venerdì 22 Novembre 2024

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CHOLO X Mickey: “Abbiamo voglia di farci conoscere il più possibile” – INTERVISTA

A tu per tu con il duo CHOLO X Mickey, al loro debutto discografico con il singolo intitolato “Favelas

Si intitola “Favelas” il singolo d’esordio del duo formato dal cantautore Lorenzo Commisso, in arte CHOLO, e dal deejay Michele Damiani, alias Mickey. Il brano, prodotto dai producer multiplatino Soulker e JARO, unisce il ritmo tropicale del reggaeton, il flow della trap e il basso delle produzioni della musica house. Il testo, con le sue rime, gioca tra il reale e il virtuale, tra il vero e il falso raccontando una società dove tutto si basa sulla superficialità.

Ciao Lorenzo, benvenuto. Partiamo da “Favelas”, cosa racconta?

«Diciamo subito che il brano può essere interpretato in due modi. A livello letterale, esso racconta una delusione d’amore. Il protagonista si perde nell’alcol, ritornello dopo ritornello per cercare di smaltire la delusione. Così come il protagonista, anche le strofe diventano via via sempre più allegre e scherzose. Il testo però, nasconde anche un significato allegorico. Il brano vuole infatti rappresentare una realtà ormai diffusa nella società odierna, la superficialità. Proprio per questo, il primo verso della prima strofa “Casco ma mi rialzo se tutto è un falso” rappresenta la consapevolezza dell’artista nel vivere all’interno della superficialità».

A livello musicale, che tipo di sonorità avete scelto di abbracciare?

«A livello sonoro, “Favelas” mischia le sonorità che più ci hanno caratterizzato durante gli anni vissuti come vocalist e dj nei locali (reggaeton, trap e house). Nel complesso, lo stile che vogliamo portare nel mainstream si può definire “hard reggaeton” proprio per l’unione dei generi citati precedentemente. Comunque, il nostro percorso prevede e prevederà la presenza costante di suoni disco provenienti da ogni parte del mondo. Per realizzare questo, verranno coinvolti sempre nuovi produttori internazionali».

Questo è il vostro singolo di debutto, a cosa si deve la scelta proprio di questo pezzo come biglietto da visita?

«Abbiamo sviluppato questo brano per dare fin da subito un’impronta originale e chiara, insomma “per far capire chi siamo”! Inoltre, distinguerci da tutti gli altri tormentoni estivi era il nostro obiettivo primario. “Favelas” è la sintesi in musica della nostra volontà di emergere. Speriamo che la gente percepisca il coinvolgimento».

Come vi siete trovati a lavorare con i due producer Soulker e JARO?

«Entrambi sono dei grandissimi professionisti! Lavorare con loro ti permette di esteriorizzare le idee con la giusta tecnica. Ogni decisione, ogni scelta stilistica è stata però diretta e approvata da noi. Ringraziamo Giacomo per la sua disponibilità e umiltà nel capire le nostre richieste realizzandole nel migliore dei modi. Ringraziamo il manager di JARO (Alberto Arnaud) per averci dato questa opportunità».

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, come hai conosciuto Mickey e cosa vi ha spinto a mettere in piedi questo duo?

«La conoscenza con Michele (Mickey), per il quale provo molta stima da sempre, è iniziata all’interno del liceo. Durante un’assemblea d’istituto di qualche anno fa, il vocalist che sarebbe dovuto venire alla festa di Natale non si presentò. Così Michele, avendo bisogno di un sostituto, scese in palestra chiedendomi casualmente se volessi farlo io. Senza pensarci due volte accettai e così per la prima volta presi in mano un microfono. Successivamente, durante il primo lockdown, Michele mi ha proposto di iniziare un progetto musicale e proprio come la prima volta, accettai subito! Da lì, ci siamo impegnati con convinzione per raggiungere l’obiettivo. La quarantena ci ha permesso di scoprire fin in fondo le nostre passioni».

Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato la tua crescita?

«Dai 16 ai 18 anni ho ascoltato prevalentemente musica indie iniziando a scrivere influenzato da quel mondo. Nel frattempo, a 17 anni ho iniziato a fare il vocalist; questo mi ha permesso di allargare il mio ascolto musicale a generi diversi. C’è da dire che il mio ascolto va tanto anche a periodi. Ora, cerco di rimanere aggiornato su tutte le ultime tendenze».

Cosa dobbiamo aspettarci dalla vostra musica in futuro?

«In programma abbiamo molti brani su cui c’è ancora tanto da lavorare, sia per quanto riguarda l’aspetto produttivo sia per quanto riguarda l’aspetto del marketing. Sicuramente continueremo a lavorare con JARO (produttore ufficiale di Shade) insieme ad altri produttori internazionali. In questo momento però, siamo concentrati al massimo per questa prima uscita musicale. La voglia è quella di farci conoscere il più possibile, facendo divertire e regalando un sorriso e un momento di svago alla gente».

Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di “Favelas”?

«Sinceramente, siamo orgogliosi di tutto in “Favelas”. Le cose più fighe però, secondo noi sono la sperimentazione a livello sonoro, la linea melodica studiata sul beat e se vogliamo un pizzico di pazzia generale. Siamo molto contenti di aver inserito svariati tricks durante il processo produttivo e alla fine, siamo felici anche del significato che siamo riusciti a trasmettere nel testo, secondo noi molto innovativo e originale. Non ultimo, stiamo notando che anche gli adulti stanno apprezzando. Questo non può che renderci pieni di orgoglio!».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.