro dalla copertina o una canzone dal titolo.
Le critiche |
Devo ammettere di essermi ampiamente sbagliato e di aver capito che la passione è il vero motore di tutto, che la competenza da sola non basta e che la dedizione al proprio lavoro è più che mai fondamentale. In soli due anni Amadeus è riuscito nel delicato compito di rinnovare la kermesse senza snaturarla, di intraprendere un processo di modernizzazione e di attuare quel ricambio generazionale che, già da tempo, aveva preso pieno possesso del mercato musicale. Tutto questo a cavallo di una pandemia, scusate se è poco! Mi hanno convinto le sue scelte, che sono poi risultate vincenti in termini numerici per le ottime vendite, soprattutto in questo secondo e complicato mandato.
Di critiche gratuite ne sono piovute a cascate. Più di quanto avviene solitamente per chi detiene l’onere e l’onore di organizzare una delle manifestazioni più longeve e seguite del nostro Paese. Senza troppi giri di parole, nei suoi confronti c’è stato un vero e proprio accanimento, le polemiche non sono di certo mancate. Sessista, negazionista, interista e chi più ne ha più ne metta. Nessuno, però, che si sia concentrato esclusivamente sulle sue scelte artistiche, anche perchè come si potrebbero contestare canzoni come “Fai rumore“ di Diodato, “Ho amato tutto“ di Tosca, “Ringo Starr“ dei Pinguini Tattici Nucleari, “Zitti e buoni“ dei Maneskin e “Musica leggerissima“ di Dimartino e Colapesce?
L’eredità sul Festival |
Amadeus lascia un’eredità importante, chiunque arriverà al suo posto dovrà necessariamente tenere conto di quanto fatto e dei risultati raccolti all’indomani della kermesse. Poi, come ogni direttore artistico, godrà del libero arbitrio e della possibilità di modificare il regolamento a proprio piacimento, tornando indietro o cambiando ulteriormente passo. La storia sanremese pullula di rivoluzioni a metà e di clamorosi cambi di guardia, questo è comprensibile specie quando i risultati non soddisfano le aspettative, sia in termini televisivi che discografici, tesi che non possiamo assolutamente sostenere nel caso di questo ultimo positivo biennio.
Certo, nulla è perfetto, soprattutto a causa delle mille difficoltà dettate da questo scapestrato tempo. Tutto può essere migliorabile, ma è doveroso sottolineare che si parte da una base solida, costruita grazie all’apporto e all’impegno di Amadeus, Fiorello e della loro squadra di lavoro. Di messaggi belli ne sono stati lanciati tanti nel corso delle dieci serate dei due Festival. Stiamo parlando di ben 2.561 minuti di diretta televisiva, una maratona all’insegna dell’amicizia, della musica e dello spettacolo. Particolari defezioni non ce ne sono state, proprio per questo non riesco ancora a spiegarmi tutta questa vagonata di critiche gratuite e nessun dietrofront da parte di chi si era scagliato contro alla vigilia. Facile puntare il dito, difficile ammettere di aver commesso un errore di pensiero.
Continuare a guardare verso il futuro |
Rendiamo merito a chi ha avuto l’ardire di rischiare, a chi non si è adagiato sugli allori e sui comodi risultati del primo anno. Amadeus, piuttosto, ha spinto ancora più forte il piede sull’acceleratore, quando magari poteva inserire più strategicamente il pilota automatico e mantenere costante la propria velocità di crociera. Questo coraggio ha prodotto dei risultati: ben tredici certificazioni in un mese e mezzo dalla fine della kermesse canora, oltre ai favorevoli riscontri radiofonici e digitali. Che dire? Non era affatto scontato, soprattutto con un cast che aveva inizialmente stuzzicato le perplessità dei soliti detrattori.
La speranza è che si possa proseguire nel segno della competenza mista alla correttezza, perchè è indubbio che Amadeus abbia avuto cura del Festival di Sanremo e che lo abbia trattato con i guanti. In questo la passione si è rivelata fondamentale, proprio come dicevamo all’inizio. Ovvio, da un certo punto di vista ha rappresentato per molti una specie di scheggia impazzita, perchè scegliere le canzoni in base al proprio gusto e alla propria visione personale non è affatto sbagliato… ma è qualcosa di non “controllabile”, che ti porta inevitabilmente a schierarti e a crearti qualche nemico di troppo. Detto questo, qualsiasi saranno le decisioni dei vertici Rai nell’immediato futuro, l’augurio è che la musica possa trovarsi ancora una volta in buone mani.
Nico Donvito
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