domenica 24 Novembre 2024

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C’è sempre una canzone (d’amore): Scusa

Raccontiamo l’amore con una canzone

Quando eravamo piccoli, i nostri genitori hanno messo a dura prova la loro pazienza per insegnarci tante cose. Non si accettano caramelle dagli sconosciuti, lavati le mani prima di mangiare, aspetta tre ore prima di fare il bagno, se non metti in ordine ti mando in collegio. Ci hanno insegnato anche tre parole fondamentali: grazie, prego, scusa. Tre parole magiche da usare come risposta alle domande “come si dice?” e “cosa devi chiedere al signore?”, ma che uscivano dalla nostra bocca con una gran fatica, perché noi, timidi orsacchiotti, non avevamo ancora capito quando usarle. Da timidi orsacchiotti ci siamo trasformati in labirinti complicati, abbiamo ampliato il nostro vocabolario, ma una cosa non è cambiata.

Quelle parole, quelle tre parole magiche, facciamo ancora fatica a dirle. Ci si piantano a metà tra i denti e la gola, specialmente una delle tre, quella che fa più male, quella che avremmo dovuto usare quando tiravamo le pallonate nelle finestre dei vicini di casa. Se avessimo saputo che ci sarebbe servita così tante volte, ci saremmo allenati a chiedere scusa, ma da bambino non puoi neanche immaginare che esista qualcosa che bruci di più delle ginocchia sbucciate o una delusione più grande di quando tiri fuori la crostatina dallo zaino e scopri che è tutta sbriciolata. Questa cosa è l’amore.

Questa sera torno sul “Pianeta indie”, dal nostro amico Gazzelle, che di amore e di delusioni riesce a cantare come nessun altro. Se non lo avete ancora capito, questa sera parliamo di “Scusa”, il singolo uscito nel novembre 2020, dopo il manifesto “Destri” e a breve distanza da “Lacri-ma” e che ha anticipato “OK”, l’ultimo album dell’artista romano.

Flavio stesso afferma che in questo pezzo ci sono parole libere perché la vita che ci porta dove vuole lei. Bisogna urlare al mondo il proprio dolore dopo una storia finita, sperando che faccia passare tutto ma che non basti mai.

E non c’è niente
a parte noi
a parte i sogni rotti e quelli che non vuoi
e fermati qui, e resta così
prima che il tempo porti via ogni cosa

Forse non ci accorgiamo della potenza di una tempesta, quando ci siamo dentro. Così come non ci accorgiamo di quanto un viaggio ci cambierà, mentre siamo dall’altra parte del mondo o ancora quanto sia alta la roccia dalla quale ci stiamo tuffando. Dobbiamo aspettare che la tempesta sia finita per contare i disastri che ha combinato, dobbiamo tornare a casa e riguardare le foto del viaggio per capire quanti ricordi ci porteremo dietro e dobbiamo allontanare lo sguardo per essere consapevoli dell’altezza dalla quale ci siamo buttati.

Ci sono storie che viviamo senza che abbiano un’etichetta, ma che quando finiscono lasciano dietro di loro solo pezzi di sogni rotti, biglietti di concerti strappati e piani andati in fumo. Ci voltiamo e vediamo il disastro dietro di noi, con il tempo che come il vento fa volare via le macerie e fa volare via tutto, tranne noi.

E sarò io, e sarai te
l’unica cosa al mondo da non perdere
a parte però
che se ci penso un po’
non è mica così

Non saprei proprio dove va l’amore quando se ne va, ma mi piace pensare che ci sia un posto speciale per tutti gli amori perduti. Un’isola deserta dove tutti gli amori andati a male si riuniscono per raccontarsi a vicenda le loro storie e per scrivere manuali per insegnare agli altri amori, quelli nuovi, giovani e forti, come si sopravvive.  Quante volte avremmo voluto essere l’unica cosa al mondo da non perdere e invece ci siamo ritrovati solo a fare la ruota di scorta dimenticata da anni nel baule della macchina? Cari amori perduti, il primo insegnamento da mettere nel vostro manuale è di certo quello di non accontentarsi mai di essere la seconda scelta, per nessuno al mondo.

E ho rovinato tutto un’altra volta
e sei sparita via con la tua roba
pezzi di cuore a terra, pezzi di porta
sono un disastro ok, chi se ne importa

Arriva un momento in cui la corda si spezza e l’incantesimo svanisce, abbiamo rovinato tutto. A volte si cerca di chi sia la colpa, ma la colpa spesso non è di nessuno. Che colpa possiamo avere? Quella di aver amato troppo? Di avergli creduto quando ci diceva di non andare via? Di aver sperato di poter ripetere all’infinito quegli abbracci? Quando amiamo, amiamo e basta e non pensiamo a tutte le conseguenze, viviamo il momento e non ci preoccupiamo di come andrà a finire. Poi ci accorgiamo di aver rovinato tutto con le nostre mani, perché abbiamo corso troppo o abbiamo camminato troppo lentamente e ora non ci rimane che il ricordo di giorni felici.

Torniamo così bambini con la mamma che ci chiede “come si dice?” e noi rispondiamo, timidi: “Scusa”. Torniamo a chiedere perdono e ad ammettere di aver sbagliato, riponiamo le armi e chiediamo una tregua. Una tregua da una guerra con i sentimenti di chi amiamo ma anche una guerra con noi stessi, che combattiamo con l’orgoglio come una spada tratta che taglia e fa male. Ogni tanto è meglio se lasciamo tutto in disparte e mettiamo il cuore in pace perché non possiamo pendere dalle labbra di chi ha deciso di uscire dalla nostra vita e non dobbiamo soffrire.

Possiamo chiedere scusa e lasciare che tutto faccia il suo corso, come le più grandi storie d’amore ci insegnano e come le nostre ginocchia sbucciate guarivano dopo una brutta caduta.

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