Il percussionista savonese reduce dal grande successo riscosso all’Auditorium Pime, ha regalato al pubblico un viaggio musicale della durata di novanta minuti tra le sonorità provenienti da diversi angoli del mondo
Una vera e propria standing ovation per Loris Lombardo, la stessa che aveva seguito la sua performance nella passata edizione di Italia’s Got Talent, in scena con lo spettacolo “Handpan & Percussions Concert – Percussioni dal mondo”, uno show completo e ricco di suggestioni sonore attraverso gli strumenti musicali più curiosi e affascinanti, provenienti da numerose culture ed etnie. Protagonista indiscusso è l’handpan, nato in Svizzera diciassette anni fa, del quale Loris è ambasciatore italiano nel mondo, diventando l’autore del primo e unico libro dedicato alla didattica di questo strumento. come approfondito in una precedente intervista.
Ciao Loris, sei reduce dal successo di questa bellissima serata, quali sono le tue emozioni a caldo?
«E’ stato un pubblico molto caldo, a proposito di calore (ride, ndr). Sono molto soddisfatto perché, anche se non si tratta della mia amata terra ligure, sono molto legato alla Lombardia perché ho vissuto e studiato per ben quattro anni in questa regione, per cui fare un concerto da solista nella città che ha contribuito al mio percorso artistico mi emozionava particolarmente».
Dopo la tua esibizione ad Italia’s Got Talent i giudici ti hanno ringraziato per avergli donato un po’ di pace. Qual é il complimento più bello, che più hai apprezzato, da parte delle persone che ti sono venute ad ascoltare?
«Molte volte mi viene attribuita la nomea di pacificatore sonoro, in realtà la mia intenzione è semplicemente quella di esternare ciò che ho dentro, tirando fuori tutto me stesso. La definizione più bella, quella che mi ha maggiormente colpito, è stata quella di ‘musicista che fa suonare le pause’, tecnicamente parlando è una frase che mi ha molto emozionato».
Uno spettacolo doppiamente importante, visto che il ricavato di questa sera sarà devoluto in beneficenza. Che effetto fa sapere di donare un po’ di serenità, in maniera concreta, anche a persone che non erano presenti in sala?
«Un gesto che ho voluto rivolgere alle persone bisognose, attraverso la FondazioneAlice, perché credo che nella vita la ricerca sia importantissima. Nel mio piccolo ricerco suoni, non credo di essere capace di fare altro. In questo modo, grazie soprattutto alle persone presenti, ho provato a dare anche io il mio contributo, quindi mi sento doppiamente soddisfatto».
Sei passato dalla batteria, lo strumento che ti ha avvicinato alla musica, all’universo delle percussioni. Come è avvenuto questo passaggio?
«E’ stata una crescita continua, ho iniziato con lo studio della batteria e volevo fare il batterista di professione. Quando ho scoperto l’handpan mi sono totalmente innamorato, perché ho trovato sia il ritmo che la melodia in un unico strumento, scoprendo la massima espressione di ciò che avevo dentro».
Quali sono, secondo te, i vantaggi e gli svantaggi di uno strumento così giovane e apparentemente poco conosciuto?
«Lo svantaggio è che sembra in apparenza facile da suonare, quasi come un gioco, mentre la cosa positiva è che tantissime persone si approcciano alla musica, si appassionano e cominciano a conoscere un mondo che fino a quel momento non gli apparteneva. Ci tengo a sottolineare che per suonare l’handpan, così come per qualsiasi altro strumento, ci vuole tanto studio e impegno, per questo motivo ho scritto il primo manuale al mondo che ne spiega il metodo».
Una mia curiosità personale, hai mai pensato di realizzare delle cover di brani conosciuti, riletti con l’handpan e le tue mille percussioni, diciamo pure “alla Loris Lombardo”? E’ possibile tecnicamente?
«Certo che è possibile, perché l’handpan ha come tutti gli strumenti delle note e per suonarlo si segue uno spartito. Ti dirò di più, ci sto già lavorando da tempo. Questo fa parte in realtà di un piccolo segreto, di cui non posso svelarti molto, ma prossimamente realizzerò delle cover diciamo di un certo tipo, sarà un progetto davvero interessante».
Qual è l’insegnamento più bello che hai appreso dalla musica?
«Volare con il pensiero, mentre suono mi sento un viaggiatore dell’universo».
Nico Donvito
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